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Se un posto di lavoro è tossico, un brindisi di Natale non lo salverà

Lo so, questo post odora di cinismo a schermi di distanza. Ma ogni tanto ci vuole un Grinch in ufficio che dice le cose come stanno
Se un posto di lavoro è tossico, un brindisi di Natale non lo salverà
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Brindisi in palestra, fetta di panettone all’uscita dell’asilo, bicchierata tra parenti dal secondo grado in giù, i non ammessi alla tavolata della Vigilia.

Nelle settimane pre-natalizie si respira un’aria da lavoro straordinario, si addensano nei calendari già saturi appuntamenti a cui non poter dire “grazie ma no, grazie”. Organizzate come occasioni di svago, le festicciole di irritante non hanno solo il nome, anche le dinamiche di relazione. Nei fatti non sono aperitivi, ma piccoli riti di socializzazione forzata. La peggiore: la festa di Natale aziendale.

La maggior parte del personale spesso preferirebbe due ore libere in più al tiepido brindisi tra le scrivanie con il ronzio dei computer ancora accesi, l’aria consumata di una intera giornata in ufficio, l’illuminazione al neon su berretti rossi con il pon pon di plastica bianca. Purtroppo, nonostante il pandoro artigianale come trend comanda, la festa aziendale di dicembre rischia di somigliare a un teatrino di sorrisi stanchi e tirati a metà tra una puntata di “The Office” e un film di Kaurismaki. Certo, non sempre.

Cosa fa davvero la differenza tra una celebrazione che merita la partecipazione del team al completo e un triste cin-cin senza nemmeno l’entusiasmo delle bollicine? Cosa marca il segno tra un party evitabile in sala riunioni e uno a cui non voler mancare? La cultura organizzativa. Ovvero, tutta quella montagna di abitudini, comportamenti, norme non scritte, segnali sottili che fanno di un ambiente di lavoro quello che davvero è. Un posto tossico o uno dove poter crescere come persone e professionisti. La cultura organizzativa non si può davvero dire, piuttosto si annusa, si sente, si riconosce a pelle: è un fatto di atmosfera. Questo non vuol dire che non sia concreta, al contrario.

La cultura aziendale non è qualcosa di astratto che vive tra i valori nella caverna di Platone, nel magico mondo delle idee – dove, finora, non s’è mai visto umano in carne e ossa, nemmeno di passaggio. La cultura aziendale dipende da come concretamente organizziamo il potere, da come distribuiamo la leadership, prendiamo decisioni, dal modo in cui avvengono le riunioni, dal linguaggio che sappiamo di poter usare o no, dalla forma concreta delle nostre conversazioni. Parlano sempre gli stessi? Quanto è lunga la fila delle maldicenze alla macchinetta del caffè? Le persone hanno paura ad esprimersi oppure hanno il coraggio di farlo, pur assumendosi qualche rischio quando non sono d’accordo con chi ha un ruolo che nell’organigramma pesa di più? (su questo c’è un libro bellissimo di qualche anno fa, “Organizzazioni senza paura” di Amy C Edmondson, esperta di leadership. Il consiglio a ogni manager è di prenderne una copia, a Natale).

Lo so, questo post odora di cinismo a schermi di distanza. Ma ogni tanto ci vuole un Grinch in ufficio che dice le cose come stanno, senza tanti giri di parole (svenevoli). Se un posto di lavoro è tossico un brindisi non lo salverà – e lo dico lavorando da qualche anno nella consulenza alle imprese. La celebrazione tossica renderà indigesto il panettone e ancora più stridente la differenza tra un mito (l’azienda dove lavoriamo bene) e la realtà, alimentando così un senso di frustrazione di cui non c’era, davvero, ulteriore bisogno.

PS: ovviamente vale anche tutto il contrario. In un posto di lavoro progettato come uno spazio sicuro, celebrare conta. E parecchio. In questi contesti il brindisi in sala riunioni non è più il palcoscenico per il teatrino del capo magnanimo che elargisce auguri, pacche sulle spalle e battutacce sulla base della simpatia. Diventa invece il luogo di riconoscimento delle persone del team, per guardarsi e nominarsi non solo come funzioni ma, finalmente, come persone. Tutte intere come davvero siamo, a Natale e in tutti i giorni feriali e festivi dell’anno.

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