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Asset russi, crolla la linea di Merz-Von der Leyen-Costa. La stampa tedesca: “Giornata nera, in Ue manca un leader”

Il cancelliere e i presidenti di Commissione e Consiglio europeo - il primo per convenzione, i secondi per ragioni istituzionali "guide" dell'Unione - sponsorizzavano l'utilizzo dei beni di Mosca congelati per continuare a finanziare Kiev, ma la scorsa notte si è deciso di fare altro debito
Asset russi, crolla la linea di Merz-Von der Leyen-Costa. La stampa tedesca: “Giornata nera, in Ue manca un leader”
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Avevano assicurato che il vertice non si sarebbe concluso prima che fosse stata raggiunta una decisione chiara. Ne sono usciti con una promessa, non molto di più. Ma la linea che i vertici di Commissione, Consiglio Ue e Germania avevano tenuto fino a ieri sera si è infranta contro le divisioni degli Stati membri. Nei prossimi due anni l’Unione continuerà a sostenere l’Ucraina con altri 90 miliardi di euro che non arriveranno dagli asset russi congelati – come chiesto negli ultimi mesi da Friedrich Merz, Ursula von der Leyen e Antonio Costa – ma saranno frutto di un un prestito garantito tramite “l’indebitamento dell’Ue sui mercati dei capitali”, ha spiegato il capo dell’esecutivo comunitario al termine del vertice dei leader tenuto a Bruxelles.

La maratona negoziale ha confermato le divisioni della vigilia. A Germania, Francia, Olanda, Paesi baltici e scandinavi favorevoli all’opzione hanno fatto da contraltare i dubbi di natura giuridica espressi da Italia, Bulgaria e Malta ma soprattutto la netta contrarietà di Belgio, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Così si è deciso per il debito comune. “Una buona notizia per l’Ucraina e una cattiva notizia per la Russia”, l’ha definita Merz, ammettendo che la sua proposta di utilizzare direttamente i beni russi immobilizzati negli istituti di credito europei – sconsigliata dall’agenzia di rating Fitch e dalla stessa Euroclear che ne ha in pancia la maggior parte – si era rivelata troppo complicata. Un imbarazzato ottimismo che non ha convinto la stampa teutonica. “Bene per l’Ucraina ma una sconfitta per Merz“, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung, il principale quotidiano conservatore del paese. “Ha promesso la leadership, ma ha ottenuto una soluzione ponte”, ha titolato Der Spiegel sul web.

“Questo vertice europeo lo dimostra: manca la leadership. E c’è una erosione del consenso comune”, è stata invece l’analisi di Die Welt. Per il giornale di Axel Springer, “è stata un giornata nera per l’Europa e anche per il cancelliere Merz. Gli europei si sono mostrati frammentati e deboli nella decisione”. “Merz che, come cancelliere tedesco con ambizioni internazionali, da questo anno voleva essere il nuovo leader nell’Ue non è riuscito nelle sue stesse ambizioni”, sentenzia il quotidiano, secondo cui il Bundeskanzler “è molto lontano dal godere fra i colleghi della reputazione di Angela Merkel“.

Un fuoco di fila tale che a metà mattinata il vice portavoce del governo Sebastain Hille è intervenuto per specificare debito comune che gli Stati dovranno fare per raccogliere i 90 miliardi sarà garantito dagli asset di Mosca. “Una possibilità era accedere subito ai beni russi e trasferire direttamente i fondi all’Ucraina – ha argomentato Hille -. L’altra, quella che è stata scelta, consiste nel mettere prima a disposizione risorse finanziarie, garantendole però con i beni russi immobilizzati. In sostanza, si tratta solo di una differenza nell’ordine delle operazioni: prima l’una e poi l’altra, oppure viceversa”.

Se da un punto di vista tecnico la spiegazione tiene, sotto il profilo politico la sostanza è diversa. Capo del governo di quella Germania che è solita considerarsi ed essere considerata solida guida in grado di dare la linea agli altri Stati dell’Unione, Merz aveva sponsorizzato l’utilizzo diretto degli asset russi in ogni occasione possibile. Fino all’ultimo secondo: “Dal mio punto di vista è l’unica opzione“, aveva detto ieri arrivando al summit Ue -. In sostanza ci troviamo di fronte alla scelta tra utilizzare debito europeo o patrimonio russo per l’Ucraina. E su questo la mia opinione è chiara: dobbiamo utilizzare il patrimonio russo, come ha proposto la Commissione”.

Sì, perché pur tenendo sempre presenti le due possibilità nei suoi discorsi pubblici anche Von der Leyen – tedesca anche lei – ha spinto per la soluzione “russa” fin da quando quasi due anni fa la proposta aveva cominciato a essere considerata: “È tempo di iniziare a discutere l’utilizzo dei profitti eccezionali derivanti dai beni russi congelati per acquistare insieme equipaggiamento militare per l’Ucraina”, diceva il 24 febbraio 2024 al Parlamento Ue parlando non degli asset tout court ma degli interessi generati da questi ultimi. Fino a questa notte, quando l’accordo in Consiglio era già stato raggiunto: “Ci riserviamo il diritto di utilizzare i saldi di cassa derivanti da attività russe immobilizzate nell’Ue per finanziare il prestito”, ha twittato in una sorta di tentativo di nascondere il naufragio della proposta di utilizzo diretto.

Alla quale si era detto “totalmente favorevole” anche Costa. “A condizione – aveva specificato il 16 dicembre il presidente del Consiglio europeo, ovvero l’organo che prende le decisioni sulle politiche da attuare – che tenga conto di alcune obiezioni realmente pertinenti del Belgio”, che hanno finito per prevalere. E per far naufragare la linea scelta dagli stessi vertici comunitari.

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