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“Antonio libero!”: il ritorno di Gramsci in manifesti e flash-mob. “Serve un impegno collettivo contro un inverno dei diritti”

A Verona la campagna del comitato "Primavera gramsciana" a cento anni dall'arresto del pensatore comunista. L'obiettivo: "Richiamare la cittadinanza a battersi perché non sia 'arrestato di nuovo' cioè che non si ricada in un inverno delle coscienze e della democrazia"
“Antonio libero!”: il ritorno di Gramsci in manifesti e flash-mob. “Serve un impegno collettivo contro un inverno dei diritti”
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Da qualche giorno i muri di Verona erano tappezzati con strani manifesti e alcune scritte di non immediata comprensione. “Antonio libero!”, la frase principale, seguita da “Non di nuovo”, con in mezzo una data che soltanto pochissimi avrebbero potuto decifrare: “8 novembre 1916-2026”. Il puzzle storico-politico è stato svelato durante un flash mob che si è tenuto in piazza Toscana, quando le tessere sono state messe in ordine, spiegando il messaggio di una campagna lanciata dal Comitato “Primavera gramsciana”. Antonio è il nome di battesimo di Gramsci, il filosofo e pensatore comunista che l’8 novembre 1926 venne arrestato dal regime fascista, assieme ad altri parlamentari comunisti, nonostante avesse il salvacondotto dell’immunità parlamentare. Quel giorno cominciò un calvario che lo portò in diverse carceri, fino a quando venne rilasciato in libertà condizionata nel 1934 a causa delle condizioni di salute molto precarie, per morire a Roma nel 1937.

La campagna nasce dall’iniziativa di una decina di persone unite dalla consapevolezza che in un’epoca di “inverno dei diritti” soltanto la conoscenza culturale e l’azione politica possono evitare (“Non di nuovo”) il ritorno a situazioni di illiberalità tipiche dei regimi autoritari: “Istruitevi, agitatevi, organizzatevi” è una delle frasi di Gramsci più celebrate nel corso di questi decenni. Un progetto lungo un anno, che si concluderà l’8 novembre 2026, e che verrà presentato il 29 novembre con il sostegno del professor Angelo d’Orsi e il coinvolgimento di numerose associazioni, tra cui l’Anpi. “L’arresto ha significato una sorta di pena di morte per l’intellettuale comunista (il cui cervello – ammette la requisitoria con cui verrà condannato a vent’anni di cercare – doveva essere messo in condizione di non funzionare) ed è stato il segno di un ulteriore smottamento nel baratro del fascismo-regime” spiega il Comitato. Giovanni Ceriani, insegnante e ricercatore, aggiunge: “Vogliamo richiamare la cittadinanza a un rinnovato impegno collettivo: battersi per far sì che Gramsci non sia arrestato di nuovo, che, fuor di metafora, significa impegnarsi per far sì che non si ricada ancora in un inverno delle coscienze, della democrazia e dei diritti”.

Ma perché Gramsci proprio a Verona? Non molti sanno che quando nel 1924 venne eletto deputato, ciò avvenne non nella circoscrizione del Piemonte, ma in quella del Veneto, dove furono decisive le 1.800 preferenze che ottenne. L’avventura parlamentare di Gramsci, rientrato in Italia nel maggio 1924, era cominciata dal capoluogo veneto, anche se non ebbe tempo di mettervi piede. A quale liberazione fate riferimento? “Non intendiamo liberarlo solo dalla prigionia a cui fu condannato dal fascismo, ma anche da un’altra storica segregazione, data dalla sua imbalsamazione, beatificazione, santificazione, ossia trasformazione in santino, buono per tutte le stagioni e citazioni, decontestualizzato dal suo reale pensiero e dalle coraggiose scelte di vita”.

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