Due rabbini ortodossi statunitensi, esponenti del movimento ebraico antisionista “Neturei Karta”, alla vigilia dello sciopero indetto dall’Usb che ieri ha visto sfilare in corteo 5mila persone a Genova, hanno voluto essere presenti per esprimere la posizione di molti ebrei ultraortodosssi nei confronti dello Stato di Israele.
“Abbiamo voluto essere presenti in questo sciopero al fianco del Collettivo autonomo lavoratori portuali e frequentiamo le piazze a sostegno della Palestina perché è importante la gente capisca che stare al fianco del popolo palestinese è parte della filosofia ebraica. È ciò che l’ebraismo ci impone”, ha spiegato il rabbino Yisroel Dovid Weiss di Monsey (New York). “Noi siamo ebrei religiosi, fedeli all’ebraismo, ed è proprio per questo che ci opponiamo totalmente a ciò che sta accadendo: all’inumanità, al genocidio in corso a Gaza e, più in generale, all’occupazione e all’esistenza stessa dello Stato di Israele”.
Anche l’altro rabbino newyorkese presente a Genova, Dovid Fieldman, ha voluto spiegare a ilfattoquotidiano.it la posizione del movimento “Jews United Against Zionism”: “Per noi lo Stato di Israele è contro la religione. L’ebraismo è un culto millenario, esiste da oltre 3.000 anni e ha come unico scopo servire Dio. È fondamentale chiarire al mondo che sostenere il sionismo non è una necessità. Chi si oppone al sionismo non è antisemita: questa è una falsità maligna. Al contrario, è il sionismo a essere antisemita, perché ha creato una frattura tra ebrei e arabi, tra ebrei e musulmani, generando diffidenza, odio e sofferenza in tutto il mondo”.
Parlando del corteo di Genova e dello sciopero dell’Unione sindacale di base (Usb), i rabbini hanno detto: “Speriamo che queste iniziative spingano i politici e i governi a smettere di sostenere i bombardamenti e l’uccisione del popolo palestinese. È un dovere umano e religioso agire per fermare questa occupazione e questa oppressione. I palestinesi vogliono solo vivere e non accettano l’occupazione: vanno salvati, e come ebrei dobbiamo contribuire a renderlo possibile”.
A chi chiedeva se questa posizione li metta in conflitto con altri settori della comunità ebraica, rispondono: “Sì, la componente sionista e l’estrema destra israeliana ci attaccano con violenza, ma ringraziando Dio, in tutto il mondo, nelle strade di Gerusalemme e ovunque, le comunità ebraiche veramente religiose ci sostengono. L’ebraismo e il sionismo sono in contraddizione: per questo li combattiamo”.
Uno dei due mostra dei manifesti: “Qui c’è scritto ‘L’antisemitismo non è l’antisionismo’. Questo è un messaggio fondamentale, soprattutto in Europa dove c’è tanta confusione su questo punto”. Poi indica una fotografia: “Questo è il rabbino capo della Palestina, prima della fondazione dello Stato di Israele. Diceva chiaramente: ‘Ci opponiamo a uno Stato ebraico in qualsiasi parte della Palestina’. Lo stesso vale oggi per decine di migliaia di ebrei: queste immagini vengono da Gerusalemme, sono le manifestazioni di ebrei antisionisti contro Israele. Ogni volta che Netanyahu viene negli Stati Uniti, decine di migliaia di ebrei manifestano contro di lui”.
Mostrano anche altre immagini: “Qui vedete rabbini, anche anziani, e bambini picchiati brutalmente dalla polizia israeliana solo perché manifestano e si rifiutano di prestare servizio militare. È scandaloso: lo Stato di Israele accusa tutti di antisemitismo, ma sono proprio loro a compiere le violenze più gravi contro gli ebrei”. “È una falsa religione quella che promuovono – aggiungono –. Parlano in nome dell’ebraismo, ma non ne seguono i precetti. Lo Stato di Israele è una finzione: non rappresenta la nostra fede”. A sostegno della loro posizione, mostrano un volume: The Rabbis Speak Out. “È un libro che raccoglie 130 anni di opposizione ebraica al sionismo, ben prima della nascita dello Stato di Israele. Dentro ci sono le parole dei più grandi leader religiosi del mondo ebraico, dall’Ungheria, dalla Russia, dallo Yemen, dal Marocco: ognuno di loro ha detto chiaramente che lo Stato di Israele è inaccettabile”.