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Sull’antisemitismo cadono gli angeli renziani, da Graziano Delrio a Filippo Sensi

Per quale motivo il senatore Clerico-Dem si è reso autore di una bestemmia intellettuale con il ddl che equipara qualsivoglia critica allo Stato d’Israele all’antisemitismo?
Sull’antisemitismo cadono gli angeli renziani, da Graziano Delrio a Filippo Sensi
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Per quale motivo il senatore Clerico-Dem Graziano Delrio, simpatizzante di Comunione & Liberazione e padre di nove figli (non lo fò per piacer mio/ ma per dar dei figli a dio?), si è reso autore di una vera e propria bestemmia intellettuale promuovendo il dettato legislativo che equipara qualsivoglia critica allo Stato d’Israele all’antisemitismo? Tutto ciò senza neppure poter addurre a giustificazione del proprio obnubilamento quei reiterati abbracci dell’Ignazio Benito La Russa che hanno fatto perdere il senso della realtà alla collega a vita Liliana Segre.

Dunque, la presa di posizione che grida vendetta se non a dio (che – ammesso ci sia – già Grozio invitava a non disturbare con quisquilie politiche), almeno a quell’onestà intellettuale che dovrebbe guidare un eletto del popolo; il rispetto dell’intelligenza altrui imprescindibile per un cristiano ferventemente veritiero («Sia il vostro parlare: “Sì, il sì”, “No, il no”; il di più viene dal Maligno», Matteo 5:37). Mentre la succitata proposta legislativa è semplicemente un obbrobrio per almeno due ragioni; una storica e l’altra politica. Nel primo caso l’attribuzione ai cittadini di Israele il monopolio del titolo di “semiti”, quando altri – palestinesi in primis – possono vantarne il diritto con ben maggiori ragioni. Nell’altro, il retro-pensiero volpino che mira con tale mossa a ricavare un duplice vantaggio: strizzare l’occhio al club dei signori del denaro di cui la finanza ebraica è socia benemerita, da quando i figli del cambiavalute aschenazita Mayer Amschel Rothschild vennero elevati a ranghi nobiliari dai monarchi dell’ottocento (l’imperatore Francesco II d’Austria e la regina Vittoria); concorrere a sgambettare la pericolante segretaria del Pd – Elly Schlein, pattinatrice sulle bucce di banana – e incassare benemerenze da spendere nelle negoziazioni interne che verranno.

Nell’un caso come nell’altro un palese inginocchiamento innanzi al tabernacolo del potere. Spettacolo orribile che diventa turbamento per il vostro blogger apprendendo che il primo firmatario del disegno di legge, che equipara antisionismo ad antisemitismo, è un collega di Delrio: il senatore Filippo Sensi, che il sottoscritto ricorda ben diverso dall’attuale genuflesso. Almeno trentacinque anni fa, quando era un simpatico tombolotto con cui praticavo militanza comune sul fronte della laicità nelle pagine di “Moralità provvisoria”, house organ del centro Gobetti milanese.

Ma già, in politica Sensi e Delrio sono uova lasciate a schiudersi nel nido piddino da Matteo Renzi, a disposizione per future operazioni destabilizzanti (per poi passare dall’incasso) del supremo maestro rignanese di cinismo in questi tempi e in questa terra desolata. Di cui ne aveva intravisto il senso (singolare minuscolo) un grande irregolare del dopoguerra, il libero pensatore fuori dagli schemi e premio Nobel Albert Camus, prematuramente scomparso: “tempi mediocri non possono che partorire profeti dalle vuote parole”. E lo storico Tony Judt, anch’esso prematuramente scomparso, chiosava: “Gli anni Settanta ne offrono un vasto assortimento”.

Figuriamoci cosa partorisce l’odierna stagione, flagellata da immense maree di cinico opportunismo, venute da lontano lasciando sull’arenile anime ridotte a ossi di seppia (a volte mi domando cosa Filippo pensi di sé, e della sua irresistibile carriera di Palazzo, nella begmaniana “ora del lupo” tra la notte e l’alba in cui si muore e si rinasce, l’ora terribile dei rimpianti). L’onda anomala che ha trasformato due spiriti credenti in angeli caduti. Probabilmente ultimi – ad oggi – di un lungo corteo che potremmo far iniziare con Bill Clinton e Tony Blair. Sedicenti politici post-ideologici ridotti a politicanti in carriera, smarrendo qualsivoglia spinta ideale originaria (sempre che ci fosse); sedotti dal reaganismo e dallo spirito del tempo al compito di convertire New Democrats e New Labour in cultori della religione pagana adoratrice del mercato, dello Stato minimo, della new economy globalizzata che tritura senza sosta lavoro vivo. Dell’entrata nel Paese dei balocchi della finanza. Operazione chiamata eufemisticamente “Terza Via”.

Non inganni la sede del think tank londinese, la London School presunto santuario dell’intellighenzia liberal. Visto che l’operazione è affiancata della trasformazione dell’intellettuale, già critico impietoso e incorruttibile della società e delle sue evoluzioni, nel comunicatore, gran banalizzatore al servizio di chi lo ingaggia.

Sicché ormai non credo ci sia molto da attendere – in quanto a contestazione di un potere marcio (se non fosse artatamente delegittimato, il termine sarebbe “populismo”) – dalla generazione dei tardi baby boomers (la mia come di Delrio) e da quella successiva dei Millenials (i Filippo Sensi). Forse l’unica speranza in un’inversione di tendenza va riposta nei ventenni (gli Z), che oggi scendono in piazza per Gaza e vengono presi a manganellate dalla polizia di Giorgia Meloni.

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