Manovra, si cambia ancora: nuovo emendamento in commissione e stop al decreto. Vertice di governo tra Meloni, vicepremier e Giorgetti
Dopo una notte di tensione e con una crisi di governo, di fatto, sfiorata, il centrodestra riesce faticosamente a riportare in carreggiata l’iter della manovra, ma solo per qualche ora. Tanto che in serata il governo presenta un nuovo emendamento in commissione e il via libera slitta ancora a data da destinarsi con il momentaneo stop al decreto. Intanto, però, la parziale tregua dà respiro alle votazioni che procedono per tutta la giornata. Vengono approvate così, una serie di novità che vanno da quella ‘bandiera’ sull’oro di Bankitalia all’allentamento della stretta sugli affitti brevi ma anche l’iperammortamento.
Il vertice di maggioranza
Non tutti i nodi, però, sono stati sciolti, tanto che in serata la premier Giorgia Meloni è costretta a convocare un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi con i vicepremier e il ministro dell’Economia. Dall’emendamento che cancella la stretta sulle pensioni, infatti, restano fuori tutta una serie di misure, come quella sul Tfr per i neoassunti, ma anche e soprattutto alcune norme per le imprese: da Transizione 5.0, al caro materiali e sulla Zes unica, così come una parte cospicua dei fondi per il Piano casa.
“Dovrebbe arrivare un nuovo emendamento del governo per completare il quadro”, ha dichiarato il capogruppo di Fdi Lucio Malan prima di riprendere parte ai lavori. Ipotesi confermata poco dopo dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: “Lo stanno scrivendo, stasera lo depositiamo”. La nuova correzione del governo recupererà le misure per le imprese (crediti d’imposta per la Zes e Transizione 4.0) che erano destinati inizialmente a un decreto da approvare in consiglio dei Ministri entro la fine dell’anno.
“Si è deciso che è più opportuno, più corretto, anziché fare un nuovo decreto, inserire nuove coperture su un testo che peraltro la commissione ha già visto – ha precisato Ciriani – Non si tratta di aggiungere argomenti nuovi, ma di correggere le coperture di un testo che la Commissione ha già visto e ha già subemendato, quindi non si tratta neanche di forzature. In attesa del deposito dell’emendamento la Commissione ha sospeso i lavori che riprenderanno sabato mattina alle 10.
L’irritazione della Meloni
Un vertice serale sulla manovra, convocato da Giorgia Meloni nel giorno in cui doveva essere licenziata dalla commissione Bilancio del Senato dà l’idea di quanto delicata sia la situazione. Mentre la presidente del Consiglio a Bruxelles arginava le spinte per l’uso degli asset russi, aprendo la strada per l’accordo sui prestiti da 90 miliardi a Kiev, a Roma la sua maggioranza e il suo governo entravano in un cortocircuito sulla stretta alle pensioni. Un vertice per chiarirsi, spiega una fonte di governo. La presidente del Consiglio, nota chi le ha parlato, sa che toccare le pensioni è doloroso, ma ritiene che le tensioni tra alleati non possano essere tirate fuori in modo così plateale, anche perché era stato tutto definito con il ministro leghista Giorgetti.
’incidente sulle pensioni ha causato uno slittamento. L’intera giornata è stata dedicata soprattutto a gestire gli strascichi di una notte in cui governo e maggioranza hanno messo in evidenza più di un dissidio interno. Soprattutto alla Lega. “Da adesso forse sarà chiaro che se diciamo no è no”, la linea del partito di Salvini espressa da Claudio Borghi. Dentro FdI si rivendica il ruolo di forza “senziente”, e si sottolinea la mediazione di Ciriani, e anche del sottosegretario al Mef, il leghista Federico Freni, che secondo questa ricostruzione hanno evitato quantomeno la bocciatura di un emendamento del governo da 3,5 miliardi. Se non conseguenze più gravi.
