Il mondo FQ

‘Dove si incontrano le acque’ e ‘Abcasia’: la vera storia del Novecento non è finita con la caduta del Muro

Due reportage che svelano le complessità post-sovietiche e post-jugoslave, tra memoria storica e lotte identitarie
‘Dove si incontrano le acque’ e ‘Abcasia’: la vera storia del Novecento non è finita con la caduta del Muro
Icona dei commenti Commenti

Due libri, due bussole per orientarsi nel labirinto post-sovietico e post-jugoslavo, là dove la Storia, quella con la S maiuscola dei Trattati e delle Geopolitiche, si scontra con la minuscola, ma ben più sanguigna, delle esistenze spezzate e delle identità refrattarie a ogni riga di confine tracciata su una cartina da qualche burocrate annoiato. Dove si incontrano le acque di Jean-Arnault Dérens e Laurent Geslin (traduzione di Daniela Almansi; Keller Editore), e Abcasia di Wojciech Górecki (traduzione di Marco Vanchetti; Keller Editore) non sono semplici reportage di viaggio, ma anatomie necessarie di un’Europa che si è voltata dall’altra parte, preferendo il comfort del proprio ombelico.

In Dove si incontrano le acque, Dérens e Geslin, con la meticolosità del cartografo e la curiosità insaziabile del cronista, disegnano un periplo dai Balcani al Caucaso, un grand tour dove al posto dei reperti neoclassici si incontrano fantasmi (quelli di Tito, di Enver Hoxha, dell’Impero Ottomano) e cicatrici (i cantieri croati dismessi, i bunker albanesi, i palazzi di Abcasia divorati dalla vegetazione). Non è un viaggio per turisti easy-jet, ma per chi ha stomaco e cervello per digerire una storia fatta di strati geologici, dove la Repubblica di Venezia si sovrappone ai sottomarini sovietici in vendita e il gergo volgo-forbito degli intellettuali si mischia al dramma degli esodi secolari.

Gli autori sanno unire il respiro letterario a un’erudizione che non è mai pedante. È un testo che ti sbatte in faccia la verità con la forza di una marea – in un continuo, spiazzante andirivieni tra il resoconto personale e l’analisi storica. L’Europa “dei confini” emerge per quello che è: non un’entità monolitica, ma un ricamo di terre e mari dove l’enigma della distanza e della frontiera, naturale o politica che sia, è la sola vera e irrisolta questione. Un compendio avvincente che, nel vasto piattume delle ultime uscite letterarie nazionali, si fa notare per la sua vitalità e la sua necessità politica.

Se Dérens e Geslin si muovono sull’ampia tela dell’Eurasia, Górecki affonda il bisturi in un unico, cruciale, microcosmo. Abcasia, l’ultimo tassello del suo acclamato “Trittico Caucasico”, è il ritratto di un non-Paese, un’entità che ha il suo parlamento, la sua bandiera, la sua armata, eppure è riconosciuta solo da una manciata di stati. Un “Paese in sé” – ma non “per gli altri” – come il paradosso di una fede incrollabile che non sposta nessuna montagna sulla mappa diplomatica.

Il reporter polacco ha il merito di aver scelto la prospettiva degli abcasi, sfuggendo alla narrazione russa o georgiana che, per pigrizia o malafede, domina il dibattito. Il suo stile, a tratti intimo e personale, è quello del testimone che si è fatto carico del peso dei suoi interlocutori: gli intellettuali, i pastori, i reduci della guerra degli anni ’90. Górecki non cerca risposte semplici, perché l’Abcasia è la quintessenza delle “numerose sfumature di grigio” che il mondo post-sovietico ci ha regalato. L’orgoglio nazionale e la fame di indipendenza si scontrano con la tragica fragilità di un’autonomia che è poco più di una parvenza, di una bolla difesa con i denti e con i sussidi di una grande potenza.

Abcasia è un monito spiazzante: la vera storia del Novecento non è finita con la caduta del Muro, ma continua a decomporsi nei giardini tropicali di Sukhumi, dove la natura, come l’anarchia, riprende senza sconti i suoi spazi, mangiandosi i palazzi abbandonati e i sogni di cemento. Una lettura obbligatoria per chiunque voglia capire il costo umano della geopolitica e l’inesorabile fatica dei materiali della Storia.

Dove si incontrano le acque e Abcasia sono due reportage gemelli nell’intenzione – squarciare il velo sui confini caldi dell’Europa –, ma distinti nella focalizzazione. Se Dérens e Geslin offrono la prospettiva ampia e comparata, Górecki regala l’immersione totale e viscerale. Entrambi essenziali per chi rifiuta la narrazione piatta e superficiale dei media mainstream.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione