
La donna, professoressa di letteratura tedesca all'università di Anversa, ha raccontato la sua versione dei fatti in una intervista
“Lui ha detto ad alta voce, ‘niente fotografie’: era il suo lavoro. E poi ha aggiunto a bassa voce, ed era come se parlasse a sé stesso, “juifs”, ebrei, e ha fatto un piccolo gesto, come per sputare: non ha sputato su di noi, ha fatto il gesto”. Questa la ricostruzione di Vivian Liska, una delle due donne che hanno denunciato insulti antisemiti e uno sputo da una guardia svizzera in Vaticano. La donna, professoressa di letteratura tedesca all’università di Anversa, ha raccontato la sua versione dei fatti in una intervista a Repubblica. “È stato davvero un momento piuttosto scioccante, ma non di grande importanza se non è sintomatico di qualcosa di più grande” racconta la docente.
Presente in Vaticano per assistere a un’udienza papale ed in compagnia di Michal Govrin, scrittrice e poetessa, Liska giura di aver sentito la parola “ebree” pronunciata con disprezzo ed ha segnalato l’accaduto alle autorità che hanno garantito conseguenze per la guardia accusata. “Altrimenti non avrei reagito così . Non sono una persona ossessionata dall’antisemitismo”.