Armi a Kiev, la Lega blocca il governo e congela il decreto: “Prima le trattative”. Vannacci: “Pericolo droni? Propaganda”
La Lega insiste sul no a un nuovo invio di armi all’Ucraina e lo scontro interno al governo di Giorgia Meloni si fa sempre più evidente. Martedì sera era stato lo stesso vicepremier e leader del Carroccio a ribadire la posizione: “Io non tolgo soldi alla sanità italiana per fare andare avanti una guerra che è persa“, ha detto Matteo Salvini in un collegamento televisivo a poche ore dall’incontro a Palazzo Chigi tra la premier e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Così mentre Meloni assicura a Kiev che “l’Italia continuerà a fare la sua parte”, la Lega si oppone.
Poche ore dopo scende in campo un altro big del partito, il capogruppo del Carroccio al Senato: “Sarebbe bene, vista la situazione attuale, attendere l’evoluzione delle trattative in corso sul piano di pace Usa così da poter definire un provvedimento pienamente coerente con il percorso diplomatico intrapreso e in grado di includere le garanzie di sicurezza per l’Ucraina che emergeranno dal negoziato internazionale”, ha detto Massimiliano Romeo, interpellato da Affaritaliani. Posizione confermata in un’intervista al Foglio, nella quale Romeo sottolinea che “non c’è alcuna fretta, non vedo ragioni per correre” sul prolungamento per tutto il 2026 degli aiuti militari all’Ucraina: “Continueremo a sostenere Kiev, senza dubbio, ma il ‘come’ diventa ovviamente determinante”, spiega. Capogruppo della Lega che contesta anche il concetto di “pace giusta“, ribadito anche ieri dalla stessa Meloni dopo l’incontro con Zelensky: “Quando ne sento parlare resto sempre un po’ così. È un concetto che non mi convince. Esiste la pace possibile, quella che si può fare. E per questo credo che bisognerebbe ispirarsi di più al pragmatismo“.
L’opposizione interna al governo della Lega ha già prodotto i primi risultati: pochi giorni fa era slittato il voto in Consiglio dei ministri sul decreto per inviare pacchetti militari a Kiev. Nonostante questo Meloni e l’altro vicepremier Antonio Tajani continuano ad assicurare che entro la fine del mese arriverà l’ok al decreto per la proroga per tutto il 2026 dell’autorizzazione all’invio di armi a Kiev.
Intanto anche l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci concorda con la posizione di Romeo: “Siamo in un momento topico del conflitto, secondo me dobbiamo aspettare di avere una situazione più chiara. Rischiamo di approvare un decreto che poi tra un mese decade perché la situazione è totalmente cambiata”, ha detto il vicesegretario del Carroccio. Vannacci si spinge oltre e parla anche dell’allarme sui droni russi: “Ci dicono che con i droni stanno invadendo l’Ue. Ma non li catturano mai questi droni? Non abbiamo una prova tangibile“. Per l’ex generale “c’è una propaganda occidentale molto aggressiva. L’Occidente che ha i sistemi anti-droni più avanzati del mondo. Possibile che non ne abbiamo catturato uno?”. Per Vannacci, “l’alternativa” alla pace ragionevole in Ucraina è “andare a combattere e a morire per Kiev. Perché l’Ucraina non ce la fa e non serve un generale a dirlo, basta guardare gli indicatori. Solo nel 2025 sono stati 160mila i giovani che sono scappati dall’Ucraina per evitare il fronte”. Quindi, chiede: “Cosa facciamo?”.