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Mercosur rinviato, l’Italia fa saltare i piani di Bruxelles. Il ruolo della strana coppia Macron-Meloni

La destra soddisfatta per l'esito del vertice, ma i nodi restano tutti irrisolti. La Commissione Ue difende il testo, che per Parigi "deve cambiare natura"
Mercosur rinviato, l’Italia fa saltare i piani di Bruxelles. Il ruolo della strana coppia Macron-Meloni
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Il giorno dopo il rinvio a gennaio della firma dell’accordo di libero scambio con il Mercosur, inizialmente previsto per il 20 dicembre, l’attenzione è tutta sulla posizione assunta dalla premier italiana Giorgia Meloni. Perché se il freno della Francia e della Polonia era più che scontato, l’Italia ha fatto da ago della bilancia. Ostacolando anche l’accelerata che, invece, avrebbero voluto dare Germania e Spagna per trovare in quella partnership uno strumento di risposta ai dazi di Trump. Complici, ma fino a un certo punto, le proteste degli agricoltori. Perché per Meloni il guaio non sono i trattori addobbati a tema natalizio fermi a Place du Luxembourg, davanti al Parlamento europeo, ma è il rientro a casa senza il consenso delle organizzazioni di categoria. Dietro le parole rassicuranti della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che si è detta “fiduciosa” sulla possibilità di garantire il sostegno necessario affinché l’accordo possa essere firmato a gennaio e del presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa (“Penso che il mondo non abbia perso molto con queste tre settimane, dopo 26 anni), si celerebbe un certo fastidio per il ruolo che Roma ha avuto, facendo saltare il viaggio di von der Leyen e Costa in Brasile per la firma dell’intesa. Tanto più che i protagonisti del “dialogo” hanno espresso fino all’ultimo la loro volontà e la speranza di giungere a un accordo, anche tirando fino a sabato. Così non è andata: si rimanda almeno di un paio di settimane, al massimo fino a metà gennaio.

Il ruolo dell’Italia e le reazioni degli altri leader europei

“Direi che in entrambe le questioni principali sta prevalendo il buon senso e quindi sono soddisfatta dei risultati di questa lunga giornata”, ha dichiarato Meloni dopo il Consiglio Ue, riferendosi anche all’intesa per il prestito da 90 miliardi all’Ucraina. E sull’accordo di libero scambio ha confermato che “si sta lavorando per posticipare il summit, il che ci offre altre settimane per cercare di dare le risposte richieste dai nostri agricoltori, le salvaguardie che sono necessarie per i nostri prodotti”. Che l’Italia abbia avuto un ruolo cruciale, lo raccontano i commenti politici, a iniziare da quello del presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva. “La mia sorpresa è stata scoprire che l’Italia, insieme alla Francia, non voleva firmare l’accordo” ha ammesso. Poi la telefonata con Meloni. “Non è contraria – ha detto – ma è sotto pressione dal mondo agricolo e mi ha chiesto pazienza: una settimana, dieci giorni, al massimo un mese”. In conferenza stampa, la spiegazione del cancelliere tedesco, Friedrich Merz. “L’Italia ci ha chiesto di rinviare la firma”, ma la premier “Giorgia Meloni ha affermato che, in coordinamento con la Commissione europea, si assicureranno che al più tardi a metà gennaio questo appuntamento a Brasilia” per la firma “possa aver luogo”. Merz dà per “certo” che il Mercosur entrerà in vigore “una volta che il governo italiano avrà dato il suo consenso”, non rinunciando “alla speranza che anche la Francia lo approvi. Ma se così non fosse, abbiamo la maggioranza qualificata”. In questo momento storico Pedro Sanchez può anche permettersi di fare buon viso a cattivo gioco: “Abbiamo aspettato venticinque anni per firmare l’accordo commerciale con il Mercosur, possiamo aspettare un mese in più”.

Bruxelles difende il testo, ma per Macron “deve cambiare natura”

Il punto è capirsi su cosa si sta aspettando. Perché nella giornata di protesta, mentre Emmanuel Macron ribadiva il suo ‘no’ all’intesa, la posizione della Commissione Ue è stata quella di difesa nei confronti di un testo che ha già previsto salvaguardie ed è stato pure approvato pochi giorni fa dall’Europarlamento. Von der Leyen lo ha ribadito anche in un incontro con una delegazione di agricoltori riuniti sotto la sigla del Copa-Cogeca, di cui fanno parte Confagricoltura, Coldiretti e Cia. “Questo accordo è di cruciale importanza per l’Europa, economicamente, diplomaticamente e geopoliticamente, apre nuove opportunità commerciali ed economiche per tutti i nostri Stati membri e, con controlli e garanzie aggiuntivi, abbiamo integrato tutte le protezioni necessarie per i nostri agricoltori e per i nostri consumatori” ha detto, ricordando che “in un anno dominato da notizie di aumento dei dazi e nuove restrizioni commerciali, l’impatto positivo di questo patto è importante non solo per le nostre due regioni, ma per l’economia globale”. Non ha nascosto la delusione il presidente della commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo, Bernd Lange: “Un’occasione mancata che porta a ulteriore incertezza. Lo stallo continua. Avremmo potuto inviare un forte segnale – scrive sui social – per una cooperazione basata su regole eque con partner affidabili”. E, in effetti, al di là delle rassicurazioni sulla firma, le parole di Macron non fanno ben sperare, anche se la Francia – in una partita che richiede solo la maggioranza e non l’unanimità – potrebbe restare isolata (o quasi). Di fatto, dopo il rinvio della firma, Macron ha chiesto persino di riaprire il dossier, sostenendo che il testo debba “cambiare natura”, con l’introduzione di “solide clausole di salvaguardia” per gli agricoltori, “che dovranno essere adottate dal Parlamento europeo e accettate anche dai Paesi del Mercosur”. In particolare, insiste sulla necessità di “clausole specchio” per garantire reciprocità nelle regole sul fronte agricolo e ambientale. E, a domanda diretta sulla possibile firma di Parigi, ha risposto: “È troppo presto per dirlo, non lo so. Lo spero, perché significherebbe che avremo ottenuto dei progressi, alcuni dei quali sarebbero storici”.

La destra esalta la “linea italiana”

In Italia, i partiti di maggioranza sottolineano il ruolo dell’Italia. Per la senatrice di Fratelli d’Italia, Simona Petrucci, “grazie a Giorgia Meloni, l’Italia torna a essere ascoltata e rispettata in Europa, capace di incidere nelle decisioni e di orientare il dibattito su basi pragmatiche e non ideologiche”. “Senza la fermezza e la lucidità di Giorgia Meloni, si è rischiato di imboccare una strada sbagliata, gravida di conseguenze negative” ha dichiarato l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori al Parlamento europeo. Anche per il Ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti “la linea italiana ha fatto la differenza, grazie alla leadership di Giorgia Meloni, che ha saputo coniugare responsabilità europea e difesa degli interessi nazionali”. Ma Matteo Ricci, europarlamentare del Pd, ricorda invece e che “l’Europa non può rinunciare al Mercosur”. E tuona: “Questo rinvio deciso da von der Leyen è un grave danno per l’economia europea”.

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