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Milano accoglie il BMW Art Car World Tour e trasforma otto auto in arte viva

All’ADI Design Museum prende forma un viaggio che unisce creatività, motorsport e design. Per raccontare mezzo secolo di sperimentazioni in movimento
Milano accoglie il BMW Art Car World Tour e trasforma otto auto in arte viva
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Milano ha un modo unico di accogliere certi appuntamenti: non li espone soltanto, li interpreta. All’ADI Design Museum il BMW Art Car World Tour arriva come una chiusura ideale dell’anno e come un inizio, perché celebra i cinquant’anni di una collezione che continua a parlare al presente. Otto vetture, otto “sculture in movimento”, come le definisce Luciano Galimberti, presidente del museo, che ha aperto l’esposizione ricordando la missione dell’istituzione: non un mausoleo del design, ma un luogo dove il progetto diventa chiave di lettura del contemporaneo.

Il percorso, infatti, non è costruito per stupire: cerca piuttosto di mettere in relazione le auto con ciò che esse rappresentano. Calder, Stella, Lichtenstein, Mahlangu, Koons, Chia, Holzer, Mehretu: in mezzo secolo questi nomi hanno trasformato la carrozzeria in una tela capace di muoversi, correre, competere. E il design, inteso come disciplina che traduce visione in forma, diventa così ponte naturale con l’industria, il motorsport, la cultura materiale.

Massimiliano Di Silvestre, presidente e AD di BMW Italia, lo ha spiegato con una chiarezza che va oltre la retorica dell’anniversario: “Le Art Car sono un unicum: arte, design, tecnologia e motorsport che da cinquant’anni si incontrano e si fondono. Esporre otto vetture qui a Milano è un privilegio, ma anche una responsabilità: questa è la tappa più ricca del tour mondiale”. E non è un caso che la Serie 3, nata anch’essa nel 1975, celebri il suo cinquantesimo compleanno nello stesso anno. Un allineamento simbolico che racconta un brand sempre più interessato a costruire dialoghi culturali oltre la dimensione automobilistica.

Il racconto di Thomas Girst, curatore della collezione e responsabile dell’engagement culturale del BMW Group, aggiunge un tassello decisivo: “L’Italia sta celebrando il 50° anniversario delle Art Car con un entusiasmo straordinario. Qui si ritrovano appassionati di design, arte, motorsport e tecnologia: è un momento in cui tutto si tiene, tutto si parla”. E, in effetti, guardando la V12 LMR di Jenny Holzer o la M3 GT2 di Koons, si capisce quanto la componente agonistica sia parte della narrazione estetica, e non un dettaglio accessorio.

La mostra sbarca a Milano, dove resterà fino all’8 gennaio 2026, dopo un anno di tappe internazionali – da Art Basel Hong Kong al Le Mans Classic – e anticipa il 2026, quando tutta la collezione correrà idealmente verso Parigi e Rétromobile per celebrare il mezzo secolo del salone.

Intanto, all’ADI Design Museum si costruisce un percorso che parte dalla 3.0 CSL di Calder, la madre di tutte, e arriva alla più recente creazione di Julie Mehretu, interpretazione su scala della M Hybrid V8, l’auto che ha riportato BMW a Le Mans nella nuova era.
Galimberti, parlando ai presentidurante l’innaugurazione, ha immaginato un sogno: “Vederle circolare per strada sarebbe magnifico, un traffico colorato e felice. Non si può, ma il museo è il luogo dove questo sogno può prendere forma”. Ed è davvero così: la sala diventa un’arena dove cinquanta anni di sperimentazione artistica corrono in parallelo ai cambiamenti della mobilità, della società, del gusto.

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