Economia

Il marketing non è un post su Facebook

Troppe PMI confondono strumenti e strategia: rincorrono mode, sprecano budget e ignorano i clienti. L’era del “meno” è l’occasione per tornare alla sostanza

Nelle piccole imprese italiane il marketing è diventato una sorta di parola totem: la si pronuncia per sentirsi moderni, per mostrare ai clienti che “si è cambiato passo”, o per dare un tono professionale a riunioni che spesso restano improvvisate. Ma dietro quella parola, troppo spesso, non c’è una strategia: c’è confusione. Per molti imprenditori marketing significa “fare un post su Facebook”, “mettere qualche euro di sponsorizzata”, “rifare il logo”. Nulla di più.

Negli anni scorsi si è diffusa l’idea che la soluzione fosse “fare di più”: più social, più strumenti, più piattaforme, più campagne. La convinzione che il digitale fosse economico e miracoloso ha portato anche micro-imprese con due o tre dipendenti a investire in software mai usati, agenzie cambiate ogni sei mesi, consulenze frammentate. Il risultato? Più spese, meno risultati. È la trappola del “di più”.

Oggi, invece, siamo nell’era del “meno”: meno budget, meno tempo, meno illusioni. I costi dei media digitali sono aumentati, la visibilità organica è crollata e molte tecnologie acquistate non vengono utilizzate neanche per metà del loro potenziale. Per le imprese familiari e per le piccole realtà territoriali, questo paradossalmente è un vantaggio: si torna alla sostanza.

La sostanza del marketing – quello vero – per una piccola impresa si riassume in tre parole: chiarezza, coraggio, connessione.
Chiarezza significa capire cosa serve davvero. Un panificio di quartiere non ha bisogno di un CRM complesso: ha bisogno di capire quali prodotti amano i clienti al mattino, quali nel weekend e come comunicarlo in modo coerente.
Coraggio significa eliminare ciò che non funziona. Se un ristorante investe da mesi in post sponsorizzati che non portano prenotazioni, deve smettere di farlo e rivedere il messaggio, non aumentare il budget “perché ormai lo facciamo da sempre”.
Connessione significa creare relazioni vere. Una piccola officina che pubblica video brevi in cui spiega in modo semplice come evitare guasti comuni crea più fiducia di chi posta foto patinate ma anonime.

Per capire come si applica questo approccio basta pensare, esperienza vissuta direttamente, che una catena di negozi di abbigliamento ha deciso di non rincorrere TikTok come tutti i suoi concorrenti, ma di concentrarsi su WhatsApp per mandare ai clienti abituali foto dei nuovi arrivi, ottenendo più vendite dirette e senza costi.

Il problema non è “fare marketing con poco”, ma non sprecare ciò che si ha. Anche l’intelligenza artificiale, che affascina tanti imprenditori, rischia di diventare solo un’altra spesa inutile se non viene utilizzata per obiettivi semplici e misurabili: automatizzare le risposte ai clienti, migliorare un preventivo, semplificare la comunicazione. Non serve “essere ovunque”, ma scegliere dove essere efficaci.

In un mondo in cui tutti parlano di marketing, sopravvive chi lo capisce davvero. Non servono budget enormi, servono scelte precise. E oggi, per le piccole imprese italiane, questa è la forma più concreta e rivoluzionaria di crescita.