
La donna è a capo dell’opposizione al regime di Nicolas Maduro in Venezuela e vive in una località segreta dalle elezioni dell’anno scorso
Che qualcosa non andava lo si era capito ieri, quando il Comitato aveva annullato la prevista conferenza stampa della vigilia. Oggi è arrivata l’ufficialità: Maria Corina Machado, Premio Nobel per la Pace, non parteciperà alla cerimonia per la consegna del riconoscimento a Oslo. “Purtroppo, al momento non si trova in Norvegia. E non salirà sul […]
Che qualcosa non andava lo si era capito ieri, quando il Comitato aveva annullato la prevista conferenza stampa della vigilia. Oggi è arrivata l’ufficialità: Maria Corina Machado, Premio Nobel per la Pace, non parteciperà alla cerimonia per la consegna del riconoscimento a Oslo. “Purtroppo, al momento non si trova in Norvegia. E non salirà sul palco del Municipio di Oslo all’una di oggi, quando inizierà la cerimonia – ha annunciato il direttore dell’Istituto Nobel, Kristian Berg Harpviken -. Non sappiamo dove si trovi”. A ritirare il premio sarà la figlia di Machado, Ana Corina Sosa. “Sua figlia pronuncerà il discorso scritto da Maria Corina stessa”, ha aggiunto Harpviken.
Machado è a capo dell’opposizione al regime di Nicolas Maduro in Venezuela e vive in una località segreta dalle elezioni dell’anno scorso. “Vive semplicemente con una minaccia di morte da parte del regime. Questa minaccia si applica anche quando si trova all’estero, sia da parte del regime che dei suoi amici in tutto il mondo”, ha spiegato Harpviken, sottolineando che per questioni logistiche sarebbe stato ancora più impegnativo del previsto far arrivare Machado in Norvegia in sicurezza. Se uscisse dal Venezuela, la donna correrebbe il rischio di essere dichiarata latitante e di non poter rimpatriare.
In Norvegia è arrivata invece la madre di Machado, Corina Parisca. È tra gli invitati d’onore, assieme all’argentino Javier Milei, all’ecuadoriano Daniel Noboa e al paraguayano Santiago Orena, oltre al presidente di Panama José Raúl Mulino, che aveva rinnovato l’appoggio “alla lotta per la libertà del popolo venezuelano”.
Intanto Donald Trump ha ribadito in un’intervista a Politico che “Maduro ha i giorni contati”, preannunciando attacchi di terra e senza escludere un’invasione americana. Ma questa volta minaccia di mettere nel mirino anche Messico e Colombia nella sua lotta contro il narcotraffico. L’intervistatore gli fa notare che, secondo la Dea, quasi tutto il fentanyl illecito negli Stati Uniti è prodotto in Messico usando precursori chimici dalla Cina e che il Venezuela non è una fonte significativa né un Paese di transito. Il tycoon obietta che le barche “piene di sacchi di droga” colpite dalle forze Usa “arrivano in gran parte dal Venezuela”. Ma quando gli viene chiesto “se considererebbe qualcosa di simile contro Messico e Colombia, che sono ancora più responsabili del traffico di fentanyl negli Stati Uniti”, lui non ha esitazioni: “Sì, lo farei. Certo. Lo farei”.