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Non solo Chernobyl: nella guerra in Ucraina torna l’incubo atomico tra blackout, colpi di artiglieria e danni alle linee elettriche. L’Aiea: “Cresce il rischio di incidenti nucleari”

La centrale di Zaporizhzhya, la più grande d'Europa, sorge in una zona di scontri attivi ed è il caso più grave tra i 5 monitorati dall’Agenzia internazionale per la sicurezza atomica nel suo ultimo report. E i combattimenti "si fanno sempre più vicini" anche agli altri impianti
Non solo Chernobyl: nella guerra in Ucraina torna l’incubo atomico tra blackout, colpi di artiglieria e danni alle linee elettriche. L’Aiea: “Cresce il rischio di incidenti nucleari”
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Chernobyl è solo la punta dell’iceberg, il fantasma che evoca gli incubi del passato. Colpita a febbraio da un drone, la camicia d’acciaio costruita per impedire rilasci radioattivi ha bisogno di ulteriori lavori per scongiurare ogni tipo di fuga. Ma la situazione della centrale nucleare distrutta nell’incidente che nel 1986 terrorizzò il mondo non è la più preoccupante. Perché sotto il pelo dell’acqua tra continui blackout, colpi di artiglieria sempre più vicini e linee elettriche danneggiate la sicurezza degli impianti ucraini è sempre più “precaria“. Lo dice l’Agenzia internazionale per la sicurezza atomica nel suo ultimo rapporto.

La centrale di Zaporizhzhya, la più grande d’Europa, che sorge nel sud est del paese in una zona di combattimento attiva, è oggi il caso più grave tra i 5 impianti monitorati dall’Agenzia tra il 30 agosto e l’11 novembre 2025. Il 16 settembre gli ispettori hanno registrato “un considerevole bombardamento di artiglieria avvenuto a circa 400 metri dal deposito di gasolio esterno”. “Il 23 settembre 2025, la centrale ha subito la sua decima e più lunga perdita totale di energia esterna dall’inizio del conflitto a causa dei danni causati dalle attività militari a circa 1,5 km a nord-est” dell’impianto. I blackout in totale saranno 11, ma “questo evento ha dimostrato la situazione altamente precaria della sicurezza e della protezione dell’impianto e ha aumentato notevolmente il rischio di un incidente nucleare“, certifica l’Aiea al punto 30 del report GOV/2025/66 pubblicato il 20 novembre. Per i 30 giorni successivi la struttura ha funzionato solo grazie ai generatori diesel di emergenza, il che viola apertamente uno dei sette Pilastri della sicurezza nucleare: la disponibilità di alimentazione elettrica esterna stabile.

Non è l’unico. A Zaporizhzhya risultano compromessi tutti e sette i criteri utilizzati dall’agenzia per valutare la sicurezza di un impianto: dall’integrità fisica delle strutture, minacciata da attività militari e droni, alla funzionalità dei sistemi di sicurezza, sottoposti a stress continuo; dalla libertà operativa del personale che lavora in presenza di soldati armati, fino alla comunicazione con il regolatore. “La capacità dell’Agenzia di valutare in modo imparziale la sicurezza nucleare continua a essere limitata da restrizioni di accesso e informazione”, dice l’Aiea, che riferisce inoltre di “frequenti esplosioni e colpi d’arma da fuoco sia all’interno sia all’esterno del perimetro del sito”.

A Chernobyl, dove il reattore è fermo ma restano materiali altamente radioattivi, l’Aiea segnala danni al New Safe Confinement, la struttura ultimata nel 2016 che serve a evitare fughe radioattive colpita da un drone il 14 febbraio. “Nonostante le riparazioni temporanee, la funzione di confinamento resta compromessa”, dice il rapporto. E i bombardamenti continuano a moltiplicare i rischi: “Il 1° ottobre 2025 la sottostazione elettrica di Slavutych da 330 kV, situata a circa 40 km, è stata danneggiata (…), causando la disconnessione della linea elettrica che alimenta la maggior parte del sito” e un blackout di oltre tre ore dopo che “i due generatori diesel di emergenza non si sono avviati automaticamente”. Qui risultano compromessi “in modo parziale o totale” cinque dei sette Pilastri, con un livello di allarme alto.

Alla centrale di South Ukraine, l’allarme è legato soprattutto alla minaccia aerea. Tra il 24 e il 25 settembre 2025 sono stati individuati 22 droni in prossimità dell’area. “Il personale Aiea ha udito colpi d’arma da fuoco ed esplosioni nelle immediate vicinanze del sito”, riporta il documento. Un drone abbattuto ha creato “un cratere da impatto profondo 1 m e con una superficie di circa 2 m2” e danni a “una linea elettrica regionale da 150 kV che fornisce energia ausiliaria all’impianto”. Qui risultano tre Pilastri parzialmente compromessi, soprattutto quelli legati all’integrità esterna, alla sicurezza del personale e all’alimentazione elettrica.

Situazione simile, ma più stabile, a Rivne e Khmelnytskyi, nell’ovest del paese, le ultime due centrali con quella di South Ukraine a produrre elettricità. Le strutture nucleari sono intatte ma a Khmelnytskyi, “i danni subiti a causa delle attività militari del 30 ottobre 2025, che hanno compromesso la stabilità e l’affidabilità dell’approvvigionamento energetico e, di conseguenza, hanno potenzialmente influito negativamente sulla sicurezza nucleare della centrale”. E il futuro resta fosco perché i combattimenti si avvicinano di giorno in giorno: “Il personale dell’Agenzia ha notato che le attività militari si svolgevano molto più vicino alle centrali nucleari (…) rispetto a quanto osservato nei mesi precedenti“. Risultato: il rischio di incidente resta all’ordine del giorno.

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