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Ilva, la protesta degli operai continua. Urso prova a dividerli: convoca tavolo solo con i siti del Nord. Poi fa marcia indietro

Dopo Cornigliano e Novi Ligure, occupato anche lo stabilimento pugliese. Il ministro fa lo "spezzatino" per spaccare il fronte, poi torna sui suoi passi. I sindacati: "Intervenga Meloni"
Ilva, la protesta degli operai continua. Urso prova a dividerli: convoca tavolo solo con i siti del Nord. Poi fa marcia indietro
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Dopo le assemblee di questa mattina è partita l’occupazione dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto da parte di lavoratori diretti e dell’appalto e sindacati, con presidi a oltranza e blocchi stradali. La protesta – partita ieri da Genova, con lo stabilimenti di Cornigliano, e da Novi Ligure – si estende ora anche alla città pugliese. Al grido “vergogna, vergogna” gli operai mettono nel mirino governo e commissari, chiedendo la revoca del piano presentato nei giorni scorsi e garanzie certe su decarbonizzazione, futuro produttivo e occupazionale, oltre alla riconvocazione immediata del tavolo a Palazzo Chigi.

L’unica risposta dal governo – oltre ai 200 milioni per la sopravvivenza della fabbrica nei prossimi mesi – è stata la decisione del ministro delle Imprese Adolfo Urso di tentare di spaccare il fronte convocando a Roma il 28 novembre un tavolo che riguarda i soli stabilimenti del Nord del gruppo. Una decisione che ha fatto storcere il naso a tutto il fronte sindacale. Il ministro ha quindi faccio marcia indietro: il 28 novembre – giorno dello sciopero dei giornalisti – a Palazzo Piacentini ci saranno tutti. Anche se i segretari nazionali di Fiom, Fim e Uilm insistono: “La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si assuma la responsabilità, ritiri il piano di ‘chiusura’ presentatoci negli scorsi incontri, come condizione per ripristinare il tavolo nazionale di confronto a Palazzo Chigi garantendo l’integrità e la continuità produttiva di tutti gli stabilimenti”. Un messaggio in bottiglia: non saranno all’incontro.

La mobilitazione di Taranto è accompagnata da uno sciopero di 24 ore, proclamato a partire dalle 9 di stamattina da Fim, Fiom, Uilm e USB, ma le sigle non escludono che la protesta possa proseguire oltre la singola giornata, vista la tensione crescente nello stabilimento. La statale Appia è stata bloccata all’altezza del siderurgico, con disagi alla circolazione e lunghe code in entrambi i sensi di marcia. Il presidio rimane attivo mentre i lavoratori annunciano ulteriori iniziative se non arriveranno segnali dal governo, a maggior ragione dopo la convocazione dei rappresentanti istituzionali e sindacali di Genova, Novi Ligure e Racconigi.

Nel frattempo proseguono i presidi e l’occupazione dello stabilimento dell’ex Ilva di Genova Cornigliano e Novi. I lavoratori hanno passato la notte in strada, all’esterno dello stabilimento, in alcune tende allestite già da mercoledì sera. Il presidio potrebbe durare fino a domenica. Intanto oggi si terrà un primo incontro istituzionale in prefettura. Anche a Novi Ligure sono state proclamate altre 24 ore di sciopero, con picchetti a oltranza aspettando novità sull’incontro con il prefetto.

Alle ore 8 circa, sulla A10 Genova-Savona tra Genova Prà e l’allacciamento A10/A7 verso Genova, Autostrade registrava 8 km di coda a causa della manifestazione dei lavoratori dell’ex Ilva.
Per lo stesso motivo, code si sono formate in uscita alla stazione di Genova Aeroporto per chi proviene da Savona. In A7 code in uscita a Genova Sampierdarena e 4 km di coda nel tratto compreso tra l’allacciamento A7/A12 e Genova Sampierdarena in direzione Genova. Inoltre, si sono formati 2 km di coda in A12 Genova-Sestri Levante nel tratto compreso tra Genova est e l’allacciamento A12/A7 in direzione Genova.

“I lavoratori – è stato spiegato nel corso dell’assemblea di oggi a Cornigliano – hanno apprezzato l’interessamento e la presenza nella giornata di ieri della sindaca di Genova Silvia Salis e del governatore Marco Bucci“. “Adesso però – ha detto Armando Palombo, coordinatore rsu Fiom Cgil – attendiamo la convocazione del Governo e chiediamo una data certa in cui si discuta del ‘caso Genovà”. “Oggi la lotta prosegue: a difesa della nostra fabbrica e di milleduecento famiglie e per il futuro industriale di questa città”, si legge nel comunicato diffuso dai sindacati dell’ex Ilva di Genova al secondo giorno di presidio a Cornigliano contro la chiusura dello stabilimento.

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