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Ultimo aggiornamento: 16:31

Gaza, la tempesta Byron si abbatte sui campi degli sfollati. Al Jazeera: “Bambina di otto mesi morta di freddo”

Inondazioni e fango travolgono le tende degli sfollati. 850mila persone vivono in rifugi precari, mentre Israele blocca gli aiuti umanitari
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Inondazioni, fango e freddo. La tempesta Byron si è abbattuta anche sui campi degli sfollati di Gaza, che dopo due anni di distruzione e massacri si appresta ad affrontare l’inverno in tende vecchie e logore e con abbigliamento inadeguato. Mentre Israele continua a fermare gli aiuti al confine. A Khan Younis, nel sud della Striscia l’agenzia palestinese Wafa e Al Jazeera hanno denunciato la morte di una bambina di otto mesi a causa delle basse temperature. “Continuava a piovere e il freddo stava peggiorando” ha raccontato la madre all’emittente del Qatar. “Improvvisamente, ho trovato la mia bambina immobile, morta”.

Secondo l’Onu sono 850mila le persone che dopo il cessate il fuoco hanno ritrovato la propria casa in macerie e ora sono costrette a vivere in tende distribuite negli oltre 760 campi improvvisati. Rifugi che in queste ore sono stati flagellati dalla tempesta Byron. Le strade dei campi si sono trasformate in fiumi di fango, l’aria è diventata gelida e carica di umidità, l’acqua ha invaso le tende e inzuppato coperte e materassi. Le persone hanno cercato di far fronte al disastro con i pochi strumenti a disposizione, creando barriere con secchi di sabbia e provando a far defluire l’acqua. “A Gaza stanno cadendo piogge invernali, portando con sé nuove difficoltà. Le strade allagate e le tende bagnate rendono ancora più pericolose le condizioni di vita già difficili. Il freddo, il sovraffollamento e le condizioni igieniche precarie aumentano il rischio di malattie e infezioni”, ha scritto l’Unrwa, agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, sottolineando che “queste sofferenze potrebbero essere evitate grazie ad aiuti umanitari senza ostacoli, compreso il supporto medico e alloggi adeguati”. Oltre al rischio immediato per gli sfollati c’è quello legato alle reti fognarie in gran parte distrutte: l’acqua delle inondazioni quindi con tutta probabilità si è mescolata a quelle reflue, aumentando significativamente il pericolo di diffusione di malattie come la dissenteria e il colera. Inoltre il forte vento ha fatto crollare alcuni palazzi semidistrutti e ridotti ormai a scheletri dai bombardamenti israeliani.

L’associazione israeliana Btselem accusa Israele di continuare a bloccare gli aiuti umanitari anche dopo il cessate il fuoco: “Ci sono 6500 camion attualmente in attesa di essere fatti entrare a Gaza con materiale invernale di prima necessità, tra cui tende, coperte, abbigliamento caldo e materiali per l’igiene. Intanto i bambini vanno scalzi e indossano abiti estivi al freddo gelido”. Denuncia fatta nelle scorse settimane da diverse organizzazioni internazionali, che in vista dell’inverno avevano lanciato l’allarme sull’assenza di rifugi adeguati.

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