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Cnel, dopo le polemiche Brunetta revoca l’aumento del proprio stipendio: “Non voglio danneggiare l’istituzione”

Dopo l'"irritazione" trapelata da Palazzo Chigi, l'ex ministro annuncia la marcia indietro "con l’intento di tutelare il prestigio" dell'organo ed evitare "strumentalizzazioni"
Cnel, dopo le polemiche Brunetta revoca l’aumento del proprio stipendio: “Non voglio danneggiare l’istituzione”
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“Non voglio in alcun modo che dall’applicazione legittima di una giusta sentenza della Corte costituzionale derivino strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell’istituzione che presiedo e, di riflesso, condizionare negativamente il dibattito politico e l’azione del governo”. Dopo una giornata di polemiche politiche, il presidente del Cnel Renato Brunetta annuncia la revocacon effetto immediato” del provvedimento dell’Ufficio di presidenza – rivelato giovedì dal quotidiano Domani – con cui si era aumentato lo stipendio da 250mila a 311mila euro annui, sfruttando la sentenza della Consulta che ha luglio ha dichiarato incostituzionale il tetto alle retribuzioni pubbliche. L’ex ministro dice di aver preso la decisione “con senso di responsabilità e con l’intento di tutelare il prestigio del Cnel, preservando nel contempo un clima di rispetto e collaborazione tra tutte le componenti politiche, istituzionali e sociali”.

Decisiva per la marcia indietro, probabilmente, è stata l’“irritazione” di Giorgia Meloni fatta trapelare da Palazzo Chigi, in una velina – diffusa venerdì sera – secondo cui la premier ha definito la decisione “inopportuna“. Una dissociazione arrivata dopo ore di attacchi da parte delle opposizioni, che hanno battuto soprattutto sulla nota contrarietà di Brunetta al salario minimo a nove euro lordi l’ora: “Niente salario minimo, ma sono aumentati gli stipendi dei vertici Cnel e di Brunetta, i rimborsi a ministri e sottosegretari. Mentre crollano i salari reali e abbiamo tasse record. Presidente Meloni: a posto così?”, infieriva il presidente M5s Giuseppe Conte. Nicola Fratoianni di Avs ricordava come Brunetta fosse “lo stesso che si è duramente opposto al salario minimo di nove euro lordi l’ora: sono davvero senza vergogna alcuna”. affondava. Mentre il leader di Iv Matteo Renzi rivendicava: “Io volevo abolire il Cnel, Meloni invece lo ha riempito di soldi e ci ha messo alla guida il pensionato d’oro Renato Brunetta”.

Anche l’annunciata revoca della delibera, però, non ferma le polemiche. “Dopo articoli, proteste e le nostre denunce, Meloni e Brunetta corrono ai ripari imbarazzati per ritirare nuovi aumenti di stipendio ai vertici del Cnel”, commenta Conte. “Ora si potrebbe fare lo stesso con gli aumenti per ministri e sottosegretari. Una domanda: nel tempo libero potrebbero occuparsi per una volta degli stipendi dei comuni cittadini?”, attacca. Sulla stessa linea, per una volta, c’è Renzi: “Bene la revoca dell’aumento dello stipendio a Brunetta, assurdo che ci siano arrivati solo dopo le nostre proteste. Dovevamo davvero spiegare noi alla premier quanto fosse inopportuno aumentare i fondi al pensionato Brunetta e al carrozzone del Cnel mentre i pensionati soffrono, il ceto medio arranca e i giovani lasciano il Paese?”. Fa eco Nicola Fratoianni di Avs: “Il presidente del Cnel Brunetta annuncia di rinunciare all’aumento del suo stipendio. Ma se non ci fosse stata un’inchiesta giornalistica del Domani e le proteste delle opposizioni, sarebbe finita così?”, si chiede.

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