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Nidi aperti la sera, crescono gli esperimenti. Ma restano le liste d’attesa. “Paradosso Pnrr, avremo più asili ma senza il personale per aprirli”

Tante le iniziative dei privati, un po’ meno quelle del pubblico che deve fare i conti con le carenze di personale e i limiti contrattuali di operatrici già spremute al massimo. Anci: "Servono investimenti strutturali"
Nidi aperti la sera, crescono gli esperimenti. Ma restano le liste d’attesa. “Paradosso Pnrr, avremo più asili ma senza il personale per aprirli”
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In Piemonte, in circa cento asili nido, senza alcuna spesa per le famiglie, i bambini potranno restare di più a scuola oppure andarci anche il sabato mentre a Roma al Municipio XIV è partita l’iniziativa “Stasera esco io”: due scuole comunali (nidi e infanzia) restano aperte fino alle 22,30 per concedere a mamme e papà una serata senza figli.

Un esperimento, quest’ultimo, attivato per la prima volta nella capitale ma già sperimentato con successo all’ asilo “YoYo” di Genova. C’è attivo anche l’asilo nido Dadà a Milano che accoglie più bimbi al costo di 90 euro a notte dalle ore 17.30 e i “Folli folletti” di Trieste che oltre ad essere aperto ogni giorno fino alle 20 garantisce ai genitori di accedere ad un servizio 24 ore. Nel 2024 presso le strutture Montessori e Coccinella di Cesano Boscone è stato organizzato il servizio “Stasera esco anche io”, che permetteva a trenta bimbi di età compresa invece tra i 2 e i 6 anni di cenare all’asilo nido. Tante le iniziative dei privati, un po’ meno quelle del pubblico che deve fare i conti con le carenze di personale e i limiti contrattuali di operatrici già spremute al massimo.

Al Municipio XIV di Roma, l’assessora all’Istruzione Claudia Salerno e il presidente della commissione di competenza Andrea Montanari hanno fatto ricorso, infatti, a personale di cooperative esterno ai dipendenti. Ovunque si cerca di andare incontro alle esigenze delle famiglie anche perché resta il problema che in Italia mancano i nidi: secondo una ricerca dell’Università Ca’ Foscari di Venezia la domanda è in crescita, ma l’offerta fatica a tenere il passo: circa il 59,5 % delle strutture ha oggi bambini in lista d’attesa.

Alcune regioni si avvicinano o superano quota 33 posti ogni 100 bambini: per esempio, regioni come Umbria, Emilia-Romagna, Toscana, Valle d’Aosta — ma molte del Sud restano sotto i 15–20 posti per 100 bambini. Divari anche tra aree urbane e aree interne/periferiche: nei comuni “polo” l’offerta tende ad essere più alta, mentre nelle aree interne è spesso molto limitata. A sottolineare un altro problema è Elena Carnevali, sindaca di Bergamo, delegata istruzioni Anci nazionale. che a ilfattoquotidiano.it spiega: “Il paradosso è evidente: abbiamo nuovi asili nido realizzati con il Pnrr, ma rischiamo di non poterli aprire per mancanza di risorse per la gestione e di personale formato. Questo poi si accentua per i Comuni che hanno superato la soglia del 33% di copertura, che oggi non ricevono alcun sostegno aggiuntivo. Servono risorse strutturali per non vanificare un investimento fondamentale per i bambini e le famiglie”.

È lo stesso ragionamento di Federica Ortalli, presidente Assonidi Lombardia: “Sono diversi i tentativi di andare incontro alle famiglie con l’apertura prolungata. A Milano ci sono asili comunali che accolgono per undici ore e privati che arrivano a 12,30 ore. Alcune aziende che hanno i nidi interni vanno di pari passo con la produzione. Eppure, dobbiamo farci una domanda: qual è il beneficio per il bambino di stare al nido più di dodici ore? Non solo. Dal punto di vista della gestione dell’impresa l’apertura prolungata è insostenibile per i comuni”.

In Piemonte, la Regione, per dare questa opportunità a 3.066 bambini ha destinato oltre 1,2 milioni di euro a 74 Comuni, grazie alle risorse del Fondo Sociale Europeo Plus 2021-2027. Ortalli ci aiuta a riflettere anche su un altro aspetto ovvero il problema di avere un’Italia a macchia di leopardo: “A Milano abbiamo tutti i nidi con le lista d’attesa perché è una città che raccoglie expat da tutto il mondo. Qui nascono come i funghi scuole internazionali mentre in Sicilia finora c’è stata un’altra cultura e un’altra situazione: i nidi sono pochissimi perché i genitori tendevano a tenere i bambini a casa fino all’infanzia. In prospettiva, la fotografia sta cambiando perché ora siamo presenti anche a Palermo e ci hanno chiesto di aprire una sede anche in Puglia”.

A Roma, intanto, Salerno non nasconde che l’iniziativa è nata per dare soprattutto sollievo a quelle famiglie che hanno figli con disabilità. Chiaramente, il servizio che è alle comunali dell’infanzia “Cesare Nobili” e “Camilla Ravera” è stato aperto a tutti: “Sei serate dove i bambini vengono accolti dalle 19,30 alle 22,30. Per ora è stato un vero e proprio successo”.

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