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“Blessin lo umiliava in continuazione. Pandev è andato via prima di mettergli le mani addosso”: il racconto di Marchetti

L'ex portiere ha attaccato di nuovo il suo ex allenatore in rossoblu: "Odiava gli italiani. Massacrava Calafiori, gli diceva che era un 'italian bastard'"
“Blessin lo umiliava in continuazione. Pandev è andato via prima di mettergli le mani addosso”: il racconto di Marchetti
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“Dovevo andare a Napoli al posto di Meret. Invece vado al Genoa e non gioco mai. Una gestione ridicola da parte di personaggi rivedibili”. A parlare è Federico Marchetti, ex portiere di Lazio e Cagliari tra le tante, che tra il 2018 e il 2022 ha giocato con il Genoa. E il “personaggio rivedibile” di cui parla Marchetti è Alexander Blessin, ex allenatore del club rossoblu nel 2022/23 che il portiere aveva attaccato già pubblicamente dopo il suo esonero. “Quello che penso lo avete già letto su Instagram. È il peggior allenatore mai visto. Ci trattava di m… e ci umiliava in continuazione, anche singolarmente”, accusa Marchetti nel corso di un’intervista a La Gazzetta dello Sport.

Un rapporto mai sbocciato, ma non solo con Marchetti: “Prendeva i giocatori e li insultava. Odiava gli italiani. Massacrava Calafiori, gli diceva che era un ‘italian bastard’. Soffriva me, Criscito e Behrami”. Giovani, italiani, ma anche gente d’esperienza che in carriera aveva vinto tutto come Goran Pandev. “Non è un caso che Pandev scelse di accettare il Parma in Serie B pur di scappare. Le sembra normale che un ragazzo che ha vinto tutto in Italia e in Europa finisca a fare i tiri con i ragazzini a fine allenamento? Blessin lo umiliava in continuazione. Lui è andato via prima di mettergli le mani addosso”, ha rivelato Marchetti.

La parentesi al Cagliari e la depressione

Oltre al periodo a Genova, c’è stato un altro momento complicato nella carriera di Federico Marchetti: quello al Cagliari nel 2010/11. Dopo 68 presenze in due anni, il terzo anno non ha mai giocato. “Stavo male, non ero nello stato mentale adatto per scendere in campo. Lo dissi al preparatore dei portieri. ‘Non me la sento‘. Non fu capito. La società insabbiò tutto: venne solamente comunicato che ero infortunato“.

Ma “in realtà avrei avuto bisogno di sostegno“, spiega Marchetti che poi prosegue: “Non di essere lasciato solo. La depressione è una malattia, va trattata con serietà. Ho subìto un mobbing camuffato. Mi allenavo con la prima squadra, ma non venivo mai convocato. Da lì è iniziata una guerra senza fine. Pensi che in tribunale mi presentai con un vestito viola per far innervosire Cellino: aveva gli occhi sbarrati”, ha concluso l’ex portiere.

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