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Guida alla Coppa d’Africa 2025, il torneo dei contrasti: da Salah e Lookman fino alla storia di Bangal, 30enne del Mestre

Il Marocco, paese organizzatore, è anche il super favorito. Si parte con 24 squadre divise in sei gironi. Impegnati 21 calciatori di Serie A, tre dal Lecce. Ma c'è anche l'attaccante di Serie D
Guida alla Coppa d’Africa 2025, il torneo dei contrasti: da Salah e Lookman fino alla storia di Bangal, 30enne del Mestre
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La legge dei grandi numeri – l’unico successo nella manifestazione risale al 1976 -, l’undicesimo posto nel ranking Fifa, la miglior generazione di giocatori di sempre, il ruolo di paese organizzatore, gli investimenti economici, la passione popolare: il Marocco è il super favorito della 35esima edizione della Coppa d’Africa, al via domenica 21 dicembre con la sfida dei padroni di casa contro la nazionale delle Comore. Anche l’agenzia Opta attribuisce ai Leoni dell’Atlante il maggior numero di probabilità di successo (19,1%): della serie, ora o mai più.

I campioni in carica della Costa d’Avorio, Senegal, Algeria, Egitto e Repubblica Democratica del Congo sono gli altri protagonisti annunciati di un’edizione record, nella quale è già stata superata la soglia del milione di biglietti venduti. Nigeria e Camerun cercheranno di rifarsi dopo la mancata qualificazione al mondiale 2026. Ghana e Capo Verde, approdate al torneo iridato della prossima estate, sono gli illustri assenti. Le 52 gare si giocheranno in sei città e nove stadi, quattro dei quali nella capitale, Rabat. Chi trionferà, incasserà un premio da 4,5 milioni di dollari.

I gironi della Coppa d’Africa 2025

Si parte con 24 squadre divise in sei gironi: approderanno agli ottavi le prime due di ciascun gruppo, più le quattro migliori terze.
Girone A: Marocco, Mali, Zambia e Comore.
Girone B: Egitto, Sudafrica, Angola, Zambia.
Girone C: Nigeria, Tunisia, Uganda, Tanzania.
Girone D: Senegal, RD Congo, Benin, Botswana
Girone E: Algeria, Burkina Faso, Guinea Equatoriale, Sudan.
Girone F: Costa d’Avorio, Camerun, Gabon, Mozambico.

Da Salah a Bangal, 30enne del Mestre

La Ligue 1 è il campionato europeo più salassato, con 51 giocatori convocati, a seguire la Premier con 32. Il Sunderland, con 6 giocatori consegnati al torneo, è il club più penalizzato. Le star della Premier sono Salah (Liverpool), Mbeumo e Diallo (Man Utd), Marmoush (Manchester City), Wan-Bissaka (West Ham), Sarr (Crystal Palace). La Serie A ha 21 elementi già a disposizione dei vari ct: il Lecce, con 3 convocati (Banda, Gaspar e Lassana Coulibaly), è la squadra più coinvolta. Tra i grandi nomi, spiccano quelli dell’atalantino Lookman e del romanista Ndicka, mentre tra i meno celebri c’è il mozambicano Faisal Bangal, 30 anni, attaccante del Mestre, Serie D.

Cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, Bangal si trasferì in Italia all’età di 9 anni per andare a vivere a Cene, comune bergamasco di 4mila abitanti. Il calcio lo aiutò a inserirsi in una realtà non facile, in un paese amministrato da un ventennio della Lega Nord. Nel settore giovanile dell’Atalanta ebbe, nella Berretti, un allenatore di prestigio: Beppe Bergomi. La carriera si è sviluppata tra C e D: Ascoli, San Marino, Tuttocuoio, Caravaggio, Scanzorosciate, Alcione Milano, Luparense e, dal 2024, Mestre. In nazionale, dove esordì nel 2014, Bangal ha un curriculum di 13 presenze e 3 gol, l’ultimo al Botswana lo scorso settembre delle qualificazioni mondiali. Tra i 24 ct, c’è un italiano, Stefano Cusin, coach delle Comore, mentre, tra le vecchie conoscenze del nostro calcio, l’ex laziale Petkovic (Algeria).

Il bello della Coppa d’Africa è nei suoi contrasti: oppone star di prima grandezza come Salah, alla ricerca di rivincita dopo i problemi al Liverpool, a un giocatore di Serie D come Bangal. E poi c’è il resto: i colori e la musica del tifo, i soprannomi che accompagnano le squadre. Gli Elefanti (Costa d’Avorio), le Volpi del Deserto (Algeria), i Faraoni (Egitto), i Leoni Indomabili (Camerun), i Leopardi (RD Congo), le Pantere (Gabon), le Super Aquile (Nigeria), le Zebre (Botswana). La parte più oscura riguarda la sete di denaro dei dirigenti e le battaglie sui premi tra giocatori e federazioni. Il money tiene banco, ma questa non è una sorpresa.

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