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Cisgiordania, la banca dei semi palestinese rischia di perdere tutto dopo il raid di Israele del luglio scorso

L'allarme lanciato dalla filiale canadese della National Farmers Union. La sede della UWAC - che lo Stato ebraico nel 2021 ha definito "gruppo terroristico" - resta abbandonata dopo l'operazione militare della scorsa estate: gli uffici custodiscono 70 varietà di semi, molti dei quali non si trovano più altrove in Palestina
Cisgiordania, la banca dei semi palestinese rischia di perdere tutto dopo il raid di Israele del luglio scorso
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Non viene risparmiato alcun tipo di sopruso ai contadini palestinesi. La filiale canadese della National Farmers Union, l’organizzazione formata da migliaia di piccoli e medi agricoltori degli Stati Uniti, Canada e Regno Unito, ha denunciato la situazione in cui versa tuttora la banca dei semi palestinese dopo l’attacco deliberato dell’esercito israeliano alla fine dello scorso luglio. Da allora la sede, che si trova a Hebron, nella Cisgiordania occupata, è inutilizzabile e gli agronomi che vi lavoravano sono ogni giorno più preoccupati perchè la maggior parte delle sementi autoctone custodita, se non verrà presto curata, sarà irrimediabilmente compromessa.

Il 31 luglio 2025, l’esercito israeliano, utilizzando addirittura i bulldozer aveva devastato l’istituto dei semi tradizionali palestinesi e le infrastrutture appartenenti all’Unione dei Comitati di Lavoro Agricolo (UWAC), una associazione di agricoltori palestinesi membro del movimento globale La Via Campesina. La banca ospitava oltre 70 varietà di semi locali, tra cui pomodori, cetrioli, melanzane e zucchine, molti dei quali non si trovano più altrove in Palestina. Questi semi sono resilienti ai cambiamenti climatici grazie al loro adattamento all’ambiente locale.

“Come agricoltori abbiamo una profonda consapevolezza dell’importanza dei semi per la sovranità alimentare e la sopravvivenza di un popolo. Per generazioni, gli agricoltori palestinesi hanno accuratamente selezionato e conservato questi semi per le loro caratteristiche specifiche e la capacità di adattarsi continuamente alle condizioni mutevoli del terreno in generale. I semi conservati dagli agricoltori palestinesi sono il fondamento del loro sistema alimentare e sono stati adattati localmente nel corso del tempo con fatica e dedizione”, ha sottolineato in un documento la National Farmers Union.

La banca è stata istituita nel 2003 per preservare le varietà più resistenti di colture locali, quelle particolarmente resilienti alle malattie e alle intemperie. Al suo interno si trovano alcune varietà di pomodori, cetrioli, melanzane, zucchine e altri semi raccolti da aziende agricole in Cisgiordania e Gaza. Nel 2021, Israele aveva definito la UAWC un gruppo terroristico, una definizione che né l’ONU né l’UE hanno approvato, e ne aveva chiuso l’ufficio centrale a Ramallah. “La distruzione è stata effettuata senza preavviso, sotto protezione militare”, ha affermato il gruppo in una nota. “Distruggere una banca dei semi nazionale è un atto di cancellazione volto a recidere i legami generazionali tra gli agricoltori e la loro terra”.

L’UWAC conservava semi cruciali per la sopravvivenza non solo fisica ma anche culturale dei palestinesi. La decisione mirata di cancellare l’UWAC è la conseguenza della politica del governo Netanyahu che da mesi permette, o meglio, spinge i coloni, protetti dai soldati, a distruggere gli uliveti e i raccolti, e persino a uccidere i palestinesi – come accaduto ieri con l’assassinio di un ragazzo freddato da un colpo di pistola alla testa- a guardia delle proprie coltivazioni. La società palestinese, di cui gli agricoltori sono una categoria dirimente, è sempre più impotente di fronte a questa strategia mirata ad annientarla.

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