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‘Empatia selettiva’, voglio parlarvi del mio libro sul genocidio a Gaza che non doveva uscire

Non elenco le case editrici che hanno rifiutato il manoscritto, tergiversato, avanzato distinguo o provato a convincermi a non usare la parola "genocidio"
‘Empatia selettiva’, voglio parlarvi del mio libro sul genocidio a Gaza che non doveva uscire
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Si apre con una lettera di censura il mio nuovo libro Empatia selettiva: perché l’Occidente è rimasto a lungo indifferente al genocidio di Gaza. La lettera, scritta da chi avrebbe dovuto essere il mio editore, chiedeva di sostituire il termine “genocidio” con “atrocità di massa”. Rifiutai e mi ritrovai senza editore. Per mesi nessuno ha voluto pubblicare il libro: né nel Regno Unito né negli Stati Uniti, dove ho lavorato per quasi due decenni, né in Italia, dove ora risiedo.

Non elenco le case editrici che hanno rifiutato il manoscritto, tergiversato, avanzato distinguo o provato a convincermi a non usare la parola “genocidio.” Analizzare le loro singole motivazioni richiederebbe un approfondimento, ma non è questo il punto. Il vero problema è la loro presunta indipendenza e il “panico morale” scatenato dal timore di essere accusati, in modo pretestuoso e manipolatorio, di antisemitismo, come sottolinea Donatella Della Porta. Paradossalmente, molti degli autori citati nel libro, tra cui Albert Einstein, Hannah Arendt, Erich Fromm, Noam Chomsky, Gabor Maté, Norman Finkelstein e molti altri, sono ebrei. Un dettaglio del tutto irrilevante per chi strumentalizza l’antisemitismo per zittire chi denuncia un genocidio di 20.000 bambini innocenti.

Tutte queste case editrici, ne sono abbastanza certo, si percepiscono come istituzioni libere di Paesi avanzati, che promuovono nobili valori come i diritti umani. E, in parte, lo sono davvero. Il problema è che si tratta di diritti umani a targhe alterne, riconosciuti ad alcune vittime ma negati ad altre.

Il doppio standard morale ed emotivo di fronte al genocidio di Gaza, è il tema centrale del libro. Come sottolineato nella copertina del saggio, “Gaza è diventata un punto cieco morale nell’occhio occidentale”, uno specchio che riflette l’ipocrisia della nostra politica internazionale. A ben vedere, non dovrebbe sorprendere più di tanto che il libro non sia stato voluto da un lungo elenco di case editrici. Per molte, pubblicarlo avrebbe significato guardarsi allo specchio e ammettere di operare in una società che, normalizzando un genocidio, ha assistito al crollo dei propri principi etici. Come si legge nel libro, “sotto le macerie di Gaza, l’Occidente ha seppellito la propria anima”.

Chi ha avuto invece il coraggio di pubblicarlo?

La casa editrice Brill, grazie a David Fasenfest, che ha reso possibile la versione inglese, Selective Empathy: The West Through the Gaze of Gaza, in uscita il 18 dicembre, e la Compagnia Editoriale Aliberti, grazie a Francesco Aliberti, che ha pubblicato Empatia selettiva: perché l’Occidente è rimasto a lungo indifferente al genocidio di Gaza, il 26 novembre scorso. Senza di loro, questo libro non sarebbe stato pubblicato.

Ma siamo davvero sicuri che si tratti di censura e “panico morale”? C’è sempre la possibilità che il libro non sia sufficientemente meritevole, per originalità, qualità o leggibilità. Esaminiamo allora ciascuno di questi tre aspetti.

Originalità. Si tratta del primo libro pubblicato in italiano con il titolo “Empatia selettiva” e del secondo al mondo in lingua inglese. Il primo testo in inglese con lo stesso titolo, auto-pubblicato, si concentra prevalentemente sul narcisismo, non sull’empatia selettiva. Nessun altro libro ha analizzato questo concetto di psicologia politica nel contesto del genocidio di Gaza.

Qualità. Il libro si basa su un ampio apparato di fonti scientifiche, tra cui articoli pubblicati su riviste come The Lancet e British Medical Journal, oltre a rapporti di organizzazioni internazionali come Oms, Nazioni Unite, Amnesty International e Human Rights Watch. La ricerca alla base del volume ha portato anche alla pubblicazione di un articolo su The Lancet, firmato insieme a Ilan Pappé, Ghassan Abu-Sittah e Jonathan Montomoli, e a una lettera aperta sottoscritta da storici, politologi ed esperti di genocidio di rilievo internazionale, tra cui Avi Shlaim, Rashid Khalidi, Omer Bartov e Martin Shaw. Queste iniziative hanno contribuito al riconoscimento formale del genocidio di Gaza da parte di numerose associazioni accademiche e professionali che contano oltre 10 milioni di iscritti.

Leggibilità. Il testo è pensato per un pubblico ampio, non specialistico. La qualità del manoscritto è testimoniata dalle recensioni e dai commenti autorevoli di studiosi e intellettuali di primo piano, tra cui Nassim Taleb (Il cigno nero), George Monbiot (The Guardian), Richard Wilkinson (La misura dell’anima) e altri.

La ricezione iniziale del libro segnala un interesse diffuso, testimoniato dalle numerose presentazioni pubbliche nelle prime settimane dall’uscita. I proventi dei diritti d’autore, e una parte del ricavato dalla vendita del libro dell’editore, saranno devoluti ai progetti di assistenza sanitaria di Emergency.

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