
Nell'interrogatorio dell'11 settembre scorso, in parte omissato, emerge come Pazzali, indagato per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, avesse una rete di informazioni riservate in qualche modo legata ai suoi rapporti con la politica e non solo. Cui Calamucci aggiunge anche lo scambio di informazioni con un vertice milanese dei servizi interni (Aisi)
Non solo quella valanga di dati riservati acquisiti in modo illecito dal database del Viminale. L’ex presidente della Fondazione Fiera di Milano, Enrico Pazzali, oltre alla squadretta di Equalize, aveva altre fonti eccellenti dalle quali acquisire informazioni sensibili come i precedenti penali e anche le dinamiche interne a grandi società. Lo afferma in modo molto chiaro l’hacker Samuele Calamucci, difeso dagli avvocati Antonella Augimeri a Paolo Simonetti, nel suo interrogatorio dell’11 settembre scorso. Il verbale in parte omissato è stato depositato dal pm Francesco De Tommasi assieme a parte delle copie forensi sui dispositivi elettronici. Il dato, sul quale sono in corso verifiche, è di grande rilevanza perché aprirebbe scenari fino ad ora inesplorati.
E così a pagina 43 Calamucci svela: “In alcune occasioni era lo stesso Pazzali a informarci informazioni riservate”. A parte la ripetizione nella frase, il senso appare chiaro, tanto che il pm esclama: “Ah, a passarvi informazioni riservate”. Calamucci così inizia nel suo racconto inedito: “Ad esempio un incarico ricevuto da Luca Cavicchi (…). Era un’azienda del Regno Unito che dava un incarico. Una due-diligence. Che consisteva nel reperire informazioni reputazionali su due dirigenti di Bip Consulting (non indagata e anzi nel ruolo di vittima, ndr), famosa società di consulenza che ha un grande appalto con la Regione Lombardia. Pazzali ci consegnò i dati riservati su alcuni dirigenti di questa società, le prove di questo si trovano in una riunione svolta tra me, Pazzali e Carmine Gallo”.
Quali dati riservati fossero, Calamucci lo spiega subito dopo: “Praticamente (Pazzali, ndr) ci ha detto gli accordi che avrebbe fatto un certo signore di Bip e ci ha fatto sapere che sarebbe uscito quando ancora non avevano fatto le riunioni”. E ancora: “Che sarebbe uscito dalla compagine sociale, che già solo quella era un’informazione che se finiva, diciamo, in mani sbagliate, tant’è vero che l’abbiamo calmierata nel report, perché cambiava gli equilibri proprio economici di tante aziende e poi ci ha dato dei precedenti, eh, di reputazione che non so dove abbia preso, perché noi non riuscivamo a farli”. Precedenti anche “su un altro di questi dirigenti di Bip”. Il pm chiede meglio: “Che precedenti?”. Calamucci, come sempre, spiega: “Eh, precedenti che si trovano allo Sdi (il database riservato del ministero dell’Interno, ndr), tipo questo ha una condanna per questa cosa ma è stato beccato per spaccio”. Quindi, chiosa il pm, “precedenti di polizia, ma in che forma ve li ha dati?”. Calamucci: “Verbalmente. La mia richiesta è verbale a Pazzali, io gli faccio questa richiesta, lui mi fa: ‘Tanto in settimana vedo uno dei miei contatti e poi ti faccio sapere’. Io ho preso gli appunti, se c’è, dico, la videoregistrazione si vede che lui mi detta queste cose, poi io le trascrivo all’interno della protonmail. Antonio Rossi, Cavicchi montano il report e lo traduciamo in inglese”. Alla fine, spiegherà Calamucci, la squadra di Equalize ingloba le informazioni riservate procurate da Pazzali e non fa accesso allo Sdi “perché erano persone in vista (…). Io ho detto: ‘L’unico che può sapere questa informazione è Enrico perché sta in politica’, ma in realtà ci ha dato anche delle informazioni in più. Trovate il report in inglese”.
Insomma, stando alle parole dell’hacker, che fin dall’inizio della sua collaborazione è stato ritenuto credibile dai pm, emerge come Pazzali, oggi indagato con Calamucci per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, avesse una rete parallela di informazioni riservate in qualche modo legata ai suoi stretti rapporti con la politica e non solo. Che sia amico di alti funzionari dei nostri servizi segreti lo ha ammesso anche lui. Calamucci, però in questo verbale aggiunge una nuova pepita e cioè lo scambio di informazioni con un vertice milanese dei servizi interni (Aisi). “Quando Pazzali – dice Calamucci – parla con me e Carmine di un certo C., questo lavora nei Servizi segreti, una persona con cui ci scambiavano opinioni e informazioni (…). Eravamo (con l’agente segreto, ndr) a una cena di Fondazione Fiera, era nel nostro tavolo, il tavolo Blitz dove partecipavamo io, C. e l’ex Ceo di Vodafone”. Sul tema dei contatti riservati di Pazzali, Calamucci conclude riferendo di un ex comandante del Ros di Milano, già in contatto con Pierfrancesco Barletta, ex del Cda di Leonardo spa, che “condivideva le informazioni”. Mentre rispetto alla fuga di notizie legata a un giornalista che rivelò a Pazzali i contenuti delle indagini su Equalize un anno prima degli arresti, lo stesso ex manager pubblico svela a Calmucci, lo mette l’hacker a verbale, che la fonte del cronista fosse un ex capo del Dis, e cioè l’organo di coordinamento di Aisi e Aise, i due servizi segreti italiani.