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Manovra, FdI fa marcia indietro: ritirato l’emendamento sulla “lista” per gli scioperi

Il senatore Matteo Gelmetti ritira la richiesta di modifica dopo le polemiche ma avvisa: "Presenterò un disegno di legge più articolato"
Manovra, FdI fa marcia indietro: ritirato l’emendamento sulla “lista” per gli scioperi
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Non ci saranno le “liste” degli scioperanti. Nessun obbligo di comunicazione preventiva né necessita di prendere una scelta con almeno una settimana di anticipo, senza possibilità di cambiare orientamento. Nel giro di poco più di 24 ore, Fratelli d’Italia lancia la proposta di cambiare le regole che regolano l’astensione dal lavoro nel settore dei trasporti e torna sui propri passi a causa delle polemiche scatenate dall’iniziativa.

A proporre l’emendamento alla legge di Bilancio, contestato non solo dai sindacati, era stato il senatore veronese Matteo Gelmetti nella giornata di venerdì. Domenica mattina, la marcia indietro: “Ritengo opportuno ritirarlo”, ha annunciato senza tuttavia rimangiarsi la volontà di proseguire sulla strada di quella che i sindacati ritengono una “compressione del diritto” allo sciopero. “Occorre intervenire sulla stortura derivante dalla normativa che attualmente regola gli scioperi nel contesto del trasporto pubblico. Sono consapevole che si tratti di un tema complesso e di grande rilevanza”, ha spiegato Gelmetti.

Da qui la decisione del temporaneo stop. Ma avvisa di voler “presentare sull’argomento un disegno di legge più articolato, per il quale sono sicuro che sarà possibile quel confronto che adesso mancherebbe”. Quindi continua: “Oggi il solo annuncio di uno sciopero anche da parte di una sigla sindacale minore, comporta che le aziende di trasporto siano costrette a ridurre del 50 per cento il servizio. Questo qualunque sia il reale livello di adesione allo sciopero stesso”.

Questo, a suo avviso, porta a disagi per gli utenti anche in caso di basse adesioni: “Un vero e proprio fenomeno di dumping degli scioperi che penalizza soltanto gli italiani e non le aziende, visto che il trasporto pubblico è finanziato con risorse dello Stato – dice ancora – Occorre, quindi, per i servizi essenziali come i trasporti pubblici, introdurre un meccanismo che garantisca un equilibrio tra la riduzione del servizio e la reale adesione agli scioperi, nel pieno rispetto del legittimo diritto dei lavoratori di far sentire la propria voce”.

Critiche alla proposta era giunte non solo dai Fist-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti ma anche da buona parte dell’arco parlamentare. “FdI prima presenta e poi ritira un emendamento alla legge di Bilancio per lanciare un assalto frontale al diritto di sciopero. Una vera e propria follia. Non passeranno”, dicono Elisa Pirro e Mariolina Castellone del M5s. L’intervento “rappresenta una vera e propria lesione del diritto costituzionale di sciopero”, aveva avvisato la senatrice di Iv ed ex segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. “I patrioti limitano il diritto di sciopero”, era stato l’affondo di Alleanza Verdi Sinistra. Mentre per Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale del Pd, “non è un caso che, “mentre il regime fascista aveva abolito il diritto di sciopero, la nostra Costituzione lo ha riconosciuto come diritto fondamentale dei lavoratori”.

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