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Stop ai motori termici nel 2035, cresce il fronte UE per rivedere tempi e regole della transizione

Sei governi, tra cui quello italiano, sollecitano Bruxelles a introdurre maggiore flessibilità tecnologica per tutelare competitività e industria europea
Stop ai motori termici nel 2035, cresce il fronte UE per rivedere tempi e regole della transizione
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Il percorso europeo verso lo stop ai motori termici dal 2035 torna in discussione. Sei leader dell’Unione – tra cui la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il premier polacco Donald Tusk – hanno inviato una lettera alla Commissione europea per chiedere una revisione della normativa che impone la vendita esclusiva di veicoli a zero emissioni entro la metà del prossimo decennio. Una posizione che, secondo fonti diplomatiche, è condivisa anche dalla Germania, ormai sempre più aperta a un allentamento della scadenza per proteggere la propria industria automobilistica.

Nel documento, indirizzato a Ursula von der Leyen, i premier di Italia, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca e Bulgaria chiedono che anche dopo il 2035 restino consentite soluzioni come ibridi plug-in, sistemi range extender e celle a combustibile. L’obiettivo è evitare un bando totale della combustione interna, favorendo un approccio più graduale e tecnologicamente neutrale.

“La competitività europea non può trasformarsi in un deserto industriale”, avvertono i leader, sottolineando che nessuna tecnologia rappresenta da sola la via alla decarbonizzazione e che imporre un’unica soluzione rischia di soffocare ricerca e competizione.

La pressione sul tema arriva in un momento complesso per l’automotive europeo. Il rallentamento della domanda di elettrico, l’ascesa dei costruttori cinesi e i dazi statunitensi pesano sulle strategie di colossi come Stellantis, Volkswagen e Renault, che devono pianificare investimenti miliardari senza avere certezza sul quadro regolatorio. Anche i costi energetici e del lavoro nell’UE stanno spingendo alcune aziende verso tagli e delocalizzazioni. La Francia, in controtendenza, punta invece su una “preferenza europea” per i veicoli elettrici per difendere la produzione interna.

La Commissione sta preparando un pacchetto di misure a sostegno dell’industria automobilistica, inizialmente atteso per il 10 dicembre ma ora probabile per il 16 dicembre, con la possibilità di un ulteriore slittamento a gennaio. Tra le ipotesi, anche una revisione – più o meno ampia – del phase-out del 2035.

Il ripensamento riflette il cambio di scenario: quando la normativa fu approvata nel 2023, le prospettive dell’elettrico apparivano più ottimistiche. Oggi, la realtà di un mercato più lento del previsto e della crescente concorrenza asiatica obbliga l’UE a interrogarsi sul ritmo della transizione. I prossimi mesi diranno se Bruxelles confermerà la linea dura o aprirà alla flessibilità chiesta da una parte crescente degli Stati membri, Germania inclusa.

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