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Le “Molte fedi” di Bergamo, una città che sa ancora far incontrare le persone

Un gruppo di giovani delle Acli anche quest’anno è riuscito a portare in chiese, cinema, teatri, Università e persino cimiteri persone come Paola Caridi, Vito Mancuso, Vittorio Lingiardi
Le “Molte fedi” di Bergamo, una città che sa ancora far incontrare le persone
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C’è una città, in Italia, dove per tre mesi la gente esce da casa, lascia Internet, i social, il cane, la partita di pallone, l’ultima serie di Neflix, per stare insieme, per incontrarsi con uno scrittore, un prete, un attore, un economista, una cantante. Siamo a Bergamo, la “capitale dei muratori”, una di quei luoghi dove l’immaginario collettivo, un po’ stereotipato, fa pensare alla fatica, alle levatacce per andare a lavorare, all’identità collettiva, a Vittorio Feltri e alla Lega ma anche (per i palati più fini) a Giacomo Manzù, Lorenzo Lotto e Ivo Lizzola.

E’ qui che un gruppo di giovani delle Acli che hanno preso in mano il testimone lasciato dall’ex presidente Daniele Rocchetti, anche quest’anno sono riusciti a portare nelle chiese, nei cinema, nei teatri, all’Università e persino al cimitero persone come Paola Caridi, Vito Mancuso, Vittorio Lingiardi, Lella Costa, Ascanio Celestini, Carlo Cottarelli e tanti altri.

Basta leggere la prima pagina del programma (chiaro e agile) della rassegna “Molte fedi” che nel 2025 ha avuto come titolo “Crash! Un pianeta su cui ricominciare” per rendersi conto della portata di questo evento: “Aperta. Accessibile, inclusiva: anche quest’anno cerchiamo di porre sempre più attenzione agli spazi e al linguaggio che utilizziamo. Segnalaci le tue esigenze. Aiutaci anche tu a rendere la nostra iniziativa un luogo in cui ogni persona possa sentirsi accolta”.

Appuntamenti, mai scontati: è questo il segreto di questa manifestazione. E’ stato il caso dell’incontro con padre Jihad Youssef nella chiesa di Longuelo: quell’uomo è arrivato nel bergamasco dal monastero di Mar Musa, in Siria.

Una serata dedicata (evviva che si parli ancora di lui) a padre Paolo Dall’Oglio che ha fondato quell’oasi spirituale nel deserto riuscendo a dar vita a un dialogo interreligioso vero. Una serata per riflettere sul libro “Dialogo sempre con tutti” realizzato dal Centro Ambrosiano. Inedito anche al cimitero di Bergamo con il paesologo ed ex maestro Franco Arminio che in occasione del triduo dei morti ha fatto un rito laico collettivo grazie alle sue poesie “Cartoline dei morti”.

Un reading all’interno del progetto “Contemporary Locus 17” dedicato agli assenti e all’ultima soglia da attraversare per tutti noi. Non resta che ricordare Sandro Pertini: “Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla”.

Foto di Chiara Mammana, tratta dalla pagina fb di Molte fedi

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