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“Il sistema clientelare costringe migliaia di persone a emigrare”: in Sicilia nasce il movimento per il diritto a restare

Nei giorni dell'inchiesta su Cuffaro, l'iniziativa di 60 associazioni che rappresentano più di duemila giovani
“Il sistema clientelare costringe migliaia di persone a emigrare”: in Sicilia nasce il movimento per il diritto a restare
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Si chiama “Patto per restare” ed è un documento sostenuto da più di duemila giovani siciliani che chiedono solo una cosa: non essere costretti a lasciare la loro regione per cercare un lavoro. Un obiettivo che si può raggiungere solo in un modo: dichiarare guerra al sistema clientelare isolano, che ogni anno “costringe migliaia di persone a emigrare”. Nelle settimane segnate dall’inchiesta su Totò Cuffaro, l’ex governatore che ha già scontato una condanna per favoreggiamento alla mafia e ora è indagato per corruzione, la Sicilia prova a reagire. A San Giovanni Gemini, in provincia di Agrigento, si sono radunati i rappresentanti di 60 associazioni di tutta l’isola per varare quello che viene battezzato “Movimento regionale per il diritto a restare” .

Nel documento si legge che “La Sicilia non ha bisogno di eroi, ma di comunità che si prendano cura della propria terra”. “In Sicilia esiste un tessuto vivo di centinaia di realtà che ogni giorno lavorano con serietà per migliorare questa terra. Ieri, sessanta di queste organizzazioni hanno scelto di unirsi nel Patto per Restare: continueremo a fare il nostro, ma da oggi vogliamo che questa voce abbia un peso reale nelle istituzioni e nelle decisioni che riguardano il futuro dell’isola. Il nostro impegno merita ascolto, merita rispetto, merita rappresentanza”, spiega Carmelo Traina, eletto nel direttivo del movimento.

Il direttivo è formato da 5 persone, tutti under 35. Tra i componenti si contano molti laureati e giovani professionisti, con alle spalle un periodo di studio o lavoro fuori dalla Sicilia. Ex cervelli in fuga, expat di ritorno, che ora vorrebbero organizzarsi per provare a rimanere in SIcilia. “Restare in Sicilia – spiegano – non è una condanna né una rinuncia: è una scelta politica”. Molti dei aderenti, sottolineano come la nascita del Movimento sia “contro le cause che da troppi anni costringono i siciliani a partire”. Nel 2026 cominceranno i lavori: “Vogliamo ascoltare una ad una tutte le organizzazioni per raccogliere le loro priorità di azione 2026 – continua Traina – tirare fuori un documento programmatico e avviare attività nelle nove province già da gennaio. Ci sono tante occasioni potenziali dove ha senso esprimere la voce di questo movimento e dove possiamo fare scrusciu. Cioè rumore”.

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