
A dirlo è l’annuale rapporto del gruppo di lavoro della fondazione Agnelli, coordinato da Martino Bernardi. Un campanello d’allarme anche per la futura filiera formativa tecnologico-professionale “4+2”
La sperimentazione dei tecnici e dei licei quadriennali, avviata nell’anno scolastico 2018-19 ai tempi della ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, è andata male: i risultati all’università dei diplomati quadriennali risultano nel complesso inferiori a quelli dei diplomati quinquennali per i voti agli esami e anche per il numero di crediti ottenuti, sebbene meno nettamente. A dirlo è l’annuale rapporto di “Eduscopio”, il gruppo di lavoro della fondazione Agnelli, coordinato da Martino Bernardi, che quest’anno ha analizzato i dati di 1.355.000 diplomati italiani di 8.150 scuole in tre successivi anni scolastici (2019/20, 2020/21, 2021/22) per proporre in modo semplice e trasparente informazioni utili a capire se la scuola superiore dove questi studenti hanno conseguito la maturità ha svolto un buon lavoro.
“Numeri – sottolinea la fondazione – che non devono essere adoperati per individuare il liceo migliore d’Italia perché, pur ammettendo che dal punto di vista statistico esiste il primo in classifica, questa analisi non ha un valore scientifico perché quella scuola andrebbe confrontata al contesto”. Alcuni valori, tuttavia, sono rilevanti: “Le scuole di provincia non hanno nulla da invidiare a quelle delle città. Dalle nostre valutazioni risultano eccellenze in luoghi periferici dove la coesione sociale favorisce lo studio. A parte Roma, questo dato emerge a Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Torino. Resta poi un divario tra Nord e Sud in merito agli esiti nel mondo lavorativo ma tutto è rapportato non solo ad una valutazione endogena (ovvero la qualità della scuola) ma esogena (il contesto sociale)”.
La vera novità di quest’anno, tuttavia, riguarda proprio gli studenti quadriennali che hanno, dunque, svolto l’esame di maturità nel giugno 2022. “Per cominciare – sottolineano i ricercatori – a capire l’efficacia della sperimentazione, sulla quale sono pochissime le informazioni ufficiali, abbiamo analizzato gli esiti dei diplomati quadriennali secondo i criteri di Eduscopio – in particolare, i risultati nel primo anno di università – confrontandoli con quelli dei loro compagni che hanno, invece, seguito il tradizionale percorso quinquennale”. Stiamo parlando di 142 istituti fra statali e paritari (su un totale di circa 190, che risultano avere aderito originariamente al bando della sperimentazione e a un suo successivo ampliamento).
“Per verificare – cita il rapporto – se il percorso nel primo anno accademico dei diplomati quadriennali si sia distinto o meno – in termini di propensione all’immatricolazione, di voti agli esami e di Cfu conseguiti rispetto a quelli previsti – da quello dei loro compagni che hanno completato un corso “tradizionale” quinquennale, abbiamo individuato gli studenti che hanno conseguito un diploma di maturità di un certo indirizzo (classico, scientifico ecc.) in istituti che, per quella maturità, avevano attivato entrambi i percorsi, quadriennale e quinquennale. In questo modo è stato possibile confrontare ragazze e ragazzi che hanno studiato in un contesto educativo “omogeneo“. Sulla base di questo criterio, abbiamo raffrontato 1.885 diplomati quadriennali con 8.558 diplomati quinquennali compagni di scuola dei primi”.
Risultato? Dal punto di vista dell’immatricolazione, non si osservano differenze significative tra i diplomati quadriennali e quelli quinquennali ma una volta immatricolati, i quadriennali ottengono, a parità di altre condizioni, voti leggermente inferiori a quelli dei loro compagni quinquennali; anche la stima della percentuale di crediti (Cfu) ottenuti sembra suggerire una minore efficacia da parte dei diplomati quadriennali immatricolati al primo anno nel superare gli esami e raggiungere il numero di crediti richiesti.
“I risultati della nostra analisi – ha commentato il direttore della Fondazione, Andrea Gavosto – suggeriscono che un percorso quadriennale che anticipi a 18 anni l’uscita dalla scuola secondaria, in assenza di un profondo ripensamento didattico e organizzativo, potrebbe avere effetti negativi sulle competenze degli studenti e sulle loro prospettive successive. Non è vero, peraltro, che nella maggior parte dei Paesi europei la scuola secondaria finisca a 18 anni, come talvolta si afferma. Più in generale, prima di mettere a sistema riforme con l’obiettivo di migliorare la qualità degli apprendimenti e le opportunità di successo degli studenti italiani, credo sarebbe doveroso valutare l’efficacia delle sperimentazioni che anticipano le riforme auspicate, così da poter ancora intervenire per tempo con aggiustamenti, allorché gli esiti non siano quelli originariamente attesi. Questo, purtroppo, non sempre avviene nel nostro Paese”.
Il vero dramma sembra essere quello, in ogni caso, che avviata la sperimentazione nessuno ha verificato com’è andata. Percentuali che potrebbero valere come campanello d’allarme anche per la futura filiera formativa tecnologico-professionale “4+2”, che a partire dall’anno scolastico 2026-2027 supererà la fase sperimentale per diventare un nuovo ordinamento stabile del sistema nazionale di istruzione e formazione.
Scendendo in merito alle analisi puntuali prendiamo in riferimento solo la città di Milano, Per quanto riguarda le migliori scuole in riferimento agli esiti universitari di chi li ha frequentate troviamo tra i licei classici i soliti “Berchet”, “Sacro Cuore” e “Carducci”, con una bella rimonta rispetto al 2024 del “Beccaria”; tra gli scientifici “Volta”, “Vinci” e “Carrel”; alle scienze umane si consolidano “Maria Consolatrice”, “Virgilio” e “Faes”; stessa musica al linguistico dove restano ai primi posti “Manzoni”; “Virgilio”; “Tenca”. Al tecnico economico rispuntano “Manzoni”, “Verri” e “Sraffa” lasciando in fondo alla classifica sempre “Pareto” e “Zappa”, mentre al tecnologico il “Catteneo” detiene il primato ma al secondo posto si piazza il “Torricelli” che lo scorso anno era tra gli ultimi.
Per quanto riguarda gli esiti lavorativi, invece, sempre a Milano ai tecnici economici sono il “Verri”, “il Besta” e il “Pasolini” ad avere la maglia rosa facendo rallentare il “Custodi” e lo “Zappa”. Ai tecnologici vincono “Torricelli”, “Sraffa” e “Lagrange” ; ai professionali per i servizi “Vespucci”, “Porta” e “Brera” e ad industria e artigianato “Luxemburg”; “Correnti” e “Settembrini”.