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Gambe più lunghe col bisturi: tutto sull’intervento di allungamento osseo con rischi e dolori cronici

Il principio è semplice: si taglia l’osso, si inserisce un dispositivo telescopico e ogni giorno si fa “crac-crac” per allungarsi un millimetro alla volta. Il risultato? Mesi di dolore, viti, stampelle
Gambe più lunghe col bisturi: tutto sull’intervento di allungamento osseo con rischi e dolori cronici
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“Diventare più alti in 3 semplici mosse”… forse no. Negli ultimi anni, tra una liposuzione e un filler, la chirurgia estetica ci ha regalato una nuova frontiera: l’intervento per diventare più alti. Sì, avete capito bene: non stiamo parlando delle scarpe con rialzo del mercato rionale, ma di una procedura chirurgica vera, complessa e… decisamente impegnativa. Pare che la moda sia nata un po’ per vezzo, un po’ per disperazione e un po’ perché sui social è diventato normale vedere persone che si fratturano volontariamente le gambe “per qualche centimetro in più”. E in effetti la differenza la fa: soprattutto quando devi infilarti nei pantaloni con un fissatore esterno o spiegare alla nonna perché cammini come un pinguino del Circo di Montecarlo.

Il principio è semplice: si taglia l’osso, si inserisce un dispositivo telescopico e ogni giorno si fa “crac-crac” per allungarsi un millimetro alla volta, come se le tibie fossero un mobile Ikea da estendere. Il risultato? Mesi di dolore, fisioterapia, viti da girare, stampelle che diventano un accessorio di moda e una pazienza degna dei monaci tibetani.

La storia più famosa è quella di Theresia Fischer, la modella tedesca che da 1,70 è arrivata a 1,84, un’impennata che neanche gli adolescenti dopo tre mesi di crescita ormonale. Lei stessa ha raccontato di averlo fatto anche per compiacere il compagno dell’epoca, salvo poi pentirsene e togliere tutto nel 2023, dichiarando che “non lo rifarebbe mai più”. Ma questa è solo la versione europea della saga.

A Hollywood, dove i problemi esistenziali vanno sempre di moda, circola ormai la storia – metà gossip, metà leggenda – di Lucy, una donna raffinata con il volto di Dakota Johnson, convinta che la sua altezza naturale fosse un’ingiustizia divina. Accanto a lei c’era Harry, finanziere fascinoso con il sorriso da Pedro Pascal, che un giorno le avrebbe bisbigliato: “Amore, pensa come saremmo perfetti… solo sette centimetri in più”. E Lucy, che i consigli sbagliati li attira come una calamita, si convince: prenota una clinica di Dubai specializzata in “Rinascite Verticali”, dove promettono di trasformarti da 1,65 a 1,72 più rapidamente di quanto Amazon consegni un pacco Prime.

Mesi dopo, tra dolore, click quotidiani sulle aste intramidollari e stampelle che diventano parte integrante del suo guardaroba, Lucy scopre che Harry nel frattempo ha capito che preferiva le donne “naturali” e si è dileguato con la stessa eleganza con cui Pedro Pascal sparisce in un film quando il suo personaggio non serve più. Lei guadagna centimetri, perde Harry e soprattutto guadagna un’importante rivelazione: per arrivare alle mensole alte, forse sarebbe bastato uno sgabello.

Intanto il mondo continua a impazzire per questo intervento: “tall kings” che vogliono sembrare più imponenti, influencer che documentano ogni millimetro come fosse la stagione finale di un reality, cliniche turche che offrono pacchetti “+5 cm standard” o “+8 cm deluxe con vista sul Bosforo”, fino all’intervento del NHS inglese che nel 2025 pubblica un comunicato in stile avviso alla popolazione: “È estremamente doloroso. Ripetiamo: estremamente.” Se un sistema sanitario che gestisce pandemie e catastrofi sente il bisogno di ripetere per ben due volte “estremamente”, c’è da preoccuparsi.

E allora, dopo risate e incredulità, arriva il momento serio: la distrazione osteogenetica è una tecnica straordinaria, nata per correggere dismetrie, malformazioni, esiti traumatici. È un capolavoro della medicina ricostruttiva, non un servizio estetico per chi vuole qualche like in più o un fidanzato più alto. I rischi reali includono infezioni ossee, mancato consolidamento, danni ai nervi, rigidità articolari, dolore cronico e percorsi riabilitativi che durano più di molte relazioni sentimentali.

Crescere è bello, certo. Ma farlo da adulti, in sala operatoria e per ragioni estetiche, raramente rende davvero felici. Meglio ricordare che la medicina può fare miracoli — ma non è nata per inseguire le insicurezze di Instagram.

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