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Sequestrati 2,2 milioni di euro (tra villa, conti correnti e auto) a Giancarlo Tulliani che è ancora latitante a Dubai

Scatta il sequestro dei beni per il cognato di Gianfranco Fini: nel 2024 è stato condannato in primo grado a 6 anni di reclusione. Nella stessa sentenza erano stati condannati anche l'ex presidente della Camera e sua moglie
Sequestrati 2,2 milioni di euro (tra villa, conti correnti e auto) a Giancarlo Tulliani che è ancora latitante a Dubai
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Una villa a Roma, conti correnti in Italia e all’estero e due autovetture di cui una di lusso, per un valore complessivo di circa 2,2 milioni di euro. È quanto sequestrato dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di finanza a Giancarlo Tulliani, il cognato di Gianfranco Fini attualmente latitante a Dubai.

Il sequestro emesso dal Tribunale di Roma, su proposta dei pm della Direzione Distrettuale Antimafia, trae origine da un’inchiesta giudiziaria che nel 2017 portò all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei componenti di un’associazione a delinquere a carattere transnazionale, dedita alla commissione dei reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. “Il profitto illecito dell’associazione, oggetto di riciclaggio, veniva impiegato, oltre che in attività economiche e finanziarie, anche nell’acquisizione di immobili da parte della famiglia Tulliani, in particolare Giancarlo”, spiega una nota. “Quest’ultimo, dopo aver ricevuto, direttamente o per il tramite delle loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro di provenienza illecita, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi, ha trasferito – si legge ancora – le somme all’estero, utilizzando i propri rapporti bancari. Proventi illeciti venivano reimpiegati in acquisizioni di beni immobili e mobili, sottoposti a sequestro dalla Guardia di Finanza”.

A conclusione del processo di primo grado, il 30 aprile 2024 Giancarlo Tulliani è stato condannato a 6 anni di reclusione per il reato di riciclaggio. Nella stessa sentenza, l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini è stato condannato a due anni e otto mesi, sua moglie Elisabetta Tulliani a 5 anni e sei anni al padre Sergio Tulliani. L’accusa (rappresentata dalle pm Barbara Sargenti e Maria Teresa Gerace) aveva chiesto otto anni per Fini, nove anni per la moglie e dieci per il suocero e il cognato. La vicenda riguardava la nota compravendita di un appartamento di 45 metri quadri nel centro del principato di Monaco, lasciato in eredità nel 1999 dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale (l’allora partito di Fini) e acquistato a giugno 2008, per trecentomila euro, da una società offshore riferibile a Gianfranco Tulliani, la Printemps Ltd. A sua volta, nell’ottobre dello stesso anno, la Printemps lo “gira” a 330mila euro alla Timara Ltd, riconducibile a Elisabetta. Secondo l’accusa, il prezzo di quest’ultima transazione fu saldato con denaro di provenienza illecita appartenente a Francesco Corallo, imprenditore del settore delle slot machine. Rivenduto sul mercato nel 2015, lo stesso immobile fruttò un milione e 360mila dollari, con una plusvalenza di oltre un milione. Nel 2010 lo scandalo della casa fu cavalcato per un’intera estate dai giornali berlusconiani e stroncò di fatto la carriera politica di Fini, fresco di scissione dal Popolo della Libertà. L’ex presidente della Camera ha sempre sostenuto di non sapere chi fossero i veri acquirenti dell’immobile e di essere stato ingannato dalla moglie e dal cognato: una tesi sostenuta in giudizio anche dai suoi avvocati.

A seguito della sentenza condanna, la Procura di Roma-Dda ha delegato la Guardia di finanza a svolgere indagini finalizzate all’applicazione di misure di prevenzione sul conto di Giancarlo Tulliani. Le indagini economico-patrimoniali e finanziarie, svolte dalle Fiamme Gialle dello Scico hanno dimostrato la rilevante sperequazione economica tra i redditi leciti dichiarati rispetto al suo tenore di vita e al valore dei beni (mobili, immobili e finanziari) di cui lo stesso risultava titolare o di cui ha avuto la concreta disponibilità nel periodo 2008-2015. Pertanto, la Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Roma ha disposto il sequestro.

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