
Il 14 febbraio le autorità ucraine avevano affermato che un velivolo senza pilota aveva colpito l'impianto, danneggiando il rivestimento protettivo attorno al reattore numero 4, distrutto nel disastro del 1986
A quasi quattro decenni dall’incidente del 1986 la centrale nucleare di Chernobyl torna a far parlare di sé. L’Agenzia atomica internazionale, riferisce Reuters, ha confermato che il New Safe Confinement (NSC), lo scudo metallico che avvolge il reattore esploso, ha perso le sue funzioni principali di sicurezza, pur senza riportare danni strutturali permanenti. Un’ispezione effettuata […]
A quasi quattro decenni dall’incidente del 1986 la centrale nucleare di Chernobyl torna a far parlare di sé. L’Agenzia atomica internazionale, riferisce Reuters, ha confermato che il New Safe Confinement (NSC), lo scudo metallico che avvolge il reattore esploso, ha perso le sue funzioni principali di sicurezza, pur senza riportare danni strutturali permanenti.
Un’ispezione effettuata la scorsa settimana ha rivelato che la struttura di confinamento in acciaio, costruita con un costo di 1,5 miliardi di euro accanto al reattore distrutto, “aveva perso le sue principali funzioni di sicurezza, compresa la capacità di confinamento”, ha detto il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi. Tuttavia, ha aggiunto, “non sono stati riscontrati danni permanenti alle strutture portanti o ai sistemi di monitoraggio”. “Sono state eseguite solo limitate riparazioni temporanee sul tetto – ha aggiunto Grossi -, ma resta essenziale un restauro tempestivo e completo per prevenire un ulteriore degrado e garantire la sicurezza nucleare a lungo termine”
Il 14 febbraio le autorità ucraine avevano affermato che un drone con una testata ad alto potenziale esplosivo ha colpito l’impianto, provocando un incendio e danneggiando il rivestimento protettivo attorno al reattore numero quattro, distrutto nel disastro del 1986. Le autorità ucraine hanno affermato che il drone era russo. Mosca ha negato che abbia attaccato l’impianto. I livelli di radiazioni sono rimasti normali e stabili e non sono state segnalate perdite di radiazioni, ha affermato l’Onu a febbraio.
Il New Safe Confinement, completato nel 2016, è un’enorme struttura metallica progettata per contenere le radiazioni residue e proteggere l’ambiente circostante dal rilascio di materiali radioattivi. La sua costruzione ha rappresentato uno degli interventi di ingegneria nucleare più complessi degli ultimi decenni, con l’obiettivo di sostituire il vecchio “sarcofago” costruito frettolosamente subito dopo l’incidente.
La perdita delle funzioni principali di sicurezza, spiegano gli esperti, significa che lo scudo non garantisce più pienamente il confinamento delle radiazioni in caso di eventi imprevisti, pur continuando a proteggere l’area dai rischi immediati. L’Aiea ha già avviato interventi di riparazione e ha sottolineato la necessità di una restaurazione complessiva per assicurare la sicurezza a lungo termine della struttura.
La notizia arriva in un contesto geopolitico complesso: la centrale si trova in una regione dell’Ucraina che ha vissuto instabilità negli ultimi anni, e la gestione della sicurezza nucleare è diventata una priorità internazionale. L’agenzia Onu ribadisce che la protezione delle centrali nucleari in contesti di conflitto rimane una questione cruciale, richiedendo monitoraggi continui e interventi tempestivi.