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Puglia, il “grande inverno” di Vendola: è fuori dal Consiglio. Così il successo di Decaro ha svuotato Avs

Alleanza Verdi Sinistra non arriva al 4% nonostante l'ex governatore, al suo tramonto politico. Dietro la disfatta la legge nata durante la "Primavera pugliese"
Puglia, il “grande inverno” di Vendola: è fuori dal Consiglio. Così il successo di Decaro ha svuotato Avs
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Era stata una candidatura sbandierata, difesa a oltranza, anche a rischio di strappare e far saltare ciò che era considerato cosa ovvia, il nome di Antonio Decaro come aspirante governatore. Si è trasformata nella caporetto di Alleanza Verdi Sinistra e nel tramonto politico definitivo dell’uomo che in Regione Puglia ha aperto la stagione cavalcata poi da Michele Emiliano e ora dall’ex sindaco di Bari. Il partito di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, altri due figli dell’entusiasmo e dei temi di quel tempo, è fuori dal Consiglio regionale e resta a casa Nichi Vendola. La “Primavera pugliese” ha subito numerose metamorfosi ma continua nella sua sostanza, invece per l’uomo che la fece sbocciare è arrivato il grande inverno. Una gelata, un flop, chiamatelo come volete. Triste, solitario y final.

Avs sotto la soglia di sbarramento

L’elezione che doveva consacrare il suo ritorno dopo l’addio alla scena politica e il grande imbarazzo – mai dimenticato da molti – legato alle intercettazioni sull’Ilva svelate dal Fatto (La Corte di Cassazione ha confermato in estate che non fu diffamazione) si è trasformato nel ballo d’addio. Avs è rimasta fuori dal Consiglio nonostante la decisione di candidare Vendola in tre circoscrizioni (Bari, Brindisi e Lecce) nella speranza di trainare la lista. La sinistra ha invece raccolto 54.358 preferenze, il 4,09% degli 831.315 voti espressi per i partiti. Ma la legge elettorale pugliese prevede che ai fini dello sbarramento le percentuali si calcolino sui voti espressi ai candidati presidenti. E Decaro ne ha presi ben 919.665, così Avs è scivolata sotto il 4 per cento.

Nessun “effetto Vendola”: meno di 10mila voti

Addio seggi e niente “effetto Vendola”. In 9.698 hanno scritto il nome dell’ex presidente sulla scheda, un risultato tutt’altro che eccezionale se paragonato ai recordman di preferenze e alla sua presenza in più collegi (due terzi sono arrivati nel Barese). E pensare che Fratoianni, la cui culla politica è stata la giunta Vendola dove fu assessore, e Bonelli, che negli anni ha impostato le sue battaglie sulla “e” di Sel che stava per ecologia, si erano letteralmente imputati sulla candidatura difendendola dall’aut-aut di Decaro che aveva minacciato di rimanere a Bruxelles se si fossero presentati lui e Michele Emiliano.

Il gradimento personale di Decaro affonda Avs

Alla fine, lo strappo era stato formalmente ricucito. Ma Decaro si era coperto “a sinistra” nelle sue liste, come nel Foggiano dove era candidato Tommaso Sgarro, che Vendola appoggiò quando era in corsa come sindaco a Cerignola. Il resto lo hanno fatto il gradimento personale del neo-governatore, capace di convogliare 88mila voti sul solo presidente, e la legge elettorale pugliese che prevede di calcolare le percentuali su quel monte di preferenze. Un sistema nato proprio quando Vendola governava. La ciliegina-beffa sull’epitaffio politico del vendolismo.

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