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Ultimo aggiornamento: 8:00 del 20 Novembre

Armi a Kiev sì o no? La base del centrodestra in Veneto è divisa: leghisti compatti per il no, militanti di FdI a favore (ma con qualche defezione) – Video

La questione divide non solo i leader dei partiti di maggioranza ma anche la base
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Armi sì, armi no. In attesa della presentazione del dodicesimo pacchetto di armi all’Ucraina prevista per il 2 dicembre al Copasir, la questione divide non solo i leader dei partiti di maggioranza ma anche la base. Per rendersene conto basta fare un giro tra i militanti che hanno riempito il teatrio Geox di Padova per la chiusura della campagna elettorale per le regionali. “Sono assolutamente contraria, Zelensky ci sta prendendo in giro” racconta al Fatto.it una storica militante leghista. Nella base del Carroccio in tanti non vedono di buon occhio l’invio di armamenti. Tra questi c’è anche un ex militare: “Sono per la difesa dei popoli ma se un popolo continua a mandare i suoi cittadini in guerra, io non sono d’accordo a mandare le armi in Ucraina, servirebbe sedersi a un tavolo e finire tutto”. Se ci si sposta nella parte di teatro occupata dai sostenitori di Giorgia Meloni l’opinione cambia. “Se non gli diamo una mano, Putin distruggerà l’Ucraina” racconta un elettore di Fratelli d’Italia. E c’è chi sarebbe stato disposto pure ad andare a combattere in Ucraina: “Ma ho 78 anni e non mi hanno ascoltato” racconta sorridendo. La fiducia nella posizione della presidente del consiglio rimane. “È un argomento molto delicato – conclude una meloniana – ma come dice la nostra premier per la difesa è bisogna fare così purtroppo”.

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