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I giornalisti della Stampa dopo la notizia della vendita: “Attacco senza precedenti alla nostra dignità”. Anche Repubblica in agitazione. Il governo convoca Gedi e i cdr

La redazione annuncia che si difenderà "con ogni mezzo". Le opposizioni: "Il governo riferisca". Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria Alberto Barachini vedrà venerdì i vertici dell'azienda e i cdr di Stampa e Repubblica
I giornalisti della Stampa dopo la notizia della vendita: “Attacco senza precedenti alla nostra dignità”. Anche Repubblica in agitazione. Il governo convoca Gedi e i cdr
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“L’esito è stato sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione”. Così la rappresentanza sindacale (cdr) dei giornalisti della Stampa ha definito quello che è emerso da un incontro con i vertici del gruppo Gedi, che hanno confermato l’intenzione di vendere la testata piemontese così come La Repubblica, Huffington Post e Sentinella del Canavese. Probabile acquirente il gruppo greco Antenna1 della famiglia Kyriakou, che però è interessato solo a Repubblica e alle radio per cui si appresterebbe subito dopo a fare a uno “spezzatino” vendendo parte del pacchetto. Giovedì anche l’assemblea dei giornalisti di Repubblica ha decretato lo stato di agitazione permanente con “la sospensione immediata della partecipazione a tutte le iniziative editoriali speciali”. Dopo che le opposizioni hanno chiesto al governo di riferire in Aula sulla “fuga dell’amico Elkann” – numero uno di Exor attraverso cui la famiglia controlla Gedi – e il presidente del Senato Ignazio La Russa ha definito “giustificate” le preoccupazioni della redazione, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini ha convocato i vertici di Gedi e i cdr di Stampa e Repubblica. L’incontro si svolgerà venerdì.

I giornalisti della Stampa: “Ci difenderemo con ogni mezzo”

“La nostra è una decisione sofferta, presa al termine di una lunga giornata drammatica per la storia della nostra testata”, scrive il cdr in un comunicato, spiegando che per la protesta dei giornalisti oggi il giornale non è in edicola e il sito non è stato aggiornato fino alle 7 di giovedì mattina. “L’esito (dell’incontro, ndr) è stato sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione. Con nostro grande sconcerto è stato confermato che tutte le attività editoriali che fanno capo a Exor tramite Gedi sono in vendita. È in corso da tempo una trattativa con il gruppo greco AntennaUno e in parallelo si sta cercando un compratore per La Stampa a fronte del dichiarato disinteresse degli investitori greci per la nostra testata”.

“L’obiettivo sarebbe di chiudere in parallelo le due operazioni di vendita nel giro di due mesi. Rispetto alle nostre richieste non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi”.

In gioco, ricordano i giornalisti, “c’è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore. La redazione metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia”. Il documento si chiude con un appello “a tutti coloro che conoscono e apprezzano il modo in cui La Stampa fa giornalismo, e anche a tutti coloro che hanno provato a colpire questo giornale”: La Stampa, si legge, “continuerà a informare i suoi lettori come ha sempre fatto con rigore, serietà e indipendenza, diceva John Elkann meno di due settimane fa. Al contrario dell’editore, noi crediamo ancora in queste parole”.

Le opposizioni: “Allarmante, il governo riferisca”

“Le informazioni che circolano sulla vendita del gruppo Gedi sono allarmanti”, è stato il commento della segretaria del Pd Elly Schlein. “Le preoccupazioni espresse dai Comitati di Redazione sono anche nostre. Dopo anni di scelte finanziarie che hanno progressivamente indebolito l’azienda, si arriva oggi alla cessione a un soggetto straniero che non offre garanzie su occupazione, prospettive future, qualità e pluralismo dell’informazione. Siamo estremamente preoccupati dai rischi di indebolimento o addirittura di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia, fondato su testate che hanno segnato la storia del giornalismo italiano e che rappresentano un patrimonio unico anche per il radicamento territoriale. Per questo siamo al fianco dei giornalisti e sosterremo ogni iniziativa volta a mantenere alta l’attenzione e ottenere chiarimenti su una vicenda che tocca direttamente la salute del sistema democratico”. Anche Chiara Appendino del M5s e il vicepresidente di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera Marco Grimaldi hanno chiesto all’esecutivo di riferire. “I giornalisti sono stati colpiti e umiliati. Trattati come merce. Usa e getta. Siamo di fronte all’ennesimo piano di svendita italiana scelto da un imprenditore che sa fare bene una cosa: prendersi i dividendi e fuggire”, l’attacco di Grimaldi.

La Cgil: “Gli Elkann vogliono abbandonare Torino e il Piemonte”

Anche i segretari generale di Cgil Piemonte e Cgil Torino, Giorgio Airaudo e Federico Bellono, hanno espresso sostegno ai giornalisti. “La vendita del gruppo Gedi, ramo d’azienda della Exor (finanziaria della famiglia Agnelli) rappresenta chiaramente la politica industriale che gli Elkann stanno attuando da tempo: abbandonare Torino e il Piemonte“, scrivono. “La politica e le istituzioni devono pretendere garanzie dalla proprietà, perché in gioco non c’è solo una possibile crisi occupazionale, ma il diritto a un’informazione libera. La Stampa, la Repubblica, la Sentinella del Canavese, storici giornali che raccontato il territorio torinese, rappresentano un patrimonio da tutelare e non da liquidare al miglior offerente”.

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