Francia, fallisce il tentativo di compromesso sul Bilancio: verso una legge speciale. Debito pubblico al 117% del Pil
“Servirebbe un miracolo”, scriveva stamattina Le Monde. E Libération: “Fatalismo, stanchezza e una punta di rabbia”. Questo in poche parole lo stato d’animo che si respira oggi in Francia. Del resto il miracolo non c’è stato: la Commissione mista parlamentare, composta da sette deputati e sette senatori, riunita stamattina, non ha trovato l’accordo sulla legge di Bilancio per il 2026. Secondo quanto riferito da France Info, sarebbero bastati trenta minuti per affossarlo. Quello di stamattina era l’ultimo tentativo utile per trovare un’intesa prima del voto che era atteso entro la fine dell’anno. Con l’accordo che salta, la Francia chiuderà l’anno senza una vera legge finanziaria e dovrà ripiegare su una “legge finanziaria speciale”, che congelerà il bilancio 2025 anche nel 2026. E questo proprio mentre il debito pubblico, stando ai dati Insee di stamattina, schizza a 3.482,2 miliardi di euro, ovvero il 117% del Pil (in tre mesi è aumentato di 65,9 miliardi), e le previsioni sono negative (si stima che il debito passi al 120% del Pil nel 2027).
Uno smacco per Parigi che a questo stadio non può tenere gli impegni presi con l’Unione Europea né sul contenimento del deficit (sotto il 5%), né sull’incremento del budget della Difesa (di oltre 6 miliardi di euro). Il primo ministro Sébastien Lecornu – che intende mantenere la promessa fatta di non ricorrere a meccanismi come l’articolo 49.3, che permetterebbe al governo di far adottare la misura senza il voto dei deputati – ha annunciato che avvierà sin da lunedì le consultazioni con i leader dei partiti politici: “Il governo prende atto del fallimento della Commissione parlamentare – ha scritto su X -. Ringrazio i parlamentari dei gruppi che hanno lavorato e cercato, in buona fede, un compromesso ragionevole. Deploro invece la mancanza di volontà di raggiungere un risultato da parte di alcuni parlamentari, come purtroppo si temeva già da alcuni giorni”. Fino all’ultimo il governo aveva cercato il compromesso. Chiesto a senatori e deputati che si stavano per riunire “di non confondere la manovra per il 2026 con le presidenziali del 2027”. Fatto pressioni sull’ala più “intransigente” dei senatori della destra Les Républicans di non far saltare l’intesa “per calcoli puramente politici”, secondo le stesse di Lecornu.
Del resto, martedì scorso, i parlamentari erano riusciti ad adottare definitivamente, per quanto a fatica, la legge di bilancio per la Sicurezza sociale, che include la sospensione della riforma delle pensioni, condizione imposta dai socialisti per avallare il progetto di legge. Olivier Faure, il leader Ps, ha accusato la destra in Senato di “aver scelto di bloccare il Paese”. Nel suo post di stamattina, dopo aver incassato la sconfitta, il primo ministro Lecornu ha aggiunto: “Me ne rammarico, i nostri concittadini non meritano di subirne le conseguenze”. Parigi può pagare cara questo disaccordo. Quanto per il momento non è stato ancora comunicato: come ricorda Le Figaro, lo scorso anno il governo aveva stimato in 12 miliardi di euro il costo dell’assenza di una legge di bilancio nelle prime settimane dell’anno. Per la ministra dei Conti pubblici Amélie de Montchalin “il primo costo” del vuoto di bilancio “è l’incertezza”: “Saranno i nostri figli a pagare”. L’adozione di una legge speciale (che a questo punto verrà votata probabilmente già la prossima settimana) “ci porterebbe a un disavanzo nettamente superiore a quanto auspicabile – metteva in guardia anche il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, intervenuto su France Inter -. La legge speciale non contiene né misure di risparmio né misure fiscali – spiegava – e oltre la soglia del 5% di deficit la Francia si metterebbe in pericolo”.