“Non è un dato scientifico attendibile, dati nulli”, i consulenti della famiglia Poggi sugli esiti del Dna sulle unghie di Chiara per il caso Garlasco
I risultati comunicati dalla perita nominata dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, sul Dna rilevato sulle unghie di Chiara Poggi non spostano nulla di quanto già noto dal processo d’appello bis che portò alla condanna di Alberto Stasi. È la convinzione dei consulenti della famiglia Poggi. Un risultato, quando è “in condizioni di criticità e non è consolidato” – perché il perito Francesco De Stefano nell’appello bis a carico di Alberto Stasi “lo ha ripetuto e non ha avuto lo stesso esito” – non è un “dato scientifico attendibile”. Se nel 2014 quel materiale genetico, trovato sulle unghie di Chiara, dopo le analisi fu dichiarato “non consolidato” e non comparabile, quei dati documentali parziali non possono essere usati per una valutazione biostatistica, come fatto dalla perita nell’incidente probatorio, perché non hanno validità “scientifica” e sono “nulli”. I genitori e il fratello di Chiara, assistiti dai legali Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, con i consulenti Marzio Capra e Dario Redaelli, quindi respingono l’ipotesi di un’attribuzione che comunque la perita, Denise Albani, non ha minimamente effettuato
A consulenti e legali della famiglia Poggi non è arrivata ieri la relazione con i dati dell’analisi biostatistica della perita Denise Albani. In serata è arrivata una mail dall’ufficio della gip di Pavia Daniela Garlaschelli con la quale si chiedeva, in sostanza, ai consulenti delle parti di depositare qualche giorno prima dell’udienza del 18 dicembre, fissata per la discussione degli esiti della perizia, le loro osservazioni e relazioni. E si faceva riferimento a una mail della perita Albani del mattino sul deposito degli esiti dei calcoli biostatistici, nella quale veniva spiegato anche che la perizia conclusiva sarà depositata entro il 5 dicembre.
Secondo i consulenti della famiglia Poggi, è un errore scientifico condurre un’analisi biostatistica su dati documentali che non hanno validità perché “non consolidati” con repliche attendibili, ossia quelli effettuati nove anni fa dal perito De Stefano. Quei dati documentali sui profili genetici individuati sulle unghie di Chiara (era emerso anche il cosiddetto “ignoto 2”) non sono utilizzabili, oltre a essere “parziali e misti”.
Per capire di cosa si tratta è necessario fare un passo indietro, ai tempi della perizia affidata appunto nel 2014 al professor De Stefano dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano. Allora, i margini delle unghie della 26enne, che erano stati repertati 7 anni prima durante l’autopsia, vennero ‘sciolti’ con particolari reagenti. Il risultato di tale operazione furono tre provette contenenti il materiale biologico che venne esaurito nelle tre estrazioni effettuate, ognuna delle quali restituì un profilo maschile ma differente, non ripetitivo.
Per questo, come ha messo a verbale la genetista Albani, già venerdì 26 settembre, durante l’udienza per la proroga dell’incidente probatorio, si tratta di un dato non consolidato oltreché misto – sono sovrapponibili più Dna, compreso quello di Chiara – e incompleto perché il materiale su cui si era lavorato era degradato al punto da non consentire un risultato certo. In questo quadro, la parte più rappresentativa di tale materiale biologico che riguarda “Ignoto 1” – quella che per i consulenti della Procura pavese apparterrebbe a Sempio – è stato sottoposto a un confronto biostatistico grazie a un software di ultima generazione. Che ha appunto restituito un Dna “compatibile” con la linea maschile della famiglia Sempio, ma si tratta di un “aplotipo parziale misto, degradato e di bassa intensità” il cui risultato “non è consolidato”. Di fatto, quello che era stato concluso da De Stefano che stabilì che erano troppo degradate e in quantità troppo limitata.