Speciale legge di bilancio

In manovra una sforbiciata del 10% dei rimborsi ai Caf. “A rischio gli standard del servizio. E pagheranno i cittadini”

Secondo la Cgil le conseguenze saranno pesanti: i tempi per effettuare le lavorazioni saranno più lunghi e, soprattutto, verrà ridotta l’accessibilità per i contribuenti, soprattutto quelli più fragili

Taglio ai rimborsi previsti per i Caf per l’assistenza fiscale nei confronti dei contribuenti. È quanto previsto dal disegno di Legge di Bilancio 2026, nel quale è contenuta una norma che porterà alla riduzione delle risorse che oggi servono a remunerare le attività effettuate dai centri di assistenza fiscale: la sforbiciata sarà pari a 21,6 milioni di euro a partire dal 2026, ma avrà un effetto retroattivo per le attività che vengono rese per il 2025. Pragmaticamente, questo porterà ad un taglio del 10% dei compensi previsti per i centri di assistenza fiscale.

Secondo la Cgil le conseguenze sugli interventi che i Caf effettuano saranno pesanti: sarà difficile riuscire a mantenere la qualità del servizio, i tempi per effettuare le lavorazioni saranno più lunghi e, soprattutto, verrà ridotta l’accessibilità ai cittadini, soprattutto quelli più fragili. La Cgil ricorda, infatti, che i Caf non costituiscono unicamente uno sportello fiscale, ma sono un vero e proprio presidio sociale di prossimità, che forniscono assistenza a lavoratori, famiglie ed anziani, aiutandoli nella presentazione della dichiarazione dei redditi e all’accesso ai vari bonus fiscali.

Caf, in arrivo una sforbiciata da 21,6 milioni

A prevedere la sforbiciata ai Caf è l’articolo 129, comma 5 del ddl, attraverso il quale il legislatore ha provveduto a rimodulare il programma di “Accertamento e riscossione delle entrate e gestione beni immobiliari dello Stato”. Vengono rivisti, in altre parole, i compensi che vengono riconosciuti dal Mef ai centri di assistenza fiscale autorizzati.

A partire dal 2026 – ma con effetti anche sulle attività che sono state rese nel corso del 2025 – è previsto un taglio di 21,6 milioni di euro. Questo significa che la sforbiciata dei fondi messi a disposizione per coprire la remunerazione delle attività svolte dai Caf ha effetto retroattivo, andando ad impattare direttamente sulla programmazione di quest’anno (che si chiederà tra poco più di un mese).

La notizia, tra l’altro, arriva proprio a ridosso della chiusura della stagione della dichiarazione dei redditi, dopo che i Caf hanno già espletato la maggior parte dei lavori di loro competenza, preannunciando la rimodulazione delle risorse che verranno erogate nel corso del 2026, ma che riguardano l’assistenza fiscale che è stata effettuata proprio quest’anno.

Le motivazioni che portano a questi tagli

A fornire una giustificazione per la riduzione dei fondi è la stessa norma che la introduce, che parla dello sviluppo della dichiarazione dei redditi precompilata. Più il 730 online si diffonde e viene riempito di dati, insomma, più viene ridotta la dotazione annua messa a disposizione dei Caf. A stabilire quali debbano essere i compensi dei singoli dichiarativi trasmessi sarà un decreto del Mef.

Ma i numeri forniti dall’Agenzia delle Entrate fanno comprendere che il ruolo dei Caf è ancora decisivo: dei 24,7 milioni di 730 che sono stati trasmessi nel 2024, 17,5 milioni sono passati attraverso i centri di assistenza fiscale (poco più di due milioni sono passati attraverso i professionisti abilitati). I contribuenti iniziano a muoversi in autonomia, ma il sistema fiscale italiano continua ad essere ancora troppo complesso per permettere alle famiglie di muoversi in completa autonomia senza rischiare di sbagliare.

L’impatto per le famiglie

La notizia arriva proprio a ridosso dell’avvio della campagna Isee 2026, costellata di novità per le famiglie, tra le quali la possibilità di escludere la prima casa dal patrimonio immobiliare entro una soglia più elevata e la revisione della scala di equivalenza per le famiglie con figli. Sono novità molto importanti per i diretti interessati, ma che dovranno essere gestite correttamente dai Caf, che si dovranno organizzare adeguatamente.

Il taglio previsto dalla legge di Bilancio si tradurrebbe in una sforbiciata del 10% degli emolumenti previsti per i Caf, “che già lavorano con compensi tagliati ogni anno di circa il 50% rispetto a quanto previsto dalla norma – denuncia Monica Iviglia, presidentessa dei Caaf Cgil -. Senza contare che questa riduzione, per permettere la sopravvivenza dei centri, dal 2026 si scaricherà sui cittadini, che rischiano di pagare di più per gli stessi servizi. Con queste risorse ridotte sarà sempre più difficile garantire gli stessi standard di servizio e mantenere l’affidabilità che contraddistingue i Caaf, che ogni anno trasmettono oltre 17 milioni di dichiarazioni”.

Quali sono i rischi per gli utenti finali? In una nota Caaf Cgil spiega che ci saranno difficoltà nel mantenere la qualità del servizio, mentre i tempi di lavorazione si potrebbero allungare. Ridurre le risorse a disposizione dei centri di assistenza fiscale significa mette a rischio una rete di supporto proprio nel momento in cui il sistema fiscale italiano diventa più complesso e digitalizzato.