
Scontro totale nel centrodestra dopo lo stop a Palazzo Madama che ha spiazzato la stessa presidente del Consiglio. Ora il leader del Carroccio si intesta la frenata
Matteo Salvini abbatte il ddl stupro, Eugenia Roccella addirittura prospetta che ci sia “l’inversione dell’onere della prova” (una falsità, come detto dal magistrato Fabio Roia) e Carlo Nordio avverte su un presunto rischio di “interpretazioni eccentriche”. E mentre la senatrice Giulia Bongiorno, colei che fisicamente ha fermato la legge a Palazzo Madama per ulteriori approfondimenti, assicura che si andrà avanti spediti, deve intervenire anche il presidente del Senato Ignazio La Russa per dire che Giorgia Meloni “non ha cambiato idea” e sull’inserimento del concetto di “consenso libero e attuale” nel reato di violenza sessuale si farà. “Meloni, su questo ho informazione, non fa nessun passo indietro”, ha detto il presidente del Senato, “non è lei che ha formulato il testo ma ha detto ‘bisogna rafforzare la tutela delle donne’, credo che sia Schlein che Meloni siano perfettamente d’accordo”.
Intanto però, il Carroccio cavalca la battaglia politica (che di fatto ha danneggiato la premier) e si intesta la frenata. Il consenso è “assolutamente condivisibile come principio”, ha dichiarato il ministro dei Trasporti, “ma una legge che lascia troppo spazio alla libera interpretazione del singolo è una legge che rischia di intasare i tribunali e alimentare lo scontro invece di ridurre le violenze”. Il disegno di legge prevede che “senza consenso libero e attuale” si configuri il reato di violenza sessuale. Una formulazione contro cui si scaglia il Carroccio che, per bocca del leader, arriva a sostenere: “Questa sorta di consenso preliminare, informato e attuale, così come è scritto, lascia lo spazio a vendette personali, da parte di donne e uomini, che senza nessun abuso userebbero una norma vaga per vendette personali che intaserebbero i tribunali”. A bloccare l’approvazione, già data per scontata, è stata ieri la senatriceBongiorno, dietro cui ora Salvini si nasconde definendola “esperta e avvocata di tante donne vittime di violenza e molestia”.
Proprio Bongiorno oggi è intervenuta per garantire che farà in modo che la legge vada spedita. “Ho già dato il termine per lunedì per indicare gli esperti da audire”, ha dichiarato la presidente della commissione Giustizia. “Ho chiesto ai gruppi che non vengano sentite persone che non sono esperte, quindi voglio tecnici. In secondo luogo è vietato superare il numero di due per gruppo. Sarà un breve ciclo di audizioni di esperti”. Resta però il rallentamento.
La proposta di legge bipartisan vuole riscrivere l’articolo 609-bis del codice penale sul reato di stupro. Il testo, approvato all’unanimità alla Camera, è il frutto di un accordo ai vertici tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein che introduce nel codice il nuovo concetto di “consenso libero ed attuale” di cui bisognerà tener conto nei tribunali. “Un grande passo avanti per il Paese, una piccola grande rivoluzione culturale”, aveva esultato Schlein che spiega: “Su questo terreno bisogna saper mettere da parte le forti divergenze politiche che abbiamo e provare a far fare un salto in avanti al Paese”. Ma di “rivoluzione culturale” aveva parlato anche FdI con la relatrice Carolina Varchi che, in Aula, aveva ringraziato la presidente del Consiglio. Fulcro del provvedimento è, appunto, la nozione di “consenso libero e attuale” introdotta nel codice penale in linea con le disposizioni della Convenzione di Istanbul. L’Italia si allinea ai 21 paesi europei che già hanno fatto questo passaggio.