È già finita la pace tra Congo e Rwanda. I miliziani dell’M23 avanzano verso sud: minacciano il Burundi e puntano alle miniere
Circa 200mila sfollati interni e decine di migliaia in fuga oltre confine, secondo l’Ocha, l’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu. Oltre 400 morti e un imprecisato numero di feriti, dichiarano le autorità provinciali. È il bilancio (ancora provvisorio) dell’ultima offensiva del gruppo armato M23 che nell’est della Repubblica Democratica del Congo ha fatto carta straccia degli accordi di “pace” siglati a Washington solo settimana scorsa.
Mentre Trump mostrava al mondo la sua firma in calce al documento, l’M23 avanzava verso sud. E mercoledì ha conquistato la città di Uvira, che non solo è la seconda città della provincia del Sud Kivu, ma soprattutto la “porta” di accesso verso gli altipiani con le loro miniere d’oro e verso il Katanga, paradiso del cobalto e del litio. Ma Uvira, che sorge sull’estremità nord dell’immenso lago Tanganika, è anche a due passi dal confine con il Burundi e con la città dirimpettaia di Bujumbura, capitale economica del Paese, alleato della Rd Congo a cui fornisce uomini e mezzi contro l’M23. E infatti le autorità burundesi hanno immediatamente chiuso la frontiera, mentre è notizia delle scorse ore che l’M23 avrebbe aperto un corridoio per permettere ai soldati burundesi di rientrare in patria.
I timori di un’escalation regionale sono concreti. E se a Bujumbura la preoccupazione è alta, il Gruppo di contatto internazionale per i Grandi Laghi (ICG), di cui sono membri Stati Uniti, Belgio, Danimarca, Unione europea, Francia, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera e Regno Unito, ha diffuso una dichiarazione congiunta in cui esprime “profonda preoccupazione per la rinnovata esplosione di violenza e per la nuova offensiva del Movimento 23 marzo (M23), sostenuto dal Rwanda che rischia di destabilizzare l’intera regione. L’ICG esprime particolare preoccupazione per il maggiore utilizzo di droni sia d’attacco che suicidi nel conflitto” che “rappresenta una significativa escalation dei combattimenti e rappresenta un grave rischio per le popolazioni civili”. L’ICG chiede di “fermare immediatamente le operazioni offensive” e invita l’esercito regolare rwandese “a ritirarsi dalla parte orientale della RDC” nel rispetto degli accordi sottoscritti.
“Questa notte è trascorsa in un silenzio irreale”, dichiara a Ilfattoquotidiano.it una fonte appena raggiunta sul posto, “ma ieri pomeriggio abbiamo sentito diverse raffiche di mitra anche qui vicino. Da martedì, mentre si avvicinavano a Uvira, ci sono stati bombardamenti e colpi di mortaio, ieri hanno occupato la città e anche la frontiera”. “La situazione qui per il momento è abbastanza tranquilla – afferma un’altra fonte raggiunta a Bujumbura – I nostri militari che erano a Uvira e Kamanyola sono rientrati tutti. La preoccupazione sono le migliaia di profughi che si sono riversati in Burundi. Si teme che fra loro possano nascondersi infiltrati dell’M23 o burundesi della ribellione, da tempo rifugiati in Congo e Rwanda. C’è grande preoccupazione anche per l’aeroporto, vicinissimo alla frontiera, punto strategico da proteggere assolutamente”.