Altro che sdraiati, questa generazione (forse) ci stupirà
Stare bene. È questo il primo, in assoluto, tra i desideri dei giovani tra i 14 e i 17 anni intervistati dall’Istituto Demopolis nell’ambito dell’indagine “Vivere da adolescenti in Italia” promossa dalla Fondazione Con i bambini.
E se l’ambizione non vi sembra adatta a far battere i cuori più impetuosi, attenzione: quella che si affaccia è una generazione pragmatica, attenta alla salute psicologica e relazionale, a tratti sorprendente. Per certi versi (molti) incompresa. I dati raccolti, infatti, da un lato raccontano una realtà divisa a metà, con differenze rilevanti nelle percezioni tra chi vive nei centri e chi ai margini, ma lasciano anche intravedere un futuro emergente un po’ inaspettato, lontano dalla narrazione stereotipata che da adulti tendiamo ad appioppare a chi arriva dopo di noi.
Così, se i numeri parlano chiaro – i più giovani sognano di diventare youtuber e influencer, certo, ma più spesso medici e nell’11% dei casi educatori e imprenditori – un elemento salta all’occhio: il benessere psicologico e relazionale si consolida tra le priorità di ragazzi e ragazze che più di tutto chiedono nelle città spazi per incontrarsi e fare nuove amicizie. Così se le ultime generazioni hanno avuto il merito di fare irruzione nei posti di lavoro con la sicurezza psicologica, gli adolescenti non scendono più a patti: per loro è un assoluto, un mai più senza. Un po’ come i jeans nel guardaroba: nessuno può farne a meno.
Da Xennials – a metà tra generazione X e Millennials – me lo chiedo. E se proprio questa fosse la generazione underdog? Quella che davamo per debole e sfavorita e che invece ci spiazza? Quella che non abbiamo visto arrivare? Abituati a immaginare i più giovani spalmati sul divano – chi tra noi genitori oltre 40 non ha letto Gli sdraiati di Michele Serra? -, apprensivi al punto di tracciare i loro spostamenti con gli amici con app dedicate e consapevoli di una sorveglianza scolastica senza precedenti grazie al registro elettronico perpetuamente disponibile, rischiamo di sottovalutare quel che per loro sembra contare davvero. Stare bene e cura delle relazioni sono i due pilastri di una vita che merita di essere vissuta con pienezza e gioia, anche (soprattutto) per loro. Noi che li davamo per persi, incontriamo una generazione ritrovata, che torna ai capisaldi, alla semplicità.
Certo, scrivo da madre preoccupata come molte di non capirci nulla – troppe volte ho pensato che Paolo Crepet, con quel cipiglio, si rivolgesse proprio a me o al massimo al partner che mi sta accanto. Non solo, però. Al di là della dimensione individuale c’è un tema da considerare: se il benessere personale e relazionale è la priorità, quali sono le aspettative dei ragazzi e delle ragazze nei contesti collettivi – scuola e lavoro primi tra tutti? Abbiamo costruito un modello educativo che risponde efficacemente? I nostri ambienti di lavoro sono spazi psicologicamente sicuri dove nutrire davvero quello stare bene così agognato?
Così, di pancia, risponderei un doppio no. Abbiamo favorito contesti di competizione polarizzanti e se siamo abituati noi con i capelli grigi non è detto che sia l’unico modo per organizzarci o che sia naturale e giusto – “Il mondo va così, bellezza!”, ma anche no.
Ecco, le domande sono tante e non sono rinviabili. Pensavamo di avere di fronte la versione stanca e demotivata di Tony Effe, forse abbiamo davanti una schiera di persone concrete e attente. La musica phonk ci ha fuorviati – e se non sapete cosa è, suona l’allarme boomer. Questa generazione merita più fiducia e forse una manciata di stereotipi in meno.