Caso Almasri, il Csm archivia la pratica contro Lo Voi: “Nessuna anomalia nell’iscrizione di Meloni e dei ministri”
Nessuna “anomalia“, meno che mai ispirata da un qualche “intento persecutorio“, ma “una decisione fondata su una legittima e plausibile interpretazione della normativa”. Così la Prima Commissione del Consiglio superiore della magistratura definisce la scelta fatta a gennaio da Francesco Lo Voi, procuratore capo di Roma, di iscrivere nel registro degli indagati la premier Giorgia Meloni, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, denunciati dall’avvocato ed ex politico Luigi Li Gotti in relazione al caso del generale libico Osama Almasri, arrestato in Italia su mandato della Corte penale internazionale e liberato dal governo. Nella seduta di mercoledì, il Csm voterà l’archiviazione della pratica di trasferimento d’ufficio di Lo Voi per incompatibilità ambientale, aperta ormai quasi un anno fa su iniziativa dei consiglieri laici di centrodestra (Isabella Bertolini, Claudia Eccher, Daniela Bianchini, Enrico Aimi e Felice Giuffrè).
Ricevuta la denuncia di Li Gotti e verificata la sua non manifesta infondatezza, il procuratore, come prevede la legge, aveva iscritto formalmente i membri del governo, trasmettendo subito gli atti al Tribunale dei ministri (lo speciale collegio competente a indagare sui reati ministeriali) senza svolgere alcun atto d’indagine. Per questo atto dovuto, Lo Voi – magistrato di noto orientamento conservatore – era finito nel mirino del governo, che lo ha accusato di aver usato la sua funzione a scopo politico. Così i rappresentanti della maggioranza al Csm avevano presentato nei suoi confronti un esposto disciplinare chiedendo allo stesso tempo l’apertura di una pratica di trasferimento: iniziative già prese più volte in questa consiliatura per “bastonare” i magistrati sgraditi, ma sempre rimaste prive di effetti in quanto giudicate del tutto prive di fondamento.
Questo caso non ha fatto differenza: la Prima Commissione di palazzo Bachelet ha proposto a maggioranza l’archiviazione della pratica, con l’unica astensione della consigliera Isabella Bertolini, eletta in quota Fratelli d’Italia. Nell’esposto i laici di centrodestra sottolineavano che l’iscrizione nel registro degli indagati di un soggetto denunciato non è automatica, ma dev’essere “ponderata” e oggetto di “valutazione nel merito“, soprattutto quando si tratta di reati ministeriali. Per la Commissione, però, nella condotta di Lo Voi non c’è “alcun profilo di criticità suscettibile di dare adito a profili di incompatibilità ambientale”: le decisioni prese dal magistrato, infatti, rientrano “nell’alveo delle sue valutazioni giudiziarie“, indiscutibili dal Csm ai fini di un eventuale trasferimento d’ufficio (che presupporrebbe l’impossibilità di svolgere le funzioni a Roma con indipendenza e imparzialità).
Dall’istruttoria, si legge, non è emerso “alcun profilo di anomalia, abnormità o comunque di patologica deviazione o sviamento rispetto all’iter” previsto dalle norme. Anzi, a escludere ogni presunto “intento persecutorio” c’è la richiesta del procuratore, una volta conclusa l’istruttoria del Tribunale dei ministri, di archiviare l’accusa di peculato per tutti gli indagati e quella di favoreggiamento per Mantovano: una richiesta che però i giudici hanno disatteso, archiviando solo la posizione di Meloni e chiedendo l’autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano, negata poi dalla Camera.