Manovra, in arrivo emendamenti del governo. Tassa sui piccoli pacchi anche per quelli che partono dall’Italia e raddoppio della Tobin tax
Dopo giorni di stallo, entro giovedì sera sono attesi in commissione al Senato gli emendamenti del governo alla manovra, che riformulano alcune delle proposte di maggioranza. Non senza sorprese. La tassa da 2 euro sui piccoli pacchi fino a 150 euro di valore riguarderà infatti anche quelli che partono da e arrivano in Italia: una mossa in parte obbligata, secondo Il Sole 24 Ore, per evitare che il balzello di traduca in un dazio di competenza Ue, ma che promette di suscitare non poche proteste perché in questo modo l’esecutivo di centrodestra danneggerà, per quanto marginalmente, anche le aziende nazionali. Dovrebbe poi essere immediato e non graduale il raddoppio della Tobin tax: l’imposta sulle transazioni finanziarie passerebbe infatti nel 2026 dallo 0,2% allo 0,4%. Il tutto per scongiurare l’aumento della tassazione sui dividendi incassati da società partecipate, che pure lo stesso governo aveva inserito nella versione originaria del ddl di Bilancio.
Sull’altro tema caldo, gli affitti brevi, tramonta l’aumento della cedolare secca a partire dal primo immobile messo in locazione attraverso portali online, questione del tutto secondaria dal punto di vista del gettito che aveva però scatenato le ire di Forza Italia e Lega. La prima casa continuerà a godere anche nel 2026 della cedolare secca al 21%, sulla seconda la tassa sarà al 26% mentre in caso di terza casa si passerà direttamente alla tassazione sul reddito di impresa, finora prevista a partire dal quinto immobile. La nuova versione della misura dovrebbe auto-compensarsi grazie alla definizione di attività di impresa anticipata alla terza casa.
Il voto sugli emendamenti avrebbe dovuto iniziare nel weekend e procedere a tappe forzate per consentire l’approdo del testo in aula lunedì 15 dicembre. Ma è probabile che slitti, anche perché domenica la premier e i maggiorenti di FdI saranno impegnati alla chiusura di Atreju. Le opposizioni hanno protestato per il – solito – esautoramento del Parlamento, che non toccherà palla o quasi. “A cinquanta giorni dall’approvazione in Consiglio dei ministri, il testo continua a vagare per i corridoi del ministero dell’Economia”, ha ribadito mercoledì Anna Ascani, vicepresidente della Camera e deputata dem. Il Parlamento è “ridotto a passacarte di una manovra imbarazzante che, quando la destra verrà fuori finalmente dalla palude dei suoi conflitti, sarà blindata”.