Peter Semolič, un calderone poetico tra il metafisico e il paradosso (Traduzione di Michele Obit)
Nella sedicesima raccolta poetica intitolata Žalostinke za okroglo Zemljo’ (Lamenti per la terra rotonda) Peter Semolič – che debuttò sulla scena letteraria nel 1991, anno dell’indipendenza della Slovenia, ed è senza dubbio uno degli autori sloveni più importanti delle generazioni che iniziarono a esprimersi in quel periodo – ci mette di fronte a reti associative fittamente intrecciate, estremamente suggestive e purificate, ma spesso completamente libere, che si estendono da un punto di partenza concreto fino all’astratto, al presagio, al paradossale o al completamente inespresso. Continuando il percorso espressivo delle ultime raccolte, Semolič tesse poesie che assomigliano a un calderone in cui associazioni archetipiche, metafisiche ed effimere turbinano, serpeggiano e rimbalzano sullo stesso piano, e dove è sempre presente il taciuto, l’indefinito, il relativo.
Una poesia che, come ebbe a dire lui stesso, «è un messaggio estremamente complesso che ci parla con la sua immagine visiva e sonora, ma anche con ritmo, pause, silenzi, illogicità e forse solo in ultima analisi con il significato, mettendo in discussione quelli già consolidati».
M. O.
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Riscaldamento
La gatta è sdraiata proprio in modo che la soglia
tra l’anticamera e lo studio le faccia
da tavolino, dove adagia le zampette
e sulle zampette la testa, sospira, la vita
è dura anche per i gatti, e si volta
verso di me – ricordo una scena di Betty Blue
il sesso non era mai stato così meravigliosamente
sporco – l’amore mai così concesso
una sensualità elevata, la ragazza è morta
il ragazzo sta seduto alla macchina da scrivere, sul tavolino
c’è la gatta che con la voce della defunta gli chiede
scrivi, lui le ricambia lo sguardo e dice, sto riflettendo
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I resti del giorno
Tra i resti del giorno anche un uomo dall’aspetto triste
Un sentiero battuto, bordato dalla forsizia, si snoda
attraverso gli uliveti sino alla spiaggia e a un uomo
sulla soglia dei trenta, lui fissa un ciottolo
sul palmo della mano – all’orizzonte il cielo tocca
il mare con la tiepida passione dell’amante appassito
Così ognuno per sé e allo stesso tempo uniti al sentiero
se ne stanno immobili, mentre io vago
ai bordi della scogliera e chiedo a qualcuno fuori dall’inquadratura
se è tutto vero e se non c’è un’altra strada
che mi possa portare via dalla vita come una malattia
dalla vita per la morte, e la mia angoscia aumenta di una spanna
quando la voce da dietro la cinepresa, simile a quella del film Otto
e mezzo, con la erre moscia dice che quella porta è solo per me
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Evoluzione
È la terza volta stanotte che vado al bagno
stanotte come a metà strada in mezzo
alla cucina per la terza volta sento come
nello scantinato s’accende la stufa, uno scarico
letale di fuoco che ci mantiene vivi
Esistono esseri che i creazionisti
possono spiegare solo con il tedio
È la terza volta stanotte che vado al bagno
Stanotte come a due terzi
del cammino, dopo che rabbrividisco per lo scarico
letale del fuoco, quando la stufa
s’accende nello scantinato, già per la terza volta
m’imbatto in un bellissimo orribile
essere, ricoperto da una peluria marrone
con lunghe antenne nere si fa strada
attraverso l’anticamera e già per la terza volta
si rizza come una gatta quando
mi avvicino a lui con un dito del piede nudo
Penso che i creazionisti potrebbero
giustificare la sua esistenza solo
con il tedio che si diffonde un venerdì
pomeriggio attraverso il cosmo
Stanotte per la terza volta incontrando
un bellissimo orribile essere
mi riprometto che lo cercherò
in rete, mi informerò su come
si chiama, stanotte, mentre per la terza volta
vado al bagno e per la terza volta
rabbrividisco quando con un rumoroso
scarico di fuoco la stufa s’accende nello scantinato
e ci prolunga la vita per ancora
qualche giorno e qualche notte d’inverno, per la terza
volta sorrido pensando che l’essere
ricoperto da una peluria marrone, che si rizza
quando mi avvicino a lui con un dito
del piede nudo, probabilmente
nemmeno esiste, il nome con cui
si potrebbe richiamarlo dal nulla
è stata la gente a conferirlo, e dopo tutto
con noi non è molto diverso
Peter Semolič è nato nel 1967 a Lubiana, presso la cui Facoltà di Lettere e filosofia ha studiato linguistica generale e sociologia della cultura. È autore di sedici raccolte poetiche. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio Jenko e il Premio del Fondo Prešeren. Nel 1998 ha ottenuto il Cristallo di Vilenica e nel 2016 il Premio Velenjica per i suoi dieci anni di eccezionale opera poetica. Scrive anche testi teatrali, letteratura per bambini, critica, inoltre traduce dall’inglese, dal francese, dal serbo e dal croato. È co-fondatore della rivista di poesia online slovena «Poiesis».