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Uffici giudiziari, i 12mila precari possono attendere: il governo ha altre priorità

Sit-in stamane a Roma organizzato dal sindacato di base, che chiede una stabilizzazione a tappe: 6.000 dal primo luglio e a seguire altrettanti a scaglioni. Todisco (Usb): "Per fare funzionare il comparto non serve la separazione delle carriere, ma un investimento su personale amministrativo e infrastrutture". Il 5 dicembre sciopero nazionale indetto dalla Cgil
Uffici giudiziari, i 12mila precari possono attendere: il governo ha altre priorità
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Governo come un muro di gomma. Priorità assoluta alla riforma costituzionale su separazione delle carriere e doppio Csm, referendum il prima possibile, ma nessuna apertura per risolvere un problema cruciale, questo sì, per far funzionare la Giustizia: la stabilizzazione di 12 mila precari. Questa mattina c’è stato un sit-in organizzato dal sindacato di base Usb (per motivi logistici davanti al ministero della Funzione pubblica e non della Giustizia). Gli organizzatori chiedono che i lavoratori restino tutti al loro posto e che il governo preveda la loro stabilizzazione a tappe: 6 mila dal primo luglio e gli altri 6 mila a scaglioni.

Il maggior numero dei precari riguarda gli 8 mila addetti all’ufficio del processo (UPP). A questi bisogna aggiungere tra i 1.600-1.800 data entry, addetti alla digitalizzazione degli atti e altri 900 circa tecnici di amministrazione. I loro contratti a tempo, finanziati con il PNRR, del 2022, scadranno a fine giugno del 2026. Attraverso le cosiddette “prove selettive” saranno assunti a tempo indeterminato 3 mila precari dal primo luglio 2026, grazie ai fondi stanziati dalla precedente manovra economica.

La capo di Gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, che sta gestendo il tavolo delle trattative, ha detto alle sigle sindacali che vi partecipano (Cisl Fp; Confsal, Flp; Uil Pa e Confintesa) che saranno stabilizzati altri 3 mila precari, sempre dal primo luglio 2026, con i cosiddetti “fondi assunzionali” a disposizione del ministero della Giustizia. Quindi, 6 mila precari, dopo 4 anni di esperienza, andranno a casa. Con quali conseguenze? “Saranno al collasso – ci dice Pina Todisco, responsabile Usb Giustizia – tanti uffici giudiziari anche di grandi dimensioni, come quello di Milano, dato che hanno più personale precario che di ruolo. Si consideri, inoltre, che molti dei precari hanno assunto ruoli che non erano previsti dal contratto e hanno, con grande abnegazione, affiancato il personale di cancelleria che in tutta Italia ha quasi 14 mila persone in meno”. Riflessioni e richieste ribadite oggi da Todisco e da una delegazione dei manifestanti, a Lina Di Domenico. La capa del Dog (Dipartimento organizzazione giudiziaria) di via Arenula non ha nascosto le difficoltà per tenere tutti e 12 mila i precari anche se ha assicurato che il ministero della Giustizia ci proverà.

Dalle trattative ufficiali con la capo di Gabinetto Giusi Bartolozzi sia Usb che Cgil sono escluse perché non hanno firmato il contratto nazionale delle funzioni centrali ( ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici). Fino a stamattina non c’era stato alcun incontro separato. “Era previsto un incontro con la dottoressa Bartolozzi – ci racconta Todisco – il 27 ottobre alle 17, ma è stato annullato la mattina. Annullato pure il secondo, del 10 novembre, addirittura appena 30 minuti prima. Poi non siamo più stati chiamati. Oggi c’è stata un’apertura del Dog, almeno a parole. L’apprezziamo, ma aspettiamo di vedere i fatti. Se si vuol fare funzionare la giustizia non occorre la separazione delle carriere ma un investimento soprattutto sul personale amministrativo e le infrastrutture”.

Il prossimo 5 dicembre, invece, ci sarà sciopero nazionale dei lavoratori di tutti i dipartimenti del settore Giustizia, indetto dalla Cgil. Il sindacato, oltre alle “stabilizzazioni dei precari” e alla “programmazione delle nuove assunzioni”, chiede “risorse aggiuntive” per gli amministrativi di ruolo che hanno, tra l’altro, gli avanzamenti di carriera bloccati.

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