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Tagli al cinema, il Pd: “La mail di Giuli conferma che vogliono demolire il settore”. Il M5s: “Disegno punitivo e ideologico”

Il Movimento 5 stelle chiede che il ministro riferisca all'aula. Piccolotti (Avs): "Un furore ideologico contro un settore ritenuto ostile"
Tagli al cinema, il Pd: “La mail di Giuli conferma che vogliono demolire il settore”. Il M5s: “Disegno punitivo e ideologico”
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L’affaire della mail con cui il ministro della Cultura chiede di tagliare i fondi al cinema non poteva non generare la durissima reazione delle opposizioni. Da settimana il cinema italiano è in rivolta per i tagli imposti dalla manovra del governo Meloni che peseranno fino a mezzo miliardo, ma il documento che prova come il depauperamento delle risorse arrivi proprio da Alessandro Giuli, succeduto a Gennaro Sangiuliano, ha spinto il M5s a chiedere che il ministro si confronti con il Parlamento.

“Chiediamo che Alessandro Giuli venga in aula a riferire con urgenza su quanto riportato oggi da Repubblica. Un fatto di una gravità inaudita e che non può passare sotto silenzio. Se confermato, saremmo davanti a un ministro che non solo ha mentito al settore culturale e all’opinione pubblica, ma che avrebbe addirittura sollecitato al ministero dell’Economia ulteriori tagli al cinema. Addirittura in una mail ufficiale – dicono gli esponenti M5S in commissione cultura alla Camera e al Senato Dopo aver già devastato il cinema, Giuli avrebbe chiesto di colpire ancora più duramente, come se l’obiettivo fosse quello di uccidere definitivamente il cinema italiano. Ma quando mai si è visto un ministro che chiede tagli per il suo settore? Siamo di fronte a un disegno punitivo e ideologico contro un intero comparto che dà lavoro a migliaia di persone e rappresenta uno dei principali settori in cui l’Italia è riconosciuta nel mondo”, proseguono. “Giuli venga in Aula a spiegare, parola per parola, cosa ha scritto in quella mail, i motivi della sua richiesta, e con quale mandato politico si è permesso di chiedere al Mef di tagliare ulteriormente i fondi. Perché se davvero il ministro ha agito così, dovrà assumersene tutta la responsabilità”.

Dello stesso tenore il Pd con le dichiarazioni di Matteo Orfini componente della commissione cultura della Camera. “Quanto riportato da Repubblica è inquietante: come fece a suo tempo Sangiuliano, anche Giuli avrebbe chiesto al Mef di tagliare le risorse per il cinema. Purtroppo è l’ennesima conferma che non siamo di fronte a un errore ma a una linea: demolire una filiera industriale del paese perché non gradita al governo. I tagli e le nuove regole saranno una pietra tombale sul cinema italiano, a tutto vantaggio delle produzioni straniere che invece non vengono toccate: un vero capolavoro per un governo sovranista! È il frutto marcio di due anni di criminalizzazione del settore, di regole pasticciate, di incompetenza e improvvisazione. Per l’ennesima volta chiediamo al governo di revocare i tagli e venire in Parlamento a discutere seriamente come affrontare la crisi drammatica che ha creato”.

“Non si era mai visto un ministro che chiede più tagli di quanti ne venissero imposti dal ministro dell’Economia al settore che avrebbe il dovere di proteggere e valorizzare. A quanto leggiamo su Repubblica di oggi, anche questo tabù è stato sfatato dal Ministro Giuli che, nella sua foga punitiva contro il mondo del cinema, è arrivato a chiedere tagli più severi di quelli previsti nella Manovra di Bilancio – afferma Elisabetta Piccolotti di Avs – Un furore ideologico contro un settore ritenuto ostile, con buona pace delle migliaia di famiglie di lavoratori che rischiano di rimanere senza reddito. A rendere ancora più grottesca la situazione è la faccia tosta del Ministro di ergersi a difensore del settore in dichiarazioni pubbliche. Visto che al Governo si sono divertiti a reinventare i nomi dei ministeri, abbiamo un suggerimento per il dicastero di Via del Collegio Romano: rinominatelo ‘Ministero contro la Cultura’, sareste più onesti – prosegue Piccolotti – Quando la Presidente Meloni si deciderà a dare all’Italia un Ministro della Cultura all’altezza del nostro Paese?”.

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