L’Ue sanziona 12 tra analisti, giornalisti e accademici: “Fanno propaganda per il Cremlino”. Nel mirino 5 esponenti del Valdai Club caro a Vladimir Putin
Bruxelles mette nel mirino alcuni attori della guerra ibrida condotta da Mosca contro l’Ue e lo fa in maniera sistematica, riconoscendo la disinformazione come strumento di destabilizzazione internazionale alla pari di minacce militari o cyber. E’ il senso del nuovo pacchetto di sanzioni varato dal Consiglio europeo contro 48 persone fisiche e 35 entità o associazioni ritenute responsabili di interferenze politiche e “azioni destabilizzanti” legate all’invasione russa dell’Ucraina e alla sicurezza euro‑atlantica. Se in passato nel mirino erano finiti singoli individui o piccole entità russe, è la prima volta che viene colpito un numero così ampio di persone e organizzazioni in un’unica tranche, tra cui analisti, commentatori occidentali e membri di think tank accademici strettamente legati al Cremlino.
Il primo dei sanzionati è John Mark Dougan. Ex vice‑sceriffo della Florida con doppia cittadinanza, l’uomo è accusato di aver lasciato gli Stati Uniti nel 2016 e di essersi trasferito a Mosca, da dove avrebbe “partecipato a operazioni digitali pro‑Cremlino – si legge nella decisione firmata per il presidente Antonio Costa dall’Alto rappresentante per la politica estera Ue Kaja Kallas – gestendo il network di siti di fake news CopyCop, sostenendo le attività Storm-1516″ e diffondendo “contenuti deepfake generati dall’Intelligenza artificiale”. L’Ue, inoltre, lo collega al GRU, il servizio segreto militare di Mosca e lo ritiene responsabile di “aver implementato, supportato o beneficiato di azioni o politiche attribuibili al governo della Federazione Russa che minano o minacciano la democrazia, lo stato di diritto, la stabilità o la sicurezza nell’Unione”.
Andrey Andreievich Sushentsov, invece, è il direttore dell’Institute for International Studies dell’Università statale di Mosca per le relazioni internazionali. “Appare regolarmente nei media russi e internazionali, presentando la visione della politica estera russa in linea con i messaggi del Cremlino. Rappresenta frequentemente la prospettiva russa ai panel del Valdai frequentati dal presidente Vladimir Putin“. Il riferimento è al Valdai Club, un forum internazionale di esperti, accademici e analisti di politica estera fondato nel 2004, che si svolge ogni anno a Sochi e riunisce membri della leadership russa, accademici stranieri e diplomatici e al quale Putin ha partecipato ogni anno fin dalla sua fondazione. È considerato uno strumento strategico di soft power del Cremlino, poiché permette allo “zar” di presentare la visione russa del mondo, confrontarsi con opinioni internazionali e diffondere messaggi ufficiali su scala globale.
Nell’orbita del Club gravita anche Fyodor Aleksandrovich Lukyanov, che del Valdai è Research Director, oltre a essere caporedattore di Global Affairs, una delle riviste di politica estera più influenti in Russia. Per il Consiglio Ue “Lukyanov amplifica costantemente la propaganda del Cremlino, presentando la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina come una reazione difensiva alle politiche occidentali. Contribuisce a campagne sistematiche di disinformazione che spostano la responsabilità della guerra sull’Ucraina e sull’Occidente”. C’è anche Andrey Georgievich Bystritskyi, presidente della Valdai Discussion Club Foundation, il quale “contribuisce all’infrastruttura della produzione e diffusione dei messaggi dello Stato. Le sue citazioni e discorsi riflettono e promuovono le narrative diplomatiche russe“. Ivan Nikolaevich Timofeev, invece, che del del Valdai Club è Programme Diretor, è anche il direttore del think tank russo Russian International Affairs Council e “amplifica costantemente la propaganda del Cremlino. (…) Le sue analisi legittimano regolarmente l’aggressione militare russa e normalizzano il confronto con l’Occidente”. Dmitry Vyacheslavovich Suslov, analista e commentatore di politica estera, da parte sua “ha pubblicamente suggerito che la Russia dovrebbe considerare una ‘esplosione nucleare dimostrativa’ per ‘ricordare all’Occidente i pericoli della guerra nucleare’”.
Tra i sanzionati figurano anche Vladislav Borovkov, Denis Denisenko e Dmitry Goloshubov, ufficiali della Unit 29155 del GRU, collegati al gruppo cyber noto come Cadet Blizzard. Secondo Bruxelles, i tre hanno partecipato ad attacchi informatici contro organizzazioni governative ucraine, utilizzando il malware WhisperGate, che ha causato “gravi danni ai sistemi”. Le loro attività sono considerate parte di azioni attribuibili a Mosca volte a compromettere servizi di interesse pubblico e infrastrutture critiche attraverso operazioni informatiche dannose, con effetti che hanno interessato anche Stati membri dell’Ue e la Nato.
Sul fronte della disinformazione, l’Ue ha imposto sanzioni a Jacques Baud, ex colonnello svizzero, e a Xavier Moreau, ex ufficiale militare francese e fondatore del sito Stratpol. Entrambi sono accusati di agire come portavoce della propaganda pro-russa, diffondendo teorie del complotto sull’invasione dell’Ucraina e sostenendo narrative favorevoli al Cremlino. Nella lista compare anche Diana Vitaliivna Panchenko, giornalista con doppia nazionalità ucraina e russa, accusata di produrre e diffondere contenuti anti-ucraini, pro-russi e anti-Nato.
Tra le entità sanzionate figura la 142nd Separate Electronic Warfare Battalion, unità militare russa di stanza a Kaliningrad, ritenuta responsabile di attività di guerra elettronica e di interferenze GPS che hanno provocato disservizi anche in diversi Paesi europei. Infine, l’Ue ha colpito l’International Russophile Movement, accusato di amplificare a livello globale narrative destabilizzanti e sentimenti anti-occidentali per conto del governo russo, fungendo da strumento di influenza e propaganda del Cremlino.