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Gli italiani e il ritorno della leva: la giungla dei sondaggi e i titoli “furbi” che parlano di maggioranza a favore del servizio militare (a dispetto dei dati)

Il 5 dicembre La Stampa e Il Sole 24Ore hanno pubblicato due rilevazioni favorevoli alla reintroduzione proposta dal ministro Crosetto, senza specificare le note metodologiche, dando informazioni contrastanti sui campioni e leggendo i dati in maniera univoca
Gli italiani e il ritorno della leva: la giungla dei sondaggi e i titoli “furbi” che parlano di maggioranza a favore del servizio militare (a dispetto dei dati)
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Un sondaggio, una tendenza che non emerge netta, un titolo che ne dà una lettura univoca, l’articolo che inizia dicendo l’esatto contrario. E’ quello realizzato da Izi Spa sul servizio militare presentato il 5 dicembre durante l’Aria che tira, su La7. Lo stesso giorno La Stampa lo riprende con un articolo sul proprio sito web su quale campeggia questo titolo: “Un italiano su due vuole la leva obbligatoria. E il 65% la chiede anche per le donne“. Tutto chiaro, sembrerebbe. Invece no, perché andando a guardare i dati le cose non stanno esattamente così.

Secondo l’istituto che ha condotto la rilevazione gli italiani favorevoli sono il 47%, quindi meno di uno su due come riferisce il quotidiano torinese. Tanto che l’inizio dell’articolo racconta il contrario di quello che dice il titolo: “La maggioranza degli italiani resta contraria alla proposta di reintroduzione della leva militare obbligatoria”. Se poi si va a guardare un po’ più in profondità nei dati emerge un’altra contraddizione e si scopre che la realtà è molto più variegata perché, prosegue il pezzo, “il servizio di leva per un periodo di 12 mesi convince il 26,2% di coloro che sono a favore” (in realtà, a guardare il grafico, sarebbe il 26,2% del totale, ndr). Ma tant’è, il titolo comanda, è quello che colpisce la volatile attenzione che il lettore riesce a garantire a un articolo sul web, è ciò che resta impresso nella sua memoria e che sul medio-lungo periodo crea narrazioni capaci di plasmare il sentire dell’opinione pubblica.

Ma qual è la composizione del campione di italiani che hanno risposto al sondaggio? Quanti sono? Che età hanno? Come è stata condotta la rilevazione? Non è dato sapere, perché La Stampa non pubblica la nota metodologica, obbligatoria per legge, che descrive i criteri usati per effettuarla. Inutile cercarla anche sul sito di Izi Spa. In soccorso del lettore curioso ma disorientato arriva Orizzontescuola.it, che riprende il sondaggio aggiungendo un particolare: “La rilevazione è stata condotta su un campione rappresentativo di 800 cittadini italiani“. E dà una lettura diametralmente opposta dei dati, titolando: “Il 53% degli italiani contrario alla reintroduzione della leva militare obbligatoria”. A dimostrazione della duttilità dello strumento, che per natura si presta a essere adattato e piegato a una molteplicità di narrazioni.

Eppure conoscere la composizione del campione sarebbe importante per leggere in maniera corretta i risultati: con l’età media della popolazione che secondo l’Istat è di 46,8 anni sarebbe interessante capire chi ha risposto alle domande. Quanti anni hanno coloro che si sono detti favorevoli alla leva militare? Sono i 50-60-70enni di oggi che ricordano con tenerezza il periodo fatato della loro gioventù e che una caserma nei panni di commilitoni non la rivedranno mai mai? O sono i più giovani, che sarebbero direttamente interessati dalla riforma? Non è dato sapere.

Lo stesso 5 dicembre anche il Sole24Ore ha pubblicato un articolo sul tema. Titolo: “Sondaggio: la maggioranza degli italiani è favorevole alla leva obbligatoria“. La rilevazione è sviluppata, riferisce il quotidiano milanese, “attraverso interviste telefoniche a mille persone, effettuate dal 3 al 6 novembre”. In questo caso, si penserà, le note metodologiche sono a malapena accennate ma almeno ci dicono di quante persone è composto il campione. Invece procedendo con la lettura la questione si fa più nebulosa: “Domanda – prosegue l’articolo -: (…) ‘Il servizio militare obbligatorio dava un senso civico e della nazione ai cittadini che oggi non c’è più’. Su cento risposte, in 28 hanno risposto “molto”; in 34 “abbastanza”. Non sono “per nulla” d’accordo in 19, mentre 14 sono “poco d’accordo”. Perché “cento risposte”? I sondaggiati non erano mille? Ci si intendeva probabilmente riferire ai valori percentuali, ma allora perché non utilizzare il simbolo “%” in modo da non generare dubbi nel lettore?

La confusione aumenta con il passare delle righe: “Lei è d’accordo o non d’accordo per ripristinare una leva obbligatoria di tipo protezione civile, in Italia, con solo una piccola quota volontaria di giovani che fa il servizio armato?”, è la domanda. “Su cento risposte, si sono detti d’accordo in 59 (24 ‘molto’ e 35 ‘abbastanza’)”. Se ne evince che il servizio al quale i 59 italiani sarebbero favorevoli sarebbe di protezione civile, quando l’espressione “leva obbligatoria” nel titolo fa pensare a un servizio militare vero e proprio.

L’autore del rilevamento è un non meglio precisato “istituto di ricerca Remtene” e i suoi risultati “sono stati pubblicati il 28 novembre, nel sito della Presidenza del Consiglio dedicato a questo tipo di indagini”. Qual è questo sito? Forse si tratta di sondaggipoliticoelettorali.it dove per legge devono obbligatoriamente essere resi disponibili tutte le rilevazioni che abbiano valenza politica ed elettorale? Il Sole non lo dice. Di certo si tratta di quella stessa Presidenza del Consiglio guidata da Giorgia Meloni al cui partito Fratelli d’Italia appartiene il ministro della Difesa Guido Crosetto che non più tardi del 27 novembre – il giorno prima della pubblicazione del sondaggio – ha annunciato un ddl che prevede un servizio di leva su base volontaria: “Il documento non parlerà soltanto di numero di militari ma proprio di organizzazione e di regole”, ha specificato il ministro. E la narrazione è servita.

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