La premier avrebbe preferito di gran lunga che il problema fosse gestito e risolto dietro le quinte, senza uno showdown in commissione che ha dato il fianco alle critiche delle opposizioni. E si sarebbe spazientita quando è arrivata in extremis la proposta (di Lavinia Mennuni, del suo partito) di aggiungere un ordine del giorno per impegnare Bankitalia a un’informativa semestrale sull’oro: basta, bisogna chiudere senza altri intoppi. Qualcosa o molto potrà rientrare in un decreto da varare entro la fine dell’anno, spiega per tutta la giornata in più di uno nella maggioranza. Ma, con un ennesimo colpo di scena, sul filo di lana il governo annuncia che arriverà, invece, un emendamento che verrà riportato in commissione. Rientrano, dunque, dopo essere uscite dalla porta le norme per la crescita e non è escluso che possa esserci anche spazio per il ripristino del silenzio assenso per i neoassunti sul Tfr.
Lo slittamento
Con il protrarsi dei lavori in commissione è possibile uno slittamento. L’ipotesi è che si arrivi a martedì per chiudere i lavori il 24 dicembre in mattinata. È su questi tempi che si ragiona a Palazzo Madama: con l’annuncio del nuovo emendamento del governo, la commissione Bilancio ha dovuto aggiornare al seduta a domani mattina alle 10, con possibile fine dei lavori in serata. Gli uffici del Senato hanno bisogno di 36-48 ore per comporre il testo per l’Aula, è quindi difficile che possa essere pronto per lunedì mattina alle 9.30, come attualmente previsto.
Le reazioni
“Siamo di fronte ad una sceneggiata, ad una cialtroneria inaudita. Fanno una manovra che non affronta i problemi del paese, la politica industriale, la povertà, i salari. Poi presentano un emendamento finanziato attraverso le pensioni, e in un secondo momento smontano questa cosa e adesso ci presentano un altro emendamento: è una presa in giro e stanno prendendo in giro il Paese e il Parlamento – ha detto il senatore di Avs Tino Magni al termine della seduta della commissione Bilancio del Senato – Se hanno trovato soldi adesso, perché non li hanno trovati prima? Questo è il giallo”.
“La sostanza della manovra resterà quella iniziale. Tecnicamente invece di fare un provvedimento a parte, come ipotizzato, tornano nel quadro della manovra le misure già note ed elencate e citate dal ministro Ciriani, nelle modalità note: caro materiali, Zes e Industria 5.0 – sostiene il capogruppo di Fi in Senato Maurizio Gasparri – Evidentemente è ritenuta più corretta un’ipotesi di unicità dello strumento del contenuto della manovra. Questo farà sì che si attenderà questo emendamento” del governo, “non ignoto perché il testo immagino sia totalmente analogo a quello precedente”. “Poi se questo determina di lavorare anche domani, domenica, poi si andrà in Aula lunedì e martedì…ma la sostanza questa resterà: invertendo l’ordine dei valori il risultato non cambia“.
“Ieri il disastro fatto dal governo e dalla maggioranza era legato all’inaccettabilità da parte della Lega di coperture di quell’emendamento. Siccome la maggioranza e il governo oggi hanno bisogno della collaborazione dell’opposizione, se ci sarà qualsiasi cosa sulle coperture che non andrà bene chiaramente quell’emendamento non avrà nessuna possibilità di andare avanti” ha detto il presidente dei senatori del Movimento 5 stelle, Stefano Patuanelli.
“C’è stato l’ennesimo vertice di governo che ha preso in ostaggio la commissione Bilancio del Senato bloccandone il lavoro. È evidente lo sfascio di questa maggioranza. Ora – dice il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia – è stato annunciato un nuovo emendamento del governo relativo a misure per le imprese. Restiamo in attesa di vedere il testo di un emendamento che di fatto rallenterà i lavori e farà approdare la manovra in aula con un altro evidente ritardo. Io voglio solo avvertire il governo: non si azzardi a rimettere le mani sulle pensioni. Non permetteremo un’altra forzatura di una destra che sta prendendo in giro gli italiani. Le ambigue parole del ministro Ciriani non ci rassicurano. La verità è che il meraviglioso governo che Giorgia Meloni ha raccontato l’altro giorno in aula non è mai esistito ed è in corso tra i partiti di maggioranza una vera e propria guerra”.