San Raffaele, farmaci sbagliati e dosi 10 volte superiori a quelle prescritte. Regione Lombardia: “Indagine dell’Ats”
Un’indagine dell’Ats su richiesta della Regione Lombardia. E’ scattata, riferisce il Corriere della Sera, sull’ospedale San Raffaele di Milano – che fa parte del Gruppo San Donato ed è un istituto privato che opera in convenzione con il Servizio sanitario regionale – dopo i gravi disservizi che avrebbero interessato il terzo piano del padiglione “Iceberg” tra la notte del 5 e il 6 e domenica 7 dicembre. Sotto esame sono finite le modalità con cui è stata gestita l’assistenza infermieristica in reparti ad altissima complessità, come la Medicina ad alta intensità, la Medicina di cure intensive e l’Admission room, affidata a una cooperativa esterna accusata di essere priva delle competenze necessarie.
La scelta sarebbe stata presa dall’amministratore unico Francesco Galli, che ha rassegnato le dimissioni, nonostante le riserve espresse dal personale interno che aveva sconsigliato il ricorso a operatori esterni vista la delicatezza delle condizioni dei pazienti. Secondo quanto emerge da mail interne circolate tra sabato e domenica, gli infermieri della cooperativa avrebbero commesso errori tali da determinare “situazioni ad elevatissimo rischio per i pazienti”.
Tra gli episodi segnalati, il medico di guardia riferisce di un’operatrice che non conosceva adeguatamente la lingua italiana né i nomi dei farmaci, tanto da confondere l’Amiodarone 150 mg con un inesistente “modarone” da 500 mg, arrivando a somministrare una dose dieci volte superiore a quella prescritta. Un’altra infermiera, riferisce ancora il quotidiano di via Solferino, non sarebbe stata in grado di gestire correttamente la ventilazione non invasiva di un paziente. “È una situazione troppo pericolosa. Errori irrecuperabili sono dietro l’angolo ed è solo una questione di tempo”, scrive uno dei medici coinvolti.
Di fronte alle difficoltà operative, la direzione sanitaria ha istituito un’unità di crisi. Sono stati temporaneamente bloccati i nuovi accessi ai reparti interessati dal pronto soccorso e i pazienti più critici sono stati trasferiti in altre strutture o reparti. Al terzo piano del padiglione “Iceberg” sono stati inseriti in turno infermieri già assunti dall’ospedale. Fonti sindacali riferiscono che, per fronteggiare l’emergenza, sarebbero stati offerti compensi straordinari: 600 euro per il turno diurno e fino a 1.000 euro per quello notturno agli operatori disponibili. La situazione sarebbe tornata sotto controllo nella giornata di domenica.
L’assessore al Welfare Guido Bertolaso ha espresso «massima attenzione e preoccupazione» per l’episodio, annunciando l’avvio immediato dell’indagine da parte dell’Ats. Il caso ha acceso anche lo scontro politico in Consiglio regionale. L’opposizione va all’attacco: Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd, definisce quanto accaduto “inaccettabile” e lo indica come l’ennesima prova dello squilibrio, nella Lombardia governata dal centrodestra, tra sanità pubblica e privata, chiedendo spiegazioni al presidente Attilio Fontana.