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Separazione delle carriere, il comitato del sì ha un problema: “Lega e Forza Italia non vogliono metterci soldi”

Fratelli d'Italia sollecita un contributo per sostenere la campagna ma Lega e Forza Italia si oppongono. Il partito della premier ha tentato di chiedere singole micro-donazioni ai parlamentari ma per ora nessuno vuole mettere mano al portafogli
Separazione delle carriere, il comitato del sì ha un problema: “Lega e Forza Italia non vogliono metterci soldi”
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Giovedì nascerà il comitato unico del “Sì” al referendum sulla separazione delle carriere coordinato da Palazzo Chigi e voluto dalla maggioranza, ma dovrà affrontare subito un problema: come sostenerlo economicamente. Una questione che in queste ore sta provocando tensioni all’interno dei partiti che sostengono il governo Meloni: Fratelli d’Italia ha chiesto a Lega e Forza Italia di mettere una parte dei fondi, ma questi ultimi si stanno opponendo. Allora ai vertici del partito di Giorgia Meloni si è pensato di allargare il contributo: non più un sostegno diretto dei partiti ma micro-donazioni chieste ai parlamentari di maggioranza che dovrebbero versare una piccola quota per il comitato come fanno mensilmente ai propri gruppi. Ma anche gli eletti, secondo due fonti a conoscenza della questione, non sembrano avere intenzione di farlo.

Secondo la legge, infatti, i comitati referendari hanno diritto al rimborso delle spese di un euro per ogni firma presentata in Cassazione. Ma in questo caso il quesito è stato approvato dopo la raccolta di 80 sottoscrizioni dei parlamentari della maggioranza per accelerare le procedure di voto ma, allo stesso tempo, rinunciando ai rimborsi. I responsabili dei social e della comunicazione di Fratelli d’Italia alla prima riunione coi responsabili del “Sì” a via della Scrofa avevano spiegato che per impostare una campagna con spot, card e pubblicità ogni partito avrebbe dovuto mettere una quota di finanziamenti. Una sorta di contributo per la cassa comune.

Peccato che i partiti di maggioranza si siano opposti: perché spendere i pochi fondi a disposizione per un comitato espressamente “non politico”? Inoltre Forza Italia vuole puntare sul comitato di partito presieduto da Francesca Scopelliti (compagna di Enzo Tortora) dunque non è intenzionata a spenderne altri per un altro comitato su cui ha messo il cappello Palazzo Chigi con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano accentrandone tutta la gestione.

Da qui l’idea, delle ultime ore, di chiedere un piccolo contributo a tutti i parlamentari ma anche questi, dalle prime interlocuzioni, si starebbero rifiutando soprattutto alla luce del fatto che la premier Meloni e i leader di partito hanno chiesto di non “politicizzare” troppo la campagna del referendum che si terrà, con ogni probabilità, il prossimo 15 marzo. Dunque pochi politici presenti e molti tecnici. Una strategia che non convince i parlamentari: soldi da spendere e nessuna visibilità, è il ragionamento.

Il comitato nascerà giovedì quando i sei “costituenti” si presenteranno dal notaio per istituire il comitato supervisionati da Mantovano. Come ha rivelato Il Fatto, il portavoce sarà l’ex direttore del Giornale Alessandro Sallusti, il presidente l’ex giudice costituzionale Niccolò Zanon, poi sarà composto da due consigliere del Csm – Isabella Bertolini (in quota FdI) e Claudia Eccher (in quota Lega) – dall’avvocato civilista e consulente di Fininvest Andrea Di Porto, l’avvocato Cesare Placanica e il giudice della Cassazione Giacomo Rocchi. Nei prossimi giorni, poi, sarà convocata una seconda riunione per decidere il calendario delle iniziative: Mantovano vuole un presidio fisso sul territorio e eventi molto frequenti a partire dall’inizio dell’anno.

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