
Il deputato dem difende la proposta, mentre emergono dubbi su effetti e limiti alla libertà di critica: dalle riunioni con esponenti israeliani al coordinamento con il centrodestra, il testo accende il dibattito politico
Graziano Delrio che si dichiara allergico alle “purghe e alle censure” – come si legge in un’intervista del Corriere della Sera pubblicata sabato mattina -, in realtà ha presentato la sua proposta di legge che equipara l’antisemitismo all’antisionismo con l’intenzione di limitare i contenuti sui social network, visto che a suo dire sono permeati da […]
Graziano Delrio che si dichiara allergico alle “purghe e alle censure” – come si legge in un’intervista del Corriere della Sera pubblicata sabato mattina -, in realtà ha presentato la sua proposta di legge che equipara l’antisemitismo all’antisionismo con l’intenzione di limitare i contenuti sui social network, visto che a suo dire sono permeati da “gruppi organizzati di estremismo radicale islamico, che hanno grandi finanziamenti, organizzano siti e producono contenuti d’odio a a sfondo antisemita”.
Lo ha detto lui stesso appena una settimana fa, quando è andato a spiegare all’Unione delle associazioni Italia-Israele che “una parte della nostra proposta prevede di costringere l’AgCom – l’autorità garante delle comunicazioni, ndr – a intervenire in maniera più profonda ed efficace”. Per Delrio per l’Italia è un problema serissimo, come ha spiegato alla platea con l’ambasciatore israeliano Jonathan Peled, la deputata leghista Simonetta Matone, il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, e in collegamento quello di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, e la ministra Eugenia Roccella: “In Italia non si considera Hamas per quello che è, non ha niente a che vedere con la lotta partigiana come qualcuno vuole fare credere”, ma “abbiamo bisogno di parlare della visione distorta depositata da questa propaganda terribile”.
Parole bene accolte dagli organizzatori dell’evento e da Celeste Vichi, la presidente dell’Unione delle associazioni che ha premiato il vicepremier Matteo Salvini e che ritiene che il presidente Benjamin Netanyahu abbia fatto bene a reagire con la guerra all’attacco terroristico del 7 ottobre. Vichi e l’ente lavorano ormai da tempo a un disegno di legge che aggiorni la definizione operativa di antisemitismo, e Delrio, che ha visto arrivare in parlamento i testi dei colleghi di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, non ha voluto essere da meno. In occasione del convegno, il dem ha ribadito che lui è “amico di Israele da 40 anni, conosco bene la democrazia israeliana” e “come legislatori non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza di chi ci è vicino”, che in questo caso non è il genocidio in corso nella Striscia di Gaza ma “l’antisemitismo”: “Dopo il 7 ottobre ci si sarebbe dovuti aspettare un moto di solidarietà, e invece no”.
Un sentimento che invece pervade il Pd, visto che sul fronte viaggi per la cooperazione, Delrio ha anticipato il collega Piero Fassino, finito al centro delle polemiche perché volato alla Knesset coi colleghi di maggioranza. L’ex ministro dal canto suo ha ricordato che “di recente – ovvero a maggio, ndr – sono stato in Israele e ho parlato con il ministro degli Esteri, più volte”, Gideon Sa’ar, ministro che ha chiesto di non riconoscere lo stato di Palestina. Oltre che con lui, Delrio ha avuto modo di confrontarsi anche il presidente della Knesset, Amir Ohana, di Likud, il partito nazionalista di destra di cui fa parte anche il presidente Benjamin Natanyah (tra le sue citazioni più celebri: “se desiderate quello che chiamate uno Stato palestinese, costruitelo a Londra, a Parigi, nei vostri Paesi”).
Delrio ha riferito che avendo avuto “esperienza di governo, da ex ministro” ho “invitato loro per quanto ho potuto suggerire di cercare solidarietà e azioni comuni”. Adesso sul ddl, ha concluso, spera di poter fare “lavoro comune con la proposta di Gasparri”, che prevede anche specifici programmi di educazione.
Se da una parte Delrio assicura che si potrà continuare a criticare Israele, l’approvazione di questo testo apre di fatto a molte più interpretazioni, e c’è chi si sta già preparando sugli slogan delle manifestazioni proPal. Vichi, interpellata dal fattoquotidiano.it, specifica che l’iniziativa Delrio è arrivata indipendentemente dalle loro richieste, ma converge: “Noi riteniamo che “Palestina dal fiume fino al mare” sia antisemita, perché vuol dire che dentro non ci deve essere niente, che lo Stato di Israele non deve esistere, che gli ebrei devono essere sterminati un’altra volta. Quindi questo è un passaggio fondamentale”